Corriere della Sera, 8 settembre 2024
L’Inghilterra due anni dopo Elisabetta II
Sono i ventiquattro mesi che hanno capovolto la monarchia. Perché oggi ricorrono due anni dalla scomparsa di Elisabetta: sembra ieri eppure nulla è come prima.
La morte della regina, l’8 settembre 2022, sopraggiunse improvvisa, ma non inattesa. Fu una fine rapida, come tutti avrebbero voluto, dopo un’ultima estate passata nel ritiro e nella quiete dell’amata Balmoral, in Scozia. Dopotutto, la sovrana si era accomiatata dai sudditi mesi prima, col Giubileo di platino: e quegli stessi sudditi le tributarono un commovente addio, con quella coda che si dipanava per chilometri da Buckingham Palace attraverso Londra.
Per Carlo, il momento più temuto e più atteso da una vita intera: la dipartita della madre e, nello stesso istante, l’ascesa al trono. Molti dubitavano del nuovo re, gravato da una transizione che appariva delicatissima, dopo 70 anni di stabile regno. La magia era svanita, restava la prosa quotidiana.
Un erede all’altezzaMa l’apprendista sovrano si è dimostrato all’altezza del compito assegnatogli dal destino: si è saldamente inserito nel solco tracciato da Elisabetta, ha fatto propri i limiti costituzionali della Corona, dissipando i timori di chi immaginava un sovrano interventista dopo l’olimpica neutralità della madre. E l’incoronazione dell’anno scorso ha suggellato la riuscita del passaggio di mano dello scettro, con una cerimonia che ha saputo mescolare sapientemente tradizione e innovazione. Eppure, il Fato ordiva la sua tela. L’annuncio, all’inizio di quest’anno, della contemporanea malattia della principessa Kate e di re Carlo – un tumore, in entrambi i casi – ha sbalestrato la monarchia fuori dal suo asse. La Corona si è all’improvviso scoperta fragile e sguarnita. La gestione disastrosa dell’assenza di Kate ha seminato dubbi e complotti, mettendo in gioco la credibilità stessa dell’istituzione. Mentre la neo-regina Camilla e l’erede al trono William erano catapultati nel duplice ruolo di supplenti reali e di supporto ai familiari sofferenti: un compito gravoso, tradito – forse – dalla foggia trasandata e dalla barba incolta ostentata dal principe di Galles in queste ultime settimane.
La «Ditta», come la chiamava Filippo, doveva ricorrere alle seconde file, a partire dall’infaticabile principessa Anna, per riempire i vuoti: e quando pure lei è caduta da cavallo, sono stati costretti davvero a raschiare il barile, richiamando in servizio attempati duchi e perfino le figlie del disgraziatissimo principe Andrea, tenuto chiuso in un armadio per le sue vergognose frequentazioni.
Il recupero è iniziato
Ma a lavorare ai fianchi la monarchia ci pensava anche il figlio ribelle, quel principe Harry che dall’esilio californiana lanciava granate a mano contro la Corona sotto forma di un incendiario libro di memorie e di dissennate interviste pubbliche. Una rivolta che tanta pena ha causato al padre Carlo e tanto astio ha seminato col fratello William.
Sembrava veramente difficile risalire la china, con la popolarità della monarchia in discesa, soprattutto fra i giovani. Ma il recupero, personale e istituzionale, è cominciato: la famiglia reale è apparsa di nuovo riunita al compleanno ufficiale del re, il Trooping the Colour, Kate è tornata agli impegni pubblici – smagrita, trasparente, ma ancora radiosa – e Carlo sta «andando molto bene», a detta della consorte, tanto che sono in fase finale i preparativi per un grande viaggio in Australia. Perfino su Harry circolano voci di un rientro, seppure parziale, nei ranghi reali e di una possibile riconciliazione.
Questo weekend è stata annunciata la creazione di un memoriale per Elisabetta a St James’s Park, di fonte a Buckingham Palace: conterrà un monumento alla regina scomparsa e uno «spazio per la contemplazione» e sarà inaugurato fra due anni, in occasione di quello che sarebbe stato il centenario della defunta sovrana. Non ci sarà più una nuova era elisabettiana: ma lei, in qualche modo, continua a vegliare sul suo Regno.