La Stampa, 8 settembre 2024
Mr Robe di Kappa Paolo Boglione Marco Boglione si racconta
Marco Boglione, nato 68 anni fa a Torino, ha fondato BasicNet (Robe di Kappa, K-Way, Jesus, Superga, Briko e Sebago).
Marco perché sei sceso dalla cabina di comando a sessant’anni? «Perché un’azienda innovativa ha bisogno di continuo aggiornamento, di stare al passo con le innovazioni. Ho fatto gli esami. Sai qual è il mio tempo di reazione? 0,40. Il medico mi ha fatto i complimenti: “Alla sua età è davvero notevole”. Gli ho chiesto: qual è il tempo di reazione di un ventenne? Mi ha risposto: 0,10. Capito?». Perché questo mito della velocità? «Un manager deve essere veloce perché deve controllare contemporaneamente molti cambiamenti. È come un top gun che ha di fronte il cockpit del suo aereo da combattimento». E l’esperienza non conta? «L’esperienza è importantissima e indispensabile a supporto dei top gun. Per questo nella cabina di comando della mia azienda oggi ci sono tutti manager sotto i 50 anni. Mentalmente non sono mai uscito completamente ma non metto più le mani sul volante».
L’isola di BoglioneMarco Boglione, 68 anni, parla da Culuccia, la sua isola privata al largo della Sardegna: «Questa mattina ci siamo svegliati alle 5 per vendemmiare. Coltiviamo un vitigno autoctono. Abbiamo mucche, asini». Hai fatto molti soldi nella vita. Perché comperarsi un’isola e non un superyacht? «Perché l’isola è terra, resta, è un luogo dove puoi provare a realizzare il tuo modello. È più concreta di tante cose che avrei potuto comperare con la mia ricchezza».
Oggi la sua azienda, BasicNet ha più di mille dipendenti e possiede tra gli altri i marchi Robe di Kappa, K-Way, Jesus, Superga, Sebago e Briko. Nel 2023 ha fatturato quasi 400 milioni di euro e ha realizzato utili per 24 milioni. Un impero costruito in 41 anni, da quando il ventisettenne Boglione fonda la Football sport merchandise: magliette con i simboli delle squadre di calcio.
La scuole e i primi computerQuando hai scoperto la tua vocazione di imprenditore? «A scuola. Ero in collegio a Paderno del Grappa, dai Fratelli delle scuole cristiane». Da Torino a Paderno, nell’altro Nord. Perché? «A Torino non andavo bene a scuola. Durante le vacanze ho conosciuto un collegio gestito dai Fratelli delle scuole cristiane. Ho detto a mio padre “Mandami da loro”». E ha funzionato? «Ha funzionato benissimo perché ho incontrato fratel Roberto Sitia, una persona fondamentale per me. Insegnava fisica e già a metà degli anni Settanta portava in classe le prime riviste di informatica con le fotografie dei personal computer. Un mondo nuovo e affascinante». Che ti è rimasto addosso se hai acquistato il primo personal computer della Apple: «Sì l’Apple1, l’ho messo nella mia collezione». Al Filippin, il collegio di Paderno del Grappa, il giovane Boglione scopre che si può guadagnare qualcosa con la sua prima passione: la fotografia. «Ero abbastanza bravo. Scattavo i ritratti dei miei compagni, loro li mandavano a casa e mi pagavano. Così in due o tre anni ho messo su un discreto gruzzolo, quasi due milioni di lire di allora».
L’incontro con Maurizio VitaleIl secondo incontro della vita è in una stanza con i letti a castello, di quelle tipiche delle case di montagna, a Sestriere. «Ero appena tornato a studiare a Torino, al Politecnico. Mi sentivo di nuovo una persona piatta, senza entusiasmi. Quel fine settimana eravamo andati a sciare in quattro. Uno di noi nella stanza era Maurizio Vitale. Una persona geniale che aveva già creato marchi come Jesus e Robe di Kappa. Mi chiede di che cosa mi interesso. Computer e fotografia rispondo. Già allora smanettavo come un nerd. E che scuola frequenti? Il Politecnico. Ma sei scemo? Domani vieni a lavorare con me».
