Il Messaggero, 8 settembre 2024
Il femminicisio di Pesaro
Voci terrorizzate di fanciulli e ragazzini che chiedono aiuto nel cuore della notte. Sotto i loro occhi, il padre ha sferrato colpi con un coltello a serramanico all’addome della moglie, dopo una lite furibonda, lasciandola in fin di vita. Mentre intorno tutto tace, le loro grida sono raggelanti: in quei frangenti stavano tentando disperatamente di soccorrere la madre.
Non è la prima volta che in quella casa di Colli al Metauro, in provincia di Pesaro Urbino, risuonano grida di paura e richieste di aiuto. I vicini l’altra notte verso le due non hanno indugiato chiamando subito i carabinieri. Dalla strada hanno visto il maggiore dei tre figli della coppia, 14 anni, uscire dall’abitazione e allertare i soccorsi. In casa erano rimasti la sorella tredicenne e il più piccolo, 6 anni, che fra qualche giorno inizierà la prima elementare. La donna, Ana Cristina Duarte Correia, brasiliana, 38 anni compiuti lo scorso marzo, era stesa a terra vittima dei fendenti e perdeva molto sangue. La figlia ha tentato di tamponarle le ferite fino all’arrivo dei mezzi di soccorso. Nella casa di via Papa Celestino V al civico 4 nel borgo di Saltara, la donna ancora viva viene caricata in ambulanza e poi affidata al personale dell’elisoccorso: è in condizioni gravissime. Trasportata all’ospedale Torrette di Ancona muore poco dopo.
Ezio Di Levrano, 54 anni, autista di pullman originario di Brindisi, abbandona il coltello e scappa: non si allontana troppo perché raggiunge il campetto da calcio a 50 metri dalla sua abitazione e si nasconde tra i cespugli. È buio pesto. Arrivano diversi equipaggi dei carabinieri, l’aliquota radiomobile e quella operativa, uomini dalla caserma di Saltara, di Pesaro e di Fano. Cinturano la zona per evitare la fuga dell’autista ma il cane di famiglia segue le tracce del padrone e lo scova portandosi dietro i militari. Alla vista dei carabinieri Di Levrano si inginocchia davanti al cancello del campetto, incrocia le braccia sulla schiena e si offre alle manette. Viene così arrestato, portato nella caserma di Saltara e poi rinchiuso nel carcere pesarese di Villa Fastiggi. Con la morte della moglie l’accusa formulata a suo carico diventa omicidio volontario aggravato. Roba da ergastolo. Ora è in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto che il Gip di Pesaro ha fissato per domani mattina alle 11. Nel frattempo i tre ragazzi vengono ospitati dai vicini di casa, in via Trieste 9. Sono traumatizzati, non una sola lacrima dai loro occhi pietrificati. Il più piccolo, seduto sul divano, continua a ripetere: «Cinque coltellate, cinque coltellate, cinque coltellate». Lui ha visto tutto e le ha contate.Una storia di violenze che ha radici lontane nel tempo. Ma che lo scorso 2 settembre è diventata realtà conosciuta perché Ezio Di Levrano, quel giorno, ha denunciato ai carabinieri la scomparsa di sua moglie accusandola di abbandono del tetto coniugale: svanita senza lasciare traccia. I militari di Colli al Metauro (che conoscono l’autista perché già arrestato nel 2004 dalla polizia per reati legati alla droga) hanno contattato subito la giovane donna che ha risposto al telefono accettando poi di recarsi in caserma a Saltara per raccontare la sua versione dei fatti: violenze e maltrattamenti spesso avvenuti davanti ai loro tre figli, un inferno descritto tra le lacrime ma anche la volontà ferrea di non denunciare il coniuge. Intuendo la motivazione del rifiuto gli stessi militari hanno informato la procura di Pesaro di quanto era accaduto e il Tribunale ha subito attivato la procedura urgente del codice rosso. Due o tre giorni dopo, dalla casa della famiglia che si trova a due passi dalla scuola media frequentata dai due ragazzi più grandi, si è alzata la voce della donna che chiedeva aiuto mentre si percepiva chiaramente il pianto dei ragazzi. Anche in quel caso i vicini di casa hanno chiesto l’intervento dei carabinieri. Alla 38enne, che continuava a non voler presentare denuncia contro il marito è stato suggerito di non rientrare nell’abitazione: ma dove sia andata la donna e se effettivamente per qualche giorno si sia allontanata da casa, non è ancora chiaro. Nella notte tra venerdì e sabato è rientrata nella sua abitazione, senza avvisare le forze dell’ordine. Di Levrano l’ha trovata in casa, sapeva che la moglie aveva raccontato tutto ai carabinieri e probabilmente per questo si è scatenato il litigio violento culminato nell’aggressione fatale a colpi di coltello.Ieri i carabinieri, guidati dal sostituto procuratore Irene Lilliu, hanno effettuato le verifiche all’interno dell’abitazione, repertando materiali e rilevando elementi definiti utili per le indagini. Sia la casa che l’arma sono ora sotto sequestro. Ieri mattina nel giardino dell’abitazione restava parcheggiata la Peugeot di Di Levrano, panni di bambini stesi al sole e un monopattino accanto a una scopa. I sigilli sul portone d’accesso. In quella casa la famiglia era arrivata in primavera, dopo aver vissuto per alcuni mesi a Calcinelli, insieme ai nonni paterni dei ragazzi. Quegli stessi nonni, due 80enni, che nel cuore della notte sono arrivati a Saltara per portare via i tre nipoti.