la Repubblica, 7 settembre 2024
Il sacrificio di Hunter Biden: il figlio ammette le colpe per salvare papà
A due anni, nel 1972, Hunter Biden sopravvisse per miracolo, cranio fratturato e concussione al cervello, all’incidente stradale che costò la vita a sua mamma Neilia Biden e alla sorellina Naomi, poco prima che il padre Joe giurasse, per la prima volta, come senatore. Da allora, l’esistenza del secondogenito del presidente americano è marcata da eccessi, cadute, drammi fino all’epilogo di giovedi, quando il giudice distrettuale Mark Scarsi gli ha chiesto «Mister Biden, lei comprende che dichiararsi colpevole di evasione fiscale aggravata significa poter essere condannato fino a 17 anni di prigione, con una ammenda di 1,3 milioni di dollari e perdere il diritto di essere eletto in alcuni Stati?». Capelli stirati indietro dalla brillantina, vestito blu attillato, sguardo fisso avanti, Hunter Biden ha risposto di sì, «Non posso sottoporre la mia famiglia a ulteriori sofferenze, invasioni della privacy e imbarazzi», lamentando che «i procuratori non sono concentrati sulla giustizia, ma a disumanizzarmi per la mia tossicodipendenza» da abuso di crack.La droga, l’evasione fiscale, una pistola detenuta illegalmente, i repubblicani a tormentarlo per dar addosso al padre, prima vicepresidente di Obama poi, a sorpresa, capace di battere Donald Trump nel 2020 per la Casa Bianca, il fratello maggiore Beau Biden veterano di guerra, magistrato, amico della candidata democratica 2024 Kamala Harris, un curriculum che profumava di politica stroncato da un male feroce: il destino ha caricato Hunter Biden di privilegi e sfortune, opportunità e sciagure e lui non ha retto. Il flirt con la cognata Hallie, vedova di Beau, le notti di vuoto per le droghe, fra minacce di violenza, una pistola che appare e scompare in stile thriller mediocre, mettono spalle al muro Hunter Biden, solo e mal consigliato, business controversi in Europa dell’Est, disinformazione russa a rimestare, un computer, pieno di dati, che passa di mano in mano, faide internazionali chiuse per sempre in aula.Hunter Biden, infatti, si è dichiarato colpevole di nove capi di accusa federali per frode fiscale, evitando il secondo processo penale, ma con la ghigliottina sulla testa di anni di carcere duro, nella sentenza attesa per il 16 dicembre, quando sapremo chi succederà a Joe Biden. Arrendersi alla colpa, in extremis, salva i familiari, incluse le figlie, dal doversi presentare alla sbarra come testimoni. Il procuratore speciale David Weiss ha incriminato Hunter Biden per non averpagato 1,3 milioni di dollari in tasse federali dal 2016 al 2019, saldandole in ritardo. Nel processo per detenzione illegale di armi la condanna è invece già arrivata e si attende la sentenza a novembre.I legali del figlio del presidente hanno azzardato una manovra temeraria, la «difesa Alford», ammettere che esistono le prove di reato a carico, ma dirsi lo stesso innocente, onore delle armi che il pubblicoministero Leo Wise ha rifiutato, umiliando l’imputato: «La verità conta. Non siamo qui a causa di ciò che ha fatto il governo. Non siamo noi a decidere di chiamare alla sbarra i membri della famiglia Biden. È l’imputato che ha innescato gli eventi». Segue bandiera bianca degli avvocati difensori: «Hunter ha messo la famiglia al primo posto ed è stato coraggioso e amorevole», frase che chiude il caso.Biden è arrivato al tribunale tenendo per mano la moglie, Melissa, la First Lady Jill Biden, assidua al processo per armi, non si è vista nei giorni duri della campagna elettorale Usa. In questo tipo di processo, pena massima fino a 17 anni, la metà dei condannati non va in prigione e gli altri scontano un paio di anni in cella, soprattutto se, come Hunter Biden, hanno saldato le tasse arretrate. Al momento della sentenza definitiva Joe Biden sarà ancora alla Casa Bianca e, in teoria, avrebbe fino a gennaio per concedere la grazia allo sventurato Hunter, per adesso non ne parla, con la portavoce Karine Jean-Pierre a ripetere «No e ancora no». Il contrappasso è finito. Sarà la presidente Kamala Harris a concedere la grazia al figlio del presidente e fratello dell’amico Beau? O il giudice sarà clemente, chiudendo la saga con le trame del Cremlino, il disprezzo di Trump, la caduta di Hunter Biden, un tempo certo di poter brillare nell’esercito, da avvocato, negli affari, magari in politica, solo per essere spezzato e irriso da tutti?Reduce dalla vacanza in California, il presidente Joe Biden è informato in tempo reale delle sorti del figlio nell’estate amarissima, dopo il disastroso dibattito con Trump, il passo indietro a favore di Harris e il vedersi trattato dal partito come un invalido da nascondere in soffitta per non perdere le elezioni. Padre e figlio, come nel romanzo di Turgene v, spezzati dal fato.