Libero, 8 settembre 2024
Intervista al ministro Valditara sulla scuola
Domani milioni di studenti torneranno a varcare i portoni dei loro istituti per l’inizio del nuovo anno scolastico. Tra le solite – e spesso strumentali – polemiche della sinistra e le numerose novità che entreranno in vigore, abbiamo fatto il punto della situazione con il ministro all’Istruzione e Merito, Giuseppe Valditara.
Ministro, proprio ieri ha firmato il decreto che contiene le linee guida della nuova Educazione Civica. Una riforma sulla quale il centrodestra punta molto. Cosa cambierà?
«Da un lato ci sono le 33 ore annuali che riguarderanno le educazioni. Dall’altro la riforma contiene alcuni principi di derivazione costituzionale, che serviranno per caratterizzare tutto il curriculum scolastico».
Cosa potranno fare gli insegnanti in queste ore di Educazione Civica?
«Potranno proporre attività che sviluppino conoscenze e abilità relative all’educazione alla cittadinanza, all’educazione alla salute e al benessere psicofisico e al contrasto delle dipendenze, all’educazione ambientale, all’educazione finanziaria, all’educazione stradale, all’educazione digitale e all’educazione al rispetto».
Torniamo ai principi che animano la riforma dell’Educazione civica e che dovranno caratterizzare tutti i curricola...
«Sono principi contenuti nella nostra Costituzione, partono dal concetto di centralità della persona e mettono in evidenza i diritti ma anche i doveri degli studenti/cittadini. Al posto della responsabilità sociale abbiamo introdotto il concetto di responsabilità individuale, in una logica che è moderna e autenticamente liberale. Poi c’è il tema della libertà, che è uno dei pilastri fondamentali della nostra Costituzione, e del rispetto verso ogni individuo. Tra i principi della riforma c’è il tema del lavoro e l’importanza di insegnarne il valore fin dalle elementari».
Perdoni la battuta, non è che l’accuseranno di voler far lavorare i minori?
«Ovviamente non è così. Io parlo di valorizzare questo diritto/dovere, di far capire la bellezza del lavoro, la sua importanza. Perché se da una parte la scuola è finalizzata a rendere gli studenti liberi da qualsiasi condizionamento, a farli maturare come futuri cittadini consapevoli, dall’altro deve servire a stimolare lo studente all’impegno anche in vista dei futuri sviluppi lavorativi, che significa impegnarsi per la propria realizzazione personale. Si legge anche in quest’ottica un altro grande tema della riforma: la valorizzazione dell’iniziativa economica privata. La lotta alla povertà e la crescita del benessere passano innanzitutto attraverso lo sviluppo economico».
Un bel salto, soprattutto se si considera che le ultime linee guida erano state quelle del ministro Azzolina che puntava alla decrescita felice e all’ambientalismo spinto…
«Sull’ambiente posso dire che è un tema importante, ma non deve essere ideologizzato, e prima di tutto viene la persona. Così come è importante la tutela dei beni pubblici, che io ho declinato nella mia azione di governo con lo slogan “chi rompe paga”, o come la valorizzazione della proprietà privata che viene garantita sia dalla Costituzione (art. 42) sia dalla “Costituzione” Ue (art. 17) che colloca la proprietà privata tra gli elementi della libertà individuale».
Ministro, nelle Linee guida per la prima volta vi è un riferimento forte al tema dell’appartenenza ad una comunità, locale e nazionale, e quindi al concetto di Patria. In cosa consiste?
«La Patria come valore entra nell’educazione civica, ma attenzione, questo non ha nulla a che vedere con il nazionalismo. Riprendo la lezione dei Costituenti che sottolinearono l’importanza della Patria come momento unificante di tutti gli italiani. È la lezione di un grande presidente della Repubblica come Carlo Azeglio Ciampi: il patriottismo costituzionale è uno dei grandi temi delle democrazie moderne. Per integrare realmente gli stranieri, si deve favorire la loro conoscenza dei nostri valori, della nostra cultura, della nostra storia, dei principi fondamentali della nostra Costituzione. Solo così potremo avere nuovi cittadini maturi e consapevoli».
A proposito, quest’anno partirà anche l’insegnamento potenziato dell’italiano. Come funziona?
«All’atto dell’iscrizione, le scuole dovranno valutare il grado di conoscenza della lingua italiana da parte degli studenti. Quelli che non la conoscono adeguatamente dovranno obbligatoriamente frequentare corsi pomeridiani di potenziamento. Già da quest’anno, poi, andremo a formare docenti di italiano (che saranno assunti dal prossimo anno scolastico) specializzati nell’insegnamento agli stranieri. Gli studenti seguiranno regolarmente le lezioni con i compagni, per chi non conosce la nostra lingua i corsi di italiano saranno tenuti da docenti specificamente formati».
