Libero, 6 settembre 2024
I nubifragi sferzano il Nord Italia
È la prima pioggia del mese e ha già fatto i danni di una stagione. È finita l’estate, si archivia con un colpo di spugna che porta (appunto) acqua e temporali (soprattutto al Nord, ma non solo), raffiche di vento, trombe d’aria e disagi (quello un po’ dappertutto ché, se c’è qualcosa che unisce per davvero il Paese, è il fatto che basti una mezza giornata di maltempo per andare in tilt). Ci sono le macchine che avanzano nell’acqua, quasi planano, di alcune vedi a malapena il tettuccio che affiora. Ci sono le frane, i blackout, i fiumi che straripano, i crolli, le allerte che si rincorrono, arancioni, rosse, i bacini sorvegliati speciali.
A Feletto, nel Canavese, in provincia di Torino, un agricoltore di 58 anni sta lavorando in un terreno, è a bordo di un trattore quando il torrente Orco, che improvvisamente entra in piena, lo travolge. Trascina entrambi, lui e il mezzo, la forza di quell’acqua fangosa che non si ferma davanti a niente, che si abbatte su ogni cosa. Lì, nel greto dell’