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 2024  settembre 09 Lunedì calendario

De Caro (Pd) per il sì a Fitto


Gemelli diversi della politica pugliese Antonio Decaro e Raffaele Fitto lo sembrano da decenni: moderati, pragmatici, mai sopra le righe. Al punto che sabato scorso a Bisceglie, nell’iniziativa Digithon, Decaro ha risposto per entrambi alle domande dell’intervistatrice. Ma ora c’è la partita della Commissione Ue.
Onorevole Decaro, eurodeputato pd, voterà Fitto come commissario europeo?
«Non sono io il titolare in commissione, c’è l’onorevole Topo. Io sono un sostituto».
In aula al Parlamento europeo però voterà.
«Lì si vota la squadra per intero».
Che fa sfugge?
«Assolutamente no. Fitto può essere un buon rappresentante per l’Italia, l’ho sempre detto. Siamo avversari e ci siamo scontrati in tante occasioni anche a livello locale in Puglia. Ma tutto si può dire di lui tranne che sia il prototipo del sovranista».
Elly Schlein non dice così, ma che bisogna vedere le deleghe. Perché?
«Bisogna vedere cosa vuole fare».
Cosa pensa che voglia fare?
«Se va lì per rappresentare l’Italia va bene. Se invece fa quello che dice Giorgia Meloni, no».
A cosa si riferisce?
«Lei ha detto che vuole essere cerniera tra i Popolari e i la destra più estrema. Allora se Fitto intende avere un ruolo politico che modifica il programma della von der Leyen a noi non va bene: loro non l’hanno votata, ma noi sì. Diciamo che Giorgia Meloni non gli ha fatto un favore a fare quella dichiarazione».
Perché?
«Ha fatto arrabbiare molti, anche Renew Europe».
La «voce» sul palco
È in giorni delicati, a un evento non poteva rispondere su tutto, a volte ho parlato io per lui
Lei lo conosce da anni al punto che in un evento ha interpretato anche il suo ruolo sabato. Com’è andata?
«Fitto è in attesa dell’interrogazione in commissione Ue, in vista della nomina. È un momento delicato. Non poteva rispondere su tutte le questioni. E a volte quando ci facevano una domanda io facevo due parti in commedia: la mia e la sua. Tanto lo conosco da vent’anni».
Qual è la prima immagine che conserva di lui?
«Lui, ragazzo, al funerale di suo padre, morto in un tragico incidente stradale, mentre era presidente della Regione Puglia: un moderato, molto benvoluto, che mi dicono fosse più empatico di lui che è un po’ più freddino».
La lite più grande?
«Quando ero presidente dell’Anci, per i fondi Pnrr. Quando hanno spostato 13 dei 40 miliardi destinati ai Comuni a disposizione del Repower delle aziende dello Stato. Lui disse che sarebbero stati sostituiti con altri fondi per la coesione».
Com’è finita?
«Abbiamo trovato una soluzione con altre risorse statali».
Schlein dice che sostituirlo è un danno per la gestione del Pnrr. Non era inadeguata?
«Sostituirlo con un altro ministro è un conto. Se invece le competenze vengono spacchettate e distribuite per i vari ministeri significa ricominciare daccapo. Il danno sarebbe enorme».
Renzi ha detto ai suoi partner di Renew che Fitto è bravo e non votarlo sarebbe un pregiudizio antitaliano. Crede che per dispetto a Meloni anche parlamentari italiani affosserebbero il nostro candidato?
«Il punto è come interpreterà il suo ruolo: le scelte che vorrà fare sui fondi di coesione, sulla transizione ecologica, sulla diseguaglianza di genere. Ecco perché è importante capire le deleghe e ascoltare il suo programma».
Ma insomma, lei come crede che sarà da commissario e possibile vicepresidente Ue?
«Fitto è tra i più moderati nel governo. È un democristiano. Credo che se riceverà delle deleghe importanti sarà un bene per l’Italia».