la Repubblica, 8 settembre 2024
A proposito della parola “patacca”
Caro Merlo, se proprio non vuole ghigliottinare la parola “patacca” nel suo significato di “cosa senza valore”, può evitare di usarla così frequentemente nei suoi scritti, che leggo con grande interesse?Silvano PataccaImmagino, caro Patacca, che anche per lei non sia sempre facile sottrarre il suonomen alla trappola dell’ omen, magari pure con l’ironia dei contrari. Pensi alla noia delle avventure onomastiche di Vespa, Prodi, Draghi, Muti e anche di Grillo che, durante la stagione a 5 stelle della Cretinocrazia, storpiava tutti i nomi degli avversari politici, rilanciando una tecnica antica della destra fascista italiana che chiamava per esempio il padre costituente Piero Calamandrei “Caccamandrei” e l’azionista Luigi Salvatorelli “Servitorelli”. Emilio Fede durante il G8 di Genova nel 2010 chiamava Luca Casarini e Vittorio Agnoletto Casarotto e Agnolini. È facile aggredire il nome Merlo. C’è il caso di Dell’Acqua commissario alla Siccità. Speranza è l’ex ministro che il Covid fa ancora disperare. Si sa che Casini si mette nei casini.Cantalamessa è il cardinale che celebra le messe per il Papa. Manganelli divenne capo della polizia.Giorgia Meloni si presentò con due meloni su TikTok e vinse le elezioni. Il terribile destino di Moro suona beffardo se accostato ai nomi dei suoi carnefici Moretti e Morucci. Siamo sicuri che davvero il nome riveli la sostanza di chi lo porta? Se la patacca è il falso spacciato come autentico allora, caro Patacca, liberiamoci di una delle più blasonate e accreditate locuzione latine. Non è vera. Non c’è alcuna sostanza entelechiale nei cognomi. Scherzare fa sempre bene, la risata è una purificazione, ma nomen omen è solo una patacca, e i nomi non sono consequentia rerum