Libero, 8 settembre 2024
Intervista alla 23esima persona più vecchia d’Italia
Tonia Franchini ha 110 anni e un’energia inesauribile, il sorriso contagioso, una gran chiacchiera e i modi gentili («Avete offerto un caffè al signore? E i biscotti?»). Ricorda il passato – è sopravvissuta a due Guerre Mondiali e due pandemie, evitando sia l’influenza Spagnola del 1918 che il Covid – con grande lucidità citando nomi, date e dettagli, ma è aggiornatissima anche sull’attualità e soprattutto sui fatti di cronaca nera («Che tragedia quel ragazzo che ha ucciso tutta la famiglia»). Tonia si racconta con semplicità («Sì, è vero, a 110 anni non ho mai visto il mare») e ironia, mentre stringe tra le mani un grosso rosario che non molla per nessun motivo. «Il segreto per arrivare alla mia età? Semplice, è pregare, pregare e pregare».
Signora Tonia Franchini, sa che con i suoi 110 anni e 51 giorni è la 23esima persona più anziana d’Italia?
«Sì, e sono la prima tra i bergamaschi!».
Come ha festeggiato, a luglio, l’ultimo compleanno?
«Sono venuti tutti qui, il sindaco, il dottore, il parroco. E c’era anche la banda. Mi sono divertita, mi piace la musica e mi piace cantare».
Lo fa spesso?
«Quel mazzolin di fioriii, che vien dalla montaaaagna... La so tutta».
Urca che brava. Quel rosario che ha al braccio, invece, lo tiene sempre con se?
«Siamo inseparabili, è comodo perchè ha i grani grossi. Sono cattolica io, eh! Prego tutti i giorni mattina e sera e al pomeriggio recito il rosario: dieci Ave Maria e un Padre Nostro per cinque volte. Ogni mese, poi, viene don Guido, il parroco, per farmi fare la comunione».
Come mai questo sguardo perplesso?
«Vorrei venisse più spesso. È molto moderno: ai miei tempi i preti non andavano a sciare e in piscina. Vabbè... Scusi, posso farle sentire un’altra cosa?».
Prego.
«Io sono a letto, Gesù è in croce. Io sono distesa, Gesù è inchiodato. Io sono coperta, Gesù è nudo. Io sto per dormire, Gesù sta per morire».
È un’orazione?
«Una specie di filastrocca che adoro e ripeto sempre. Dovrebbe impararla».
Preghiere a parte, come è la sua giornata tipo? La tv la guarda?
«La ascolto, perché ormai non ci vedo quasi più».
Programmi preferiti?
«I giochi con i pacchi e i telegiornali. E poi quello delle persone scomparse, come si chiama?»
“Chi l’ha visto?”. È appassionata di cronaca nera?
«Sì. Lei ha sentito di quel ragazzo che ha ucciso la mamma, il papà e il fratellino? Che tragedia. E la ragazza bergamasca ammazzata di notte, Sharon? Andare in giro da soli è sempre più pericoloso».
È aggiornatissima! Tonia, torniamo ai suoi 110 anni: tutti si chiedono quale sia il segreto per arrivarci e per essere così in forma.
«Non ho mai litigato con nessuno, ho pregato tanto e non mi sono mai abbattuta».
L’alimentazione?
«Mangio di tutto, ma niente alcolici. Il piatto preferito sono le cannelle, una specie di gnocchi francesi lunghi senza patate. Ultimamente però mi bastano delle minestrine: cinque cucchiai a pranzo e cinque alla sera».
Esce ancora in paese?
«Poco, perché non cammino. Però vengono a trovarmi tantissime persone e tutti i parenti: ho 5 nipoti e 11 pronipoti. Questa casa è il punto di ritrovo: abito qui da 60 anni, ora con mio genero Umberto».
Allora facciamo un salto indietro nel tempo. All’inizio del secolo scorso.
«Nasco a Sant’Omobono Terme il 19 luglio 1914».
Tonia è il diminutivo di...
«Antonietta. Papà Antonio fa il muratore e gli salvo la vita, mamma Maria la casalinga».
Scusi, in che senso salva suo padre?
«Sono la quarta figlia e questo gli permette di non arruolarsi e non andare in guerra».
In quanti siete tra fratelli e sorelle?
«Sei e tutte femmine: Anna, la prima, del 1906, poi Gina del 1909, Maria del 1912, io del 1914, Giuseppina (che è morta a 104 anni ndr) del 1918 e Camilla, l’ultima, del 1922».
Una famiglia di sole donne.
«Vuole sapere il perché?».
Certo.
«Papà da giovane si parlava con una signorina».
In che senso si parlava?
«Era fidanzato, ai tempi dicevamo così. Quando l’ha lasciata, la mamma della ex gli ha detto: “La pagherai e la tua razza finirà, non potrai più portare avanti il cognome”».
Una specie di maledizione.
«Pròpe, proprio».
Si è avverata?
«Tra una figlia e l’altra, i miei hanno avuto anche quattro maschi. Tutti morti dopo poco il parto. Tutti».
Da brividi. Tonia, da bambina lei invece come è?
