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 2024  settembre 07 Sabato calendario

I politici sono pupazzi incapaci di ragionare

Emanuele Trevi, ha fatto bene il ministro della Cultura a dimettersi?«Ma sì che ha fatto bene, che altro poteva fare?».Qual è stata la sua reazione di scrittore di fronte a quella scena di lacrime e contrizione pubblica fatta da Gennaro Sangiuliano al Tg1?«Come tutti gli italiani, sono attratto dagli scandali. Questa è la patria di Boccaccio. E poi gli scandali di natura sessuale sono sempre una materia narrativa molto ghiotta e, secondo me, per niente volgare perché rivelano cose dell’umano».Qualcuno dice “Ma come? Con tutti i problemi che ci sono perché vi impicciate della vita privata del ministro della Cultura?”. Lei cosa risponde?«Mi sembra molto ipocrita. È una storia di corna, di innamoramento repentino e di bellezza. Ed è anche una storia politica. Io la vivo con empatia. Sono una persona di sinistra, e mi sta antipaticissimo il ministro Sangiuliano. Ma penso al desiderio. Penso al desiderio che è come il vento per un marinaio e può fare schiantare una barca a vela sugli scogli. C’è il momento dell’aggressività, quando devi smascherare il potente. Ma un ministro in lacrime con lo scontrino in mano che dice “Ho pagato io, ho pagato io” fa pena, solidarietà e tenerezza. Non infierirei».Se dovesse fare un titolo in una riga?«È proprio quel detto bellissimo: “Futti e chiagni"».La protagonista femminile della storia, Maria Rosaria Boccia, in una intervista a La Stampa si difende e attacca. Dice che ha dovuto rispondere perché la sua voce è stata disprezzata, dice che il ministro è sotto ricatto. Cosa ne ricava?«Il clima che emerge da queste vicende è quello della più greve commedia sexy all’italiana, ci sono risvolti molto seri e inquietanti ma prevale su tutto il ridicolo».Ha notato? L’ex direttore del Tg2 Sangiuliano ora in quota a Fratelli d’Italia si è fatto intervistare per 15 minuti dal nuovo direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci in quota a Fratelli d’Italia. Come si chiama tutto questo?«Questi politici non sanno ragionare. Sono tutti vittime di spin doctor, social media manager e giornalisti amici che li governano come pupazzi a secondo di follie vagamente algoritmiche. Noi pensiamo che questa gente abbia potere, ma sono pupazzi. Invece di rivendicare le sue scelte, il ministro è andato a piangere in diretta. Tutto prescinde dall’esercizio della libertà individuale, perché è governato da una scienza dell’opportunità che sta solo nella testa di chi la professa. E chissà quante riunioni prima di decidere di mandare il ministro allo sbaraglio».Il ministro Sangiuliano era già il ministro delle gaffes molto prima di arrivare a questo punto. A lei quale aveva destato maggior preoccupazione? Dante di destra, Time Square a Londra o Cristoforo Colombo che seguiva i dettami di Galileo?«Premetto che le gaffes mi fanno ridere, e che provo un moto di solidarietà per il gaffeur. Ma se la cultura è un elemento della propaganda, nella propaganda diventa tutto magico: puoi dire pure che Dante è di destra. È incredibile come non se ne stiano rendendo conto. Il concetto di cultura non significa niente se non è legato al concetto di lavoro. La cultura è un seme che nasce sotto terra».Dovevano dare l’assalto all’egemonia culturale della sinistra. Cosa non sta funzionando?«C’è questo vizio di origine in tutte le destre, a cominciare dal fascismo, ed è la confusione essenziale fra la cultura e la propaganda. L’egemonia culturale consiste in strade lunghe e molto buie, sono lavori fatti seriamente. È gestione del patrimonio. Queste cose non danno nessuna forma di luce nel breve e nel medio periodo. Sono lavori minuziosi di trasmissione del sapere, sono studi e formazione di allievi. Per la propaganda sono cose che non valgono».I comunisti, come li chiamano ancora, hanno occupato tutti i posti?