Marco Boglione nel 1978 accanto a Giampiero Boniperti per il lancio della maglia della Juventus Il Maglificio calzificio torinese di Vitale è un pozzo di creatività. Robe di Kappa è il primo sponsor della Juventus, i jeans Jesus sono fatti apposta per scandalizzare: “Chi mi ama mi segua”. Vitale abbandona la società a quarantenne quando l’Aids sta vincendo la lotta contro di lui. Morirà a 41 anni. Boglione segue il suo consiglio: «Non rimanere al Maglificio. Tu non sei un manager, sei un imprenditore». Abbandonato il vecchio lavoro, Boglione vive delle sue idee: «Non avevo una lira ma tanta creatività». Ottiene prestiti e fa nascere Mototaxi, a metà degli anni Ottanta, quarant’anni prima dei rider. E poi mette in piedi un’azienda di vendite di corrispondenza. Un piccolo impero basato sui computer che ordinano e spediscono a casa dei clienti finali. «Quando c’è stata la possibilità di acquistare il Maglificio torinese, l’ho fatto. E così, nel ’95, è nata BasicNet». La società gestisce i marchi, progetta i nuovi prodotti e concede le licenze per la produzione e la distribuzione in tutte le parti del mondo. Nel 2023 il valore complessivo delle vendite di tutti i licenziatari superava il miliardo di euro.
Per più di vent’anni Boglione è stato al volante, a guidare la società e i suoi brand. Poi, nella seconda metà degli anni Dieci ha lasciato il cockpit al figlio e alla generazione de quarantenni. Mai avuto la tentazione di tornare al comando? «Non solo ho avuto la tentazione ma l’ho fatto. Durante i mesi del Covid. In quei giorni noi vecchi siamo tornati al volante e abbiamo adattato la società ai limiti logistici imposti dalla pandemia. L’abbiamo trasformata come un camaleonte». Giorni difficili: «Abbiamo un rapporto strettissimo con la Cina, un Paese con il quale lavoriamo molto. Per questo la pandemia l’abbiamo vista arrivar prima. Gli allarmi sanitari sono arrivati dai nostri collaboratori laggiù. Abbiamo temuto per la loro salute prima che per la nostra».
I giorni difficili del CovidPoi, finita l’emergenza, hai lasciato nuovamente il volante. Anche perché non mi pare che tu abbia particolari preoccupazioni economiche… «Diciamo che mi posso considerare soddisfatto. Non sono più assatanato, non penso più alle mie entrate mensili. Mi preoccupo solo di avere il necessario per le mie due famiglie: quattro figli, una ex moglie, una moglie e cinque nipoti. Devo dire che, a questo punto della vita, mi è venuta voglia di ridurre i miei consumi, di adottare uno stile di vita più sobrio». L’obiezione è inevitabile: facile fare san Francesco su un’isola di proprietà… «Certo ma il mio non è il ripudio della ricchezza. La ricchezza è necessaria, la definirei un male necessario. Il problema è come la fai. Con l’economia reale, con i prodotti che si toccano, che sono concreti, o con l’economia finanziaria, quella che specula e guadagna?».
L’economia finanziaria non esisterebbe se quella reale non la utilizzasse per ottenere denaro… «Dobbiamo sforzarci di mantenere un rapporto con quel che si produce. Altrimenti diventa speculazione fine a se stessa». Insomma è il modello che non funziona? «Non contesto assolutamente il modello. Per me ci sono tre valori di riferimento: la democrazia, il mercato e il capitale». E il lavoro? «Quando dico mercato penso anche a chi produce». Sei di destra o di sinistra? «Venticinque anni fa mi sarei definito di sinistra. Oggi un po’ e un po’. Della sinistra di oggi non mi convincono certe posizioni radicali che negano il mercato».
Le spiagge dedicateL’isola di Culuccia è una specie di mausoleo della vita di Boglione. Ogni strada, ogni spiaggia, ha il nome di un personaggio che ha avuto un ruolo determinante nella sua vita. Ci sono le spiagge dedicate ai familiari ma c’è anche il pontile dedicato a Gianluigi Gabetti: «Una grande persona, un amico». A chi è stata assegnata la spiaggia più bella? «A Maurizio Vitale, l’imprenditore, l’uomo che mi ha cambiato la vita». L’ora dei ricordi è finita: «Il sole tramonta, torno alla fattoria. Questa mattina mi sono svegliato all’alba per la vendemmia. Ho bisogno di riprendermi, non ho più vent’anni».