«Sempre allegra e di buon umore».
Che scuole frequenta?
«Prima, seconda e terza elementare in paese. Per entrare in classe bisogna fare il segno della croce e la maestra Leona è molto severa, ci punisce con la bacchetta: pum sulle mani».
Dopo le scuole che fa?
«A 14 anni ’ndó a laurà, vado a lavorare, in uno stabilimento di seta. E resto lì finchè conosco Giuseppe».
Chi è?
«Un ragazzo originario di qui, Sant’Imbù, Sant’Omobono, che fa il muratore in Francia ed è tornato per un mese a casa. Lo vedo in chiesa, a Messa».
Come è?
«Bellissimo. Ci scriviamo lettere e dopo un anno senza parlarci decidiamo di sposarci e torna qui per il matrimonio».
Giorno indimenticabile?
«Sì. È inverno, io non ho l’abito bianco ma un completo elegante scuro. Finita la messa andiamo tutti in paese, a piedi, a mangiare in osteria. Poi la partenza per la Francia, in treno».
È il 1936 e lei ha 22 anni: dove andate a vivere?
«A Montbrison, nella Loira. Dopo un anno, il 5 luglio 1937, nasce Yvette, ma...».
Che succede?
«A 18 mesi, mentre io sto preparando una camomilla, si appoggia a una lampada a petrolio e se la rovescia addosso: il vestitino si incendia e muore carbonizzata. Una tragedia immensa. A distanza di 60 anni però sa cosa è capitato?».
Cosa?
«Ad agosto 1997 doveva nascere Elisa, la mia pronipote. Ma sentivo che sarebbe successo qualcosa prima, ripetevo che sarebbe arrivata a luglio. E così è stato: è venuta al mondo proprio il 5 luglio. Un segno del destino».
Torniamo a lei. Altri figli?
«Dopo quattro anni nascono due gemelle e una delle due la chiamo Yvette, l’altra Giuseppina: sono morte a 81 e 82 anni».
Nel giro di poco tempo scoppia la Seconda Guerra Mondiale.
«Arrivano le corriere, le famiglie con figli piccoli come la nostra vengono caricate e portate in montagna, lontano dalle bombe e dai pericoli. Restiamo nascosti finche le cose non si ristabilizzano e poi torniamo in città».
In tutto, quanto tempo resta in Francia?
«Quasi venticinque anni, la mia vita è là, capisco perfettamente la lingua e la parlo abbastanza bene: ricordo ancora adesso delle frasi. Ma improvvisamente, purtroppo, mio marito si ammala».
Non c’è niente da fare?
«Vado da sola a parlare con il medico, il quale mi dice che non ci sono speranze. Giuseppe vuole morire in Italia e torniamo a Sant’Omobono: dopo tre mesi, a soli 49 anni, se ne va».
Lei resta sola con due figlie ventenni.
«Vado a lavorare in trattoria come cameriera per arrotondare la pensione di mio marito. E rifiuto tutti i pretendenti».
Cioè?
«Sono una vedova di 50 anni e si fanno avanti molti uomini, uno mi propone anche di sposarlo. Rispondo di no: “Mi mantengo da sola, non ho bisogna di nessuno. Giuseppe non lo tradirò mai”».
E da allora resta sempre qui a Sant’Omobono?
«A parte un viaggio a Lourdes e qualche gita a visitare santuari in zona».
Scusi la curiosità: quindi non ha mai preso l’aereo?
«Mai. E non ho nemmeno mai visto il mare».
Davvero?
«Dal vivo no, solo in tv. Ma sinceramente non mi attira».
Altri posti che non ha mai visto a 110 anni?
«L’ospedale».
Scherza, vero?
«Ho partorito in casa e ci sono stata di passaggio solo tre giorni qualche anno fa per una pancreatite. Pensavano di ricoverarmi a lungo, invece sono tornata subito».
Tonia, ultime domande veloci. 1) Paura della morte?
«Go mia pura de mor, non ho paura di morire. E non ci penso. Avrei preferito morire io al posto delle mie tre figlie».
2) Cosa pensa dei giovani di oggi?
«Non si sposano più e questo non mi piace. Temono di non andare d’accordo e di doversi separare, che costa un sacco di palanche».
3) Si sta meglio adesso o 100 anni fa?
«Meglio allora, meno stress. Mi piacerebbe tornare indietro come ‘ na olta, come una volta».
4) L’invenzione che più l’ha colpita da quando è nata?
«La televisione».
5) Tonia, ma a 110 anni ha ancora un sogno?
«Mi piacerebbe avere quel telefono piccolo, quello che registra, fa le fotografie e fa sentire la musica».
Il cellulare?
«Ecco, bravo. L’ultima domanda, però, posso fargliela io?».
Prego.
«Io sono a letto...». ...Gesù è in croce. «Io sono distesa...».
...Gesù è inchiodato.
«Io sono coperta...».
...Gesù è nudo.
«Io sto per dormire...».
...Gesù sta per morire.
«L’ha già imparata, bravissimo! Sono contenta di averle insegnato qualcosa: non la dimentichi mai».