la Repubblica, 7 settembre 2024
Biografia di Andy Luotto
«Uvi!», urlava stralunato gettando due uova in un’infernale macchina a pedali, da cui saltavano fuori delle galline. E poi, l’altro tormentone che faceva impazzire l’Italia: «Bbuono», «No bbuono». Sì, è lui: Andy Luotto, il fantomatico «cugino americano» di Renzo Arbore e dei programmi cult di quasi mezzo secolo fa. L’Altra Domenica, Quelli della Notte. Oggi, le uova le cucina: alla Benedict, su una base di focaccia genovese coperta da un velo di pesto e una fetta sottile di pomodoro cuore di bue. A 74 anni cosa ci fa tra i fornelli nell’elegante salotto dell’hotel Rosabianca, a Rapallo? «Seguo il mio istinto, il mio destino. Cuoco. Altro che televisione, cinema, teatro. Perché cucinare, servire gli altri, è la miglior espressione artistica che ci sia».Però quegli «Uvi!»: che successo.«Il giorno dopo, i giornali italiani titolavano: ‘Andy ha parlato!’. Era il 1976, facevo il valletto muto in un quiz demenziale di Renzo. Non ricordo come mi uscì quella sciocchezza di bocca».Con Arbore, la formula segreta era: improvvisare.«Alla vigilia dell’Altra Domenica stavamo facendo un giro per Roma con la sua Cinquecento. All’improvviso si illumina: ‘Hai presente che quando parla Andreotti c’è sempre uno dietro lui? Ecco, sarai quel personaggio’. Ho ripassato un po’ di Charlie Chaplin, di Buster Keaton, mi è venuta l’idea di stare in silenzio: l’arte di non parlare. La gente rideva».E Quelli della Notte?«Ci regalano una crociera in Marocco. Una banda di pazzi, c’erano pure Sergio Leone e Carlo Croccolo. In un locale di Casablanca saliamo sul palco, cazzeggiamo. Clic. Renzo dice: faremo in televisione come fossimo a casa mia, ambiente arabeggiante. E cazzeggio. Quelli della Notte. Pazzaglia e De Crescenzo indicavano il tema da seguire, ma poi si andava a istinto. Musicisti compresi. E scattava la magìa. Tutto merito di Renzo: nessuno come lui aveva il talento di saper brillare di luce riflessa».A casa sua poi ci andavate per davvero.«Ci trovavi Al Pacino, Lucio Dalla. Umberto Eco, Alvaro Vitali. Ma dopo le spettacolo di solito ci si ritrovava in un ristorantino lungo la via Trionfale: tornavamo a improvvisare, divertirci. Andavo in cucina a preparare qualcosa. Ma l’ho sempre fatto, quando non recitavo».Perché?«Ero adolescente: un giorno, nella casa romana di mio padre, la governante mi fa intingere del pane in una pentola di sugo. Dalla parte del bordo, dove stava caramellando. Il paradiso. Vocazione: sarò un cuoco».Ma è tornato a New York da sua madre.«Lì combinavo guai, sono finito al riformatorio: rompevo a sassate i vetri dei negozi, ero pericolosamente affascinato dal fuoco. Ne ho combinata una più grossa, il mio amico Rocco si è preso la colpa: è finito dentro e poi in Vietnam, io su un aereo per l’Italia. Un diploma al liceo, la scuola alberghiera. In mezzo, due lauree a Boston. Un progetto fallito nel Sud Sudan mi ha lasciato con un debito di 35 milioni di lire».Si è messo a fare il cuoco per rimediare.«Volevo, però nel frattempo ho cominciato a vendere sac chetti dell’immondizia nei mercati, colapasta. Giravo con un furgone e facevo l’imbonitore: la troupe di una tv privata mi filma, Arbore non so come dà un’occhiata al video. E tutto comincia».Marenco, Otto & Barnelli, Bracardi, le Sorelle Bandiera, Milly Carlucci, Isabella Rossellini, poi Catalano, D’Agostino, Ferrini e gli altri: a chi è rimasto più legato?«Con Marenco abbiamo recitato a teatro la Strana Coppia di Simon. L’uomo più immarcabile che abbia conosciuto: un cleptomane con la mania di voler essere arrestato. Poi Gegé Telesforo, Silvia Annichiarico. Marisa Laurito in cucina vuole comandare ma è formidabile. E Riccardo Pazzaglia».Il vostro mentore.«Dopo la trasmissione voleva andare subito a casa. Lo accompagnavo con la mia auto, vetri scuri. Una notte ci fermiamo a parlare. Nello specchietto vedo un signore anziano, elegante: appoggia il bastone e comincia fare pipì contro la portiera. Sto per uscire furibondo, Riccardo mi ferma: ‘Perché gli vuoi rovinare un momento così bello?’. Fuoriclasse».Oggi quelle trasmissioni non si potrebbero fare.«Tutto è in funzione del denaro, della pubblicità. Noi eravamo liberi: nessuno voleva diventare famoso, l’importante era divertirsi».Si era messo nei guai, con quella parodia del tg arabo.«Una cosa innocua. Sono un vecchio hippy, voglio la pace, rispetto tutti. Ho fatto un rap con la frase Allah u akbar: qualcuno non l’ha presa bene. Minacce di morte, due aggressioni per strada, la scorta della Digos. C’era una taglia su di me, il caso è finito in Parlamento. Ho imparato che con l’Islam è meglio non scherzare»..Meglio i fornelli.«Ho lavorato in diversi locali. E qualche tempo fa ho conosciuto Vincenzo Maruccio: uno geniale, tipo Renzo. Mi ha convinto con una frase: ci divertiremo. Executive chef. All’alba vado al mercato: prodotti locali, freschissimi, di qualità. Preparo colazioni, pranzi, cene. Mai a letto prima di mezzanotte. E sono felice».Perché cucinare è un’arte.«Mi hanno proposto l’Isola dei Famosi, il Grande Fratello. No, grazie: preferisco le polpette. Mi dà più soddisfazione».