il Fatto Quotidiano, 7 settembre 2024
Sangiuliano allude al golpe del giro “franceschiniano”
C’è un solo passaggio, nella lettera di dimissioni di Sangiuliano, in cui l’ex ministro punta il dito verso qualcuno. Ed è piuttosto esplicito: “Sono consapevole – scrive – di aver toccato un nervo sensibile ed essermi attirato molte inimicizie avendo scelto di rivedere il sistema dei contributi al cinema, ricercando più efficienza e meno sprechi”.
L’allusione pare essere al macromondo che va da Forza Italia, parte del Pd e Italia Viva (che da subito ha chiesto le dimissioni e tramite Matteo Renzi ha attaccato su Rete 4 l’attuale dirigenza di Pompei, esaltando quella pregressa di Massimo Osanna) che negli otto anni di Dario Franceschini e Salvo Nastasi al ministero, ha guidato il settore culturale italiano.
Maria Rosaria Boccia, d’altronde, nella sua intervista a La Stampa esclude di aver fatto circolare la mail del direttore di Pompei Gabriel Zuchtriegel, chiarendo che il suo obiettivo era Sangiuliano: quella mail pare essere uscita dai corridoi ministeriali. Anche per questo, probabilmente, Giorgia Meloni ha scelto un avvicendamento rapidissimo, concordato mercoledì, con il fedelissimo Alessandro Giuli, in carica immediatamente, preferito ad altri meno amici come Pietrangelo Buttafuoco. Nessun interregno, nessuno spazio per spifferi in un ministero che, dopo la riforma Sangiuliano (il decreto attuativo è stato firmato il 5 settembre) si prepara a un maxi spoils system con circa 130 dirigenti che a breve andranno nominati tramite la rapida selezione fiduciaria (ideato da Franceschini), per creare una nuova direzione al centro e in periferia.
Qualche testa salterà, questo è chiaro, d’altronde la dirigenza Sangiuliano ha commesso diversi errori grossolani. Ma appare difficile che si attuino le speranza di tutte quelle forze di restaurazione (ma pure della Lega di Lucia Borgonzoni) che hanno tifato dimissioni: Giuli, amico di Meloni e con profilo di militante storico, appare l’uomo ideale per dare seguito alla maxi tornata di nomine che Sangiuliano aveva in mente. Seppur, giurano fonti del ministero, la paura che il sistema precedente riprenda parte dello spazio perso esiste.
Non è un caso che proprio dai “grandi eventi” sia arrivata al MiC l’organizzatrice Maria Rosaria Boccia. C’è chi giura che la sua scalata al ministero, a marzo, sia iniziata proprio dal servizio del segretariato generale che si occupa di attuazione Pnrr, guidato da Angelantonio Orlando, attraverso un funzionario amico, oggi in FdI, ma nominato nel 2021 (con Franceschini). Una partita, quella dei “grandi eventi” che non è chiaro quali confini possa avere. Boccia e il ministro, in quei tre mesi, interpretavano come grande evento un po’ tutto, dal G7 cultura, ai concerti, alle biennali. Messa insieme, vale, per un consigliere a titolo gratuito (Sangiuliano ne ha 9 in carica, più 10 a titolo oneroso, un record) l’accesso a trasferte, relazioni, conoscenze, numeri di telefono, in un giro da centinaia di milioni di euro. “Lavoro gratis per passione e perché questi incarichi arricchiscono il curriculum” ha spiegato ieri, intervistata, Maria Rosaria Boccia. Scolastico. Ma essere consigliere in carica dà accesso agli uffici, alla possibilità di partecipare a eventi (rimborsati) con titolo ufficiale, e di poter dare un’occhiata ai dossier della propria area di competenza: non poco, per chi organizza eventi