Il Messaggero, 8 settembre 2024
Giuli star a Venezia, i primi passi
È una star tra le star al festival del cinema di Venezia. Alessandro Giuli sorride molto e si sbilancia poco. Prende i complimenti («Caro Ale, non potevi che essere tu il nuovo ministro, eri il predestinato», gli dice gente di sinistra, di centro, di destra, tra sincerità e ruffianeria) e lui non si scompone. E a chi gli chiede che cosa farà (più cinema per tutti? Più soldi alla cultura già nella legge di bilancio? Rifare l’immagine a Pompei che comunque non l’ha persa, e resta pur sempre il luogo in cui perse la vita Plinio il Vecchio piuttosto che la città natale di Maria Rosaria Boccia?), lui risponde: «Tempo al tempo. Fatemi almeno mettere piede al Collegio Romano, e fatemi fare un’idea. Perché sparare annunci a vanvera adesso?».Ha comunque ben chiaro un concetto Giuli. Ed è il seguente, come spiega agli amici: questa destra meloniana, se vuole costruire un nuovo edificio culturale o almeno distinguersi per creatività, per farlo deve prendere i mattoni dappertutto («Le migliori energie intellettuali del Paese») e farlo anche al di fuori del proprio ambito politico in uno spirito di coraggio e libertà. «Io sono un gobettiano», ripete Giuli ed è un suo classico mantra. Ossia è per la rivoluzione liberale ma anche libertaria.Si è visto questo suo tratto da presidente del Maxxi. E guarda caso, dal lido Venezia dove si trova per la premiazione dei film ai palazzi della sinistra politica e ai salotti dell’intellighenzia (spesso soltanto presunta) schierata a sinistra, arrivano per lo più elogi e incitazioni per il nuovo ministro (con Sangiuliano furono solo fischi preventivi). Ecco, perfettamente in linea con il Giuli pensiero, sarà un «approccio inclusivo» quello che lui è deciso ad adottare sia nella gestione del ministero, dove comunque la riorganizzazione dei vertici voluta dal predecessore (con quattro direttori dei nuovi dipartimenti trasversali, e anche troppo trasversali) non verrà smantellata, sia nel rapporto con tutte le competenze della cultura e dello spettacolo. Un milieu ad alta suscettibilità, nel quale Giuli ha tutti gli strumenti della mediazione e della prudenza necessari per muoversi.Combattere la lentezza operativa, dare impulso alla riorganizzazione del sistema, appesantita da troppa burocrazia, sovrapposizioni di competenze e scarso senso pratico. Questo è il compito che si dà il nuovo ministro. Spingere sull’acceleratore significa, per esempio, rendere operativa e non più oggetto di freni e attacchi la legge sul cinema. Quella su cui ieri sera, dal palco di Venezia si è scagliato Nanni Moretti: «Legge pessima, siate più reattivi», ha detto il registra invitando il mondo del cinema alla mobilitazione (girotondo?). Bell’accoglienza per il neoministro, seduto in platea. Ma Giuli è inseguito anche dai ragionamenti sul G7 della cultura sarà una vetrina (probabile la rinuncia alla tappa a Pompei, il 20 settembre, e le brutte condizioni meteo aiutano ma Giuli prenderà la decisione nelle prossime ore), ma intanto, da lunedì nel suo ufficio al Collegio Romano, il ministro si applicherà alla struttura del dicastero. Ne ha parlato un po’ anche ieri mattina al telefono con Sangiuliano. Ovvero chi tenere e chi no nel gabinetto del ministro, nello staff, nei ruoli apicali? Nominare un sottosegretario nuovo, oppure no, al posto di Sgarbi? Problemi da hard power, che impegneranno – lui spera non troppo a lungo – il Divo Alessandro.L’INNOVAZIONEQuanto al soft power, è essenziale per capire i programmi quel che è accaduto a fine agosto al convegno del Soft Power Club, organizzato da Francesco Rutelli, buon amico di Giuli, alla Fondazione Cini di Venezia. Lì, Giuli ha presentato – in un panel coordinato da Luigi Gianniti – il progetto che, da ministro, il 3 ottobre illustrerà al Maxxi: ovvero l’interazione virtuale tra il Vittoriale e il museo romano di via Reni, da dove si potrà entrare stando mille chilometri lontani nel mausoleo di D’Annunzio tramite gli strumenti della “realtà immersiva”. Ecco, la scommessa di Giuli è anche quella sull’uso delle tecnologie applicato all’espansione del patrimonio culturale e dell’offerta museale. «L’idea che ci spinge – è la convinzione del neo-ministro – è quella del viaggio della cultura italiana nel mondo, un viaggio che le nuove tecnologie potranno amplificare e rendere replicabile».Tra le prime nomine, ci sarà proprio quella del Maxxi. C’è chi si aspetta da Giuli il colpaccio, ossia un grande direttore italiano di musei all’estero che torna in patria. Ma pure qui, Giuli – a dispetto della girandola di nomi – vuole pensarci bene, anche se questa è l’istituzione culturale che conosce meglio nella città che conosce di più. In ogni caso, Roma non potrà che essere centrale nelle sue politiche e il mega palcoscenico dell’Anno Santo riguarderà in pieno il ministro della Cultura. Al punto che c’è chi dice – ma non è troppo presto? – che il Giubileo potrebbe essere, per Giuli, il trampolino per fare il sindaco. Ma lui nei panni di Veltroni (dal ministero al Campidoglio) o addirittura in quelli di Giulio Carlo Argan (dalla cultura al Campidoglio) ancora non ci si vede.