«Erano prepotentelli, non si può negarlo. Magari sull’università hanno esercitato una preminenza. Ma non hanno mai occupato i posti. Non li hanno usurpati. Questo è il difetto all’origine del disastro attuale. Non era un’usurpazione, ma la conseguenza di un’operosità molto sobria e di un valore reale. Se li sono guadagnati i loro galloni, questo è il fatto. E poi quell’egemonia comunista ha dato tantissimo alla cultura di destra, pubblicando e facendo conoscere libri e pensatori di destra».Per lei, scrittore schierato, è cambiato qualcosa da quando il governo più di destra dai tempi del fascismo è al potere?«La libertà va coltivata sempre. Non ci è data in regalo. Per esempio, non vado alla Buchmesse, la fiera del libro di Francoforte, in solidarietà con Saviano che ne è stato escluso, ma so che è una piccola cosa. Non posso, per quanto mi riguarda, citare un episodio di coercizione personale. Ma sono molto dispiaciuto che, anche per colpa della sinistra, sia piombata in Italia la più fetida delle ideologie che circolano nel mondo contemporaneo. Cioè, il sovranismo. Una perdita di onore dal punto di vista culturale».Torniamo a Sangiuliano. Tutto era incominciato con quella gaffe al Premio Strega, quando aveva dichiarato di non aver letto i libri che aveva appena votato. Cosa ha pensato, lei vincitore dello Strega dell’anno precedente?«La domanda era maliziosa, detto con tutto l’amore per Geppi Cucciari. Sangiuliano non era certo il primo giurato a non aver letto tutti i libri. Poteva scegliere fra mille risposte. Ha cercato una via pulicinellesca e si è messo nei guai».La passione per Tolkien come mito fondativo della destra?«È ridicola. Quando a 12 anni comprai la prima copia del Signore degli anelli, sulla fascetta dell’edizione di Rusconi c’era scritto: “La bibbia degli hippy”. Sono tutte cose assurde».Se fosse un romanzo, come finirebbe questa vicenda del ministro innamorato e inguaiato?«Se fosse un romanzo scritto da me, finirebbe con il fatto che l’esperienza dell’eros metterebbe il mio ministro in contatto con la verità. E quindi, con gioia, il ministro si lascerebbe alle spalle tutto questo mondo di patacche e di grandi eventi per recuperare se stesso. Eccolo: adesso legge, fa l’amore con l’amata, si riconcilia con la moglie e se le tiene tutte due. Non sarà un’etica apprezzata dalla destra, ma secondo me ha molto senso. Addio patacche!».Lei chi vedrebbe bene come nuovo ministro della Cultura nel governo Meloni?«Il mio criterio selettivo è del tutto estraneo a quello della presidente del Consiglio, che è il criterio all’origine di quello che stiamo vedendo. Non dovrebbe farsi ispirare dal rancore. Lo ripeto: l’egemonia culturale è frutto di un lavoro serio. Lo sanno tutti. Anche gli intellettuali di destra».È stato nominato Alessandro Giuli. Cosa ne pensa?«Beh, ci sono intellettuali di destra abbastanza intelligenti da non declinare le idiozie del credo sovranista, quindi la scelta è più consona agli standard del mondo civile. Lo inviterei a rivedere soprattutto, se ce n’è tempo, le decisioni distruttive del suo predecessore in materia di cinema».Qual è la prima cosa da fare per la cultura?«A parte l’abolizione dei cocktail dopo le presentazioni e del ripugnante mondo dei grandi eventi, c’è una cosa più importante di tutte le altre da fare subito: rendere accessibile il nostro patrimonio artistico. Cioè restituire l’Italia agli italiani. Se c’è una cosa orribile che ha detto il ministro Sangiuliano, è proprio questa: che per la cultura bisogna pagare il biglietto. No, la cultura è come l’acqua. La cultura è un bene comune e non va tenuta in ostaggio con gabelle».