Corriere della Sera, 7 settembre 2024
Il vizio di sminuire i crimini di Hamas
Enzo Traverso, Gaza davanti alla storia (Laterza, pagine 94, euro 12): pubblicata dalla casa editrice che fu di Benedetto Croce, è la più radicale giustificazione circa la natura e l’operato di Hamas prima e dopo il 7 ottobre che si sia letta finora in Italia. Assente qualunque analisi storica e ogni accenno a un qualunque Paese arabo, implicitamente viene sottoscritta in toto la versione del passato (peraltro solamente qua e là accennata) fatta propria dai palestinesi. Israele ha ogni colpa, essendo uno Stato colonial-imperial-razzista impegnato in una «ridefinizione teologico-politica dello spazio vitale». Dunque, si dice, contro i suoi cittadini sono legittime le peggiori efferatezze in nome – secondo la lezione di Frantz Fanon – della «natura liberatrice della violenza messa in atto dagli oppressi», del carattere beneficamente «disintossicante» (sic!) che tale violenza ha per essi. Il terrorismo poi c’è sempre stato, non si sa bene che cosa sia e perciò non è il caso di storcere il naso dal momento che, quando sembra necessario, diventiamo tutti terroristi. L’autore? Uno storico illustre che naturalmente insegna in un’altrettanto illustre università americana.
Per avere un’idea della condizione del nostro Paese al momento della sconfitta nel 1945, è utile leggere il «Progetto del Trattato di pace con l’Italia» del ministro degli Esteri inglese Anthony Eden. Un lungo testo di una durezza sprezzante che ipotizza una serie di radicali amputazioni territoriali ai confini settentrionali della Penisola e la virtuale cancellazione dell’Italia dal Mediterraneo con la costituzione di un «Commonwealth mediterraneo» sotto controllo britannico, comprendente, oltre Malta, Pantelleria, Lampedusa e Linosa, nonché l’eventuale incorporazione della Sardegna nei domini inglesi e per finire la cessione dell’Elba alla Francia. È pubblicato da Eugenio Di Rienzo in Sotto altra bandiera. Antifascisti italiani al servizio di Churchill (Neri Pozza, pagine 237, euro 19) dove, come dice il titolo, sono narrati i complessi rapporti che eminenti personaggi della nascente democrazia italiana, da Lussu a Tarchiani a Valiani, ebbero con i servizi segreti inglesi: il duro destino di essere costretti ad essere amici del nemico del proprio Paese.
Se fossi il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ordinerei che in ogni scuola elementare della Repubblica fosse distribuita a spese del ministero, auspicandone ovviamente la lettura, una copia di questo splendido libriccino di Albert Camus, Caro signor Germain (Bompiani, pagine 125, euro 16, un prezzo francamente smisurato, mi permetto di osservare). È il lungo scambio epistolare, durato fino alla morte di Camus, tra il famoso scrittore e il maestro delle elementari che negli anni tra le due guerre lo accolse, bimbo poverissimo e orfano del babbo, in una scuola elementare dell’Algeria francese. Al cui insegnamento Camus paga con fedeltà di alunno devoto il tributo per essere diventato quello che è diventato. Una ricognizione alta e commovente di che cosa vogliono dire la scuola obbligatoria e il potere d’emancipazione dell’istruzione, di che cosa sia e che cosa possa un maestro, il suo valore nella vita di ognuno di noi, se abbiamo avuto la fortuna d’incontrarne uno.