il Fatto Quotidiano, 7 settembre 2024
Kiev, altro che Vaticano. Si media con il Qatar
Guerra e pace. Due consessi internazionali in Occidente, ma l’asse dell’alleanza (e della mediazione) in Ucraina si sposta a Est. All’appuntamento del Gruppo di contatto a Ramstein, Volodymyr Zelensky ieri è tornato a fare incetta di aiuti: 250 milioni di dollari dagli Usa (spiccioli), 650 missili multiruolo leggeri Martlet (192 milioni di euro) dal Regno Unito. Quaranta milioni di euro in vista dell’inverno dalla Commissione europea, di cui 35 destinati a progetti umanitari in Ucraina e 5 milioni al sostegno dei rifugiati ucraini in Moldova (briciole). Dalla Germania arriveranno altri 12 moderni panzer obici del tipo 2000: i primi 6 quest’anno e gli altri l’anno prossimo per 150 milioni.
Ma soprattutto Zelensky è tornato a chiedere, sostenuto da voci alleate, che le armi promesse non solo arrivino in tempo e direttamente al fronte per “aiutare la vittoria” contro la Russia, ma che possano sparare anche in territorio russo.
Questo mentre all’altro appuntamento, quello del Forum Ambrosetti di Cernobbio, il leader ucraino arrivava per parlare anche di pace, quella “che Kiev vorrebbe, ma Putin no”, dice. Quella della “nuova conferenza” lanciata da 9 think tankinternazionali. “Una road map per superare il conflitto”, si legge nella nota di Cernobbio con 5 proposte per “un percorso concreto ed efficace verso la pace”, 5 per rafforzare la sicurezza agroalimentare globale e 5 “per la sicurezza energetica”. Il paper – “prerequisito di un processo di pace globale” – presentato e discusso durante la tre giorni del Forum Thea, raccoglie l’analisi di DiXi Group, EDAM Centre for Economics and Foreign Policy Studies, Higher School of Economics, Jacques Delors Institute, Kyiv School of Economics, Limes, Observer Research Foundation, nonché della Conferenza Episcopale Italiana (Cei).
La Cei del cardinale Matteo Maria Zuppi, l’inviato speciale del Papa in Ucraina, il mediatore vaticano insignito del compito di spianare la strada al dialogo tra russi e ucraini prendendo in carico i dossier principali del conflitto. Uno su tutti quello dei bambini scomparsi. Peccato che quel dossier a giugno sia passato direttamente dalle mani del presidente ucraino a quelle dello sceicco del Qatar, Tamin bin Hamad Al Thani, nuovo attore scelto da Kiev nella mediazione con la Russia. Ufficialmente il motivo sarebbe che è Mosca a propendere per un dialogo con Qatar, Emirati Arabi e Arabia Saudita, spiegano fonti vaticane al Fatto. Cosa certa è che è Doha ad aver agito in molte occasioni tra il Cremlino e i funzionari ucraini per riportare indietro i bambini che Kiev ritiene detenuti illegalmente dalla Russia. In tutto 19.500, secondo il database Children of War, di cui meno di 400 riportati indietro. Ed è stato Al Thani a rappresentare il nome della coalizione internazionale per il ritorno dei bambini ucraini, al vertice di pace di luglio in Svizzera.
Ma con Doha gli ucraini hanno discusso anche d’altro: dall’energia alla sicurezza nucleare, alla libera navigazione nel Mar Nero e nel Mare d’Azov. Un canale privilegiato di mediazione dunque, che se non esclude quello vaticano, lo affianca, dicono ancora fonti ecclesiastiche. Anche, spiegano, data la “rete internazionale” degli sceicchi, che va dagli Usa al Venezuela, allo stesso Medio Oriente. Prima di Doha, Zelensky aveva visitato già nel 2023 l’Arabia Saudita. E a Gedda, presentatosi durante il vertice della Lega Araba, aveva voluto lanciare il messaggio a “guardare il conflitto con la Russia, partner di leader della regione, con onestà” e “cercato una sponda tra le nazioni non amiche”, come avevano evidenziato diversi diplomatici, che hanno visto in quella mossa la volontà di Kiev di spostare l’ago della bilancia dell’Est dalla sua parte.
Questo in un momento in cui la Santa Sede, offertasi fin dall’inizio della guerra come mediatore, non osa andare oltre gli aspetti umanitari, concludono le fonti vaticane. “Sul campo intanto la pace non si sogna neanche – racconta al Fatto il nunzio apostolico a Kiev, Monsignor Visvaldas Kulbokas – Per logica umana non c’è nessun segnale di pace”, ci dice e “per quanto riguarda i bambini ucraini in Russia, sembra che si giochi a ping pong tra Kiev e Mosca”. Mentre “la guerra si intensifica: nel 2023 gli scontri sono stati più intensi che nel 2022, e nel 2024 sono più intensi che nel 2023”.
Intanto a Cernobbio si parla di una nuova rotta: “Condurre un’analisi critica del fallimento diplomatico degli Accordi di Minsk”, “segmentare il processo di pace in azioni a breve e medio-lungo termine per stabilire tappe e obiettivi chiari” e provare a organizzare una conferenza di Pace internazionale” che coinvolga Russia e Ucraina e infine “creare un solido piano di assistenza finanziaria ed economica per sostenere l’Ucraina nel dopoguerra”. Soprattutto, la questione finanziaria.