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 2024  settembre 07 Sabato calendario

I reportage nella natura selvaggia di David Quammen

«Il mondo brucia ma per salvarlo dobbiamo guardarci allo specchio ed essere coscienti delle scelte che facciamo, ogni singolo giorno. La prossima pandemia? L’aviaria». Firmato David Quammen, il giornalista e divulgatore scientifico divenuto celebre durante il lockdown per aver svelato al mondo con il suo Spillover il meccanismo del salto di specie che diede origine al Covid. L’autore è stato uno degli ospiti più attesi della 28esima edizione del Festivaletteratura di Mantova, presentando ieri sera il suo nuovo saggio, Il cuore selvaggio della natura (Adelphi, pp.444 25 tr. Milena Zemira Ciccimarra). In queste pagine, il saggista 76enne firma reportage che attraversano le remote foreste africane, immersioni nel mare Artico a caccia di virus e una spedizione in Congo, lì dov’è esploso il virus Ebola. Il risultato è un collage di pezzi appassionanti, un atto d’amore verso il nostro pianeta, una preghiera laica per la salvaguardia della sua biodiversità e al Messaggero rivela il nuovo libro a cui sta lavorando: «parlerà dei tumori e della loro evoluzione. Cosa li rende sempre più aggressivi?».

Cos’è “Il cuore selvaggio della natura” cui rimanda il titolo?

«Oggi siamo afflitti dall’overtourism, eppure ci sono ancora grandi paesaggi inesplorati in tutto il mondo. Il cuore selvaggio della natura è il respiro intrinseco di questo mondo e tocca a noi preservarlo, non possiamo sempre voltarci dall’altra parte o aspettare che se ne occupi la generazione che verrà».

A cosa si riferisce?
«Tutto conta. Dobbiamo riflettere sulle scelte che compiamo, sui vestiti che indossiamo, i cibi che mangiamo, sul modo in cui viaggiamo. Pensarla diversamente è solo una scusa per non fare nulla. Oggi ci sono due grandi problemi, il primo è la sovrappopolazione e il secondo sono i consumi. Certo, servono leader democratici e responsabili ma chi ci dà il diritto di consumare e sprecare così tanto mentre ci sono intere aree del mondo afflitte dalla povertà e generazioni intere senza futuro?».

Dovremmo diventare tutti vegetariani e convertirci alle auto elettriche?

«Sarebbe un buon inizio per cambiare le cose».

Cosa ne pensa degli ecomovimenti di protesta più radicali?

«A volte sono necessari atti eclatanti per farsi sentire quando nessuno ascolta. Non è il mio stile ma, ad esempio, mia moglie quando era giovane faceva parte di un movimento di questo tipo».

Anni fa lei ha chiesto di essere aggregato ad una spedizione per andare a vedere con i suoi occhi la foresta del Congo in cui c’era il virus Ebola. Non aveva paura?
«Certo. Ero più giovane, avevo una moglie che mi aspettava a casa e desideravo tornarci. Ma dovevo andare a vedere con i miei occhi, avevo bisogno di capire come funzionasse Ebola e volevo ascoltare le storie di chi era stato ucciso dal virus».
In questo libro raccoglie vent’anni di reportage per il National Geographic, in giro per il mondo a caccia di storie. C’è ancora spazio per questo tipo di giornalismo oggi?
«Il mondo è cambiato, viviamo nell’egemonia dei click e della velocità. Il National mi spediva ovunque volessi e con un fotoreporter accanto, era un lavoro che durava mesi e mesi, destinato a durare. Oggi il giornalismo passa anche da Instagram e TikTok, è cambiato il mezzo non il mestiere, credo ci siano sempre lettori interessati alla qualità».

Nonostante i risultati raggiunti, cospirazionisti e no-vax resistono. Come se lo spiega?
«Proprio non riesco a capirlo. È un grande problema. Non riesco a capacitarmi del fatto che mettano tutto in dubbio, costruendo fantasiose teorie cospirative. Sono persone molto egoiste. E irrazionali».

Il vaiolo delle scimmie sarà la prossima emergenza sanitaria mondiale?

«Il vaiolo delle scimmie è uno spillover, un problema molto serio scoppiato in Congo. Sta facendo vittime, servono rapidamente cure e un vaccino che funzioni ma, a differenza del Covid, non è un virus respiratorio, non sarà questa la nuova pandemia».

Ma ci sarà una nuova pandemia?

«Impossibile affermare con certezza quando, ma accadrà. È la natura».

Un indiziato credibile?

«Impossibile fare una predizione seria ma il candidato più serio è un possibile salto evolutivo del virus dell’influenza aviaria H5N1 che si diffonde dagli uccelli ai mammiferi e occasionalmente, alle persone. Dobbiamo stare molto attenti».
E il suo prossimo libro di cosa parlerà?
«Sto scrivendo un libro sul cancro. Ho iniziato a pensarci ben diciassette anni fa e intendo raccontare la sua evoluzione darwiniana».

Cosa la anima in questa ricerca?
«Perché il cancro si è fatto più aggressivo? Come mai alcuni tumori resistono alla chemio? E per farlo il prossimo novembre andrò in Tasmania, lì dove c’è un tipo di tumore che si diffonde fra i cani. Solitamente il loro sistema immunitario lo sconfigge ma è un tipo di tumore contagioso. Devo andare a vedere con i miei occhi cosa sta accadendo, voglio capire».

Sappiamo che nel suo cassetto ci sono due romanzi inediti. Li leggeremo presto?

«No, non li pubblicherò mai!» e scoppia a ridere. Perché?«Ero giovanissimo quando li ho scritti, era davvero un’altra vita».