Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  settembre 07 Sabato calendario

Gli affari sporchi dei padroni delle curve

Qualcuno si è portato i segreti nella tomba, qualcun altro li custodisce dietro le sbarre. Alcuni sono diventati “personaggi”, tra film e libri autobiografici. Altri pensano semplicemente a fare quello che gli riesce meglio e che fanno da anni: gestire il potere. E, in molti casi, spremere soldi. Speculando sul tifo. Tenendo in mano i settori più caldi degli stadi (anche a distanza, perché la maggior parte sono “daspati”), imponendo la loro leadership su migliaia di tifosi. Eredi di una tradizione nata in Italia tra la fine degli anni ’60 e i primi ’70 del secolo scorso, nel 2024 i capi ultrà stanno sui social come veri influencer e si muovono da imprenditori: sfoggiano auto di lusso, marchi, vezzi mutuati dai loro beniamini, i calciatori. Si chiamano – in alcuni casi occorre declinare il verbo al passato – Fabrizio Piscitelli, Luca e Francesco Lucci, Dino Mocciola, Nino Ciccarelli, Giancarlo Lombardi, Gennaro De Tommaso, Franco Caravita, Vittorio Boiocchi, Marco Ferdico, solo per citarne alcuni. Fino ovviamente ai protagonisti del “Far West” interista di Cernusco sul Naviglio: Andrea Beretta – arrivato al regolamento di conti in Range Rover – e Antonio Bellocco detto ‘u Nanu. Assassino e vittima.Da Milano a Roma, da Napoli a Torino i signori del tifo non si limitano più a comandare i loro piccoli eserciti e a ottenere rendite su tutto ciò che ruota intorno alla gestione – spesso opaca – di una curva trasformata in una specie di feudo. Vanno oltre. Dicono la loro sul calciomercato e sulla squadra come se sedessero nel cda del club; processano i puniscono i “loro” calciatori; stringono patti e alleanze trasversali – persino coi rivali – per fare business. Una vita su due livelli: di “lotta” e di “governo”. Per assonanza la prima storia che viene in mente dopo l’omicidio del capo ultrà ‘ndranghetista Totò Bellocco è quella di “Diabolik” o “Diablo”: Fabrizio Piscitelli. Il capo degli Irriducibili laziali freddato con un colpo di pistola alla testa il 7 agosto 2019 su una panchina del Parco degli Acquedotti a Roma. Governare una curva al neofascista Piscitelli non bastava: vicino a Michele Senese e a Massimo Carminati, si era messo nel narcotraffico, comandava la “batteria di Ponte Milvio”; ed è per un regolamento di conti che Raul Esteban Calderon lo fa fuori. L’eredità “curvaiola” di Diabolik è in mano al 58enne Claudio Corbolotti (blitz del 24 aprile 2019 a Milano col “presente!” in onore di Mussolini), “Franchino” Costantini e Giordano Maroncelli.Spaccio e traffico di droga. Rivendita dei biglietti. Merchandising. Gestione delle trasferte. Controllo sui venditori intorno agli stadi. Sono le fette della torta di cui vanno ghiotti i capi ultrà. Le cronache parlano. Da quando è stato arrestato (anche) per narcotraffico, Luca Lucci, detto “il Toro”, leader della Curva Sud del Milan – quello della foto con Salvini ministro dell’Interno – allo stadio è rappresentato dal fratello Francesco. Ma su Instagram (113 mila followers) il “Toro” detta la linea. Il 16 agosto dà l’ok al “mercato non ancora concluso” e plaude alla dirigenza che “ha dato seguito alle parole”. Il fratello Francesco – arrestato per estorsione nel 2018 – è proprietario del barber shop&tattoo Italian Ink a Riccione. L’anno scorso dopo una sconfitta a La Spezia ha chiamato sotto la curva ospite il Milan e l’ha “processato” con due minuti di ramanzina. Come se la squadra fosse roba sua. Accanto a Lucci jr c’era“Sandokan”, al secolo Giancarlo Lombardi. Altro storico boss della Sud rossonera. Uno che girava per Milano in Ferrari, con interessi nel settore security e locali. Condannato a 3 anni e 8 mesi per gli agguati e i pestaggi in curva – una faida che ruotava intorno a spaccio e merchandising –, ritenuto vicino alla famiglia mafiosa Fidanzati, Lombardi nel 2009 è stato co-protagonista del film “L’ultimo ultras” di Stefano Calvagna.Mettersi in mostra. Esibire lo spessore criminale. Per “pesare” in curva. E per business. È la scelta anche di Nino Ciccarelli, pluripregiudicato fondatore e leader dei Viking dell’Inter. Sul suo sito sono in vendita t-shirt e felpe con la scritta “Il Teppista” (il titolo di uno dei due libri autobiografici che ha dato alle stampe). Altro logo di abbigliamento è la linea “AperiNino” – nome del locale di Ciccarelli nell’hinterland di Milano – prodotta insieme all’azienda Pivert del dirigente di CasaPound Francesco Polacchi. Come cambieranno gli equilibri della “Curva Nord 1969” dopo l’omicidio Bellocco?Il leader in pectore è il suo grande amico Marco Ferdico. Una condanna per droga, attivissimo sui social dove ieri ha ricordato l’amico: “Sarai sempre la parte più bella di me”. Morti e affari. Morti piene di misteri. Nel 2016 Raffaello Bucci, ex ultrà, bagarino e dipendente della Juventus, si suicida gettandosi dallo stesso viadotto da cui si lanciò Edoardo Agnelli. Era stato ascoltato dai pm per l’inchiesta sulle infiltrazioni della ‘Ndrangheta nella curva della Juve. Soldi, estorsioni, botte. Il giorno prima Bucci aveva incontrato Dino Mocciola, capo dei “Drughi”: è il nome più pesante tra gli arrestati nell’inchiesta Last Banner. È lui – negli anni ’90 uccise un carabiniere durante una rapina – che fa entrare le cosche allo stadio. Tradotto: droga, biglietti, merchandising. I “soci” di tifo di Mocciola si chiamano Umberto Toia, Salvatore Cavae Beppe Franzo. Quanto può arrivare a guadagnare il capo ultrà di un grande club? Anche 10-15mila euro al mese. Dipende dal bacino d’utenza di una curva, dal volume degli affari e dal “calibro” di chi li gestisce. Ne aveva Gennaro De Tommaso, detto Genny ‘a Carogna, ex capo dei Mastiffs del Napoli. L’uomo della notte della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina del 2014, quando – dopo l’uccisione del tifoso napoletano Ciro Esposito da parte dell’ultrà neonazista della Roma Daniele De Santis – mediò con dirigenti, forze dell’ordine e calciatori. Arrestato per traffico internazionale di cocaina, nel 2019 De Tommaso diventa collaboratore di giustizia. La famiglia lo scarica. Ci sono le rivelazioni di “Genny” dietro il blitz contro il clan Contini dello scorso maggio: interessi economici nella ristorazione legati alla camorra. Dal calcio ai calci, fino alle pizzerie. Curva spa.