Il tema della conoscenza dell’italiano ha a che fare con la dispersione scolastica?
«Sì. I dati ci dicono che la dispersione tra gli studenti stranieri è superiore al 30% e che ancora in terza media vi è un gap di conoscenza della nostra lingua rispetto agli studenti italiani del 20%, cioè è come se lo studente straniero avesse un anno scolastico in meno rispetto al suo compagno italiano».
L’anno scolastico che inizia domani rappresenta una vera e propria rivoluzione. Oltre a quelle già citate, ci saranno un sacco di altre novità. Ce le può riassumere?
«C’è la riforma degli istituti tecnico-professionali, avvieremo Agenda Nord, che affiancherà Agenda Sud già operante dallo scorso anno, con azioni mirate e risorse aggiuntive per contrastare la crescente dispersione scolastica nelle scuole delle periferie delle grandi città del Nord e del Centro Italia, una serie di riforme sull’insegnamento di sostegno, arriverà presto anche la riforma del voto di condotta e quella dei giudizi alle elementari, che sostituiscono valutazioni incomprensibili ai genitori e agli studenti. Poi cambieranno anche le sospensioni: lo studente bullo, per esempio, farà più scuola e non meno scuola e nei casi più gravi scatterà l’obbligo di attività di cittadinanza solidale, il che significa essere impegnati in attività di volontariato in un ospedale o in una mensa per anziani. Ancora: abbiamo introdotto l’assicurazione per gli infortuni sia per i docenti sia per gli studenti e anche questo è un forte segnale di attenzione verso il mondo della scuola. Così come ci sarà il nuovo contratto che porterà nelle buste paga dei docenti aumenti medi di 160 euro al mese. Infine partiamo da inizio anno con le figure del tutor e del docente orientatore».
Spiegarle tutte nel dettaglio sarebbe complicato. Ce ne approfondisce una che le sta particolarmente a cuore?
«Direi quella degli insegnanti di sostegno. Anche qui siamo di fronte a una rivoluzione. Per la prima volta verrà privilegiata la continuità didattica. In sostanza alla fine di questo anno scolastico le famiglie potranno chiedere che l’insegnante di sostegno venga confermato qualora vi sia stata una didattica efficace a favore del figlio con disabilità. Stiamo anche specializzando 85mila insegnanti di sostegno, premessa fondamentale per poterli assumere».
Restiamo sugli insegnati. Da giorni è ripartita la litania della sinistra sulle cattedre vuote. A che punto siamo?
«Due settimane fa ho fatto una riunione con tutti i direttori degli uffici scolastici regionali per avere la garanzia che all’inizio delle lezioni tutte le cattedre fossero coperte. Mi hanno assicurato questo e devo dire che dalle verifiche e dai controlli che stiamo facendo non dovremmo avere problemi».
La sinistra però attacca…
«È il solito allarmismo delle opposizioni che dicono “no” su tutto. Prendiamo ad esempio lo scontro politico sulla riforma dell’istruzione tecnico professionale, che è innanzitutto uno scontro culturale. È veramente incredibile. Dopo il G7 dell’Istruzione ho ricevuto i complimenti fra gli altri del ministro tedesco (socialdemocratico) e di quello Usa (democratico) che hanno apprezzato la centralità emersa nel documento finale del rapporto tra il mondo delle imprese e quello della formazione».
E invece qui in Italia...
«La sinistra è ferma a Gramsci che aveva una concezione unitaria del percorso scolastico ampiamente superata dai tempi. Gramsci è stato un grande intellettuale, ma è stato anche marxista e comunista. La stessa cosa si potrebbe dire di Gentile che aveva una concezione di scuola elitaria, piramidale, dove in cima c’era l’istruzione classica, che svalutava la formazione tecnico professionale».
Si diceva della Cgil…
«È ancora ferma nel demonizzare il rapporto con l’impresa, parla ancora di sfruttamento. È davvero una sinistra deludente, che non ha proposte serie».
Come sul precariato… tante parole e pochi fatti, no?
«Io ho posto il tema di risolvere strutturalmente il precariato, cosa che nessun governo precedente ha fatto. Su questo ho riscontrato interesse da parte di molti sindacati ad eccezione della Cgil e del Pd. Da loro c’è sempre questa ostilità preconcetta, pregiudiziale, ideologica, veramente strumentale. E si lamentano… loro che non hanno fatto nulla per risolvere i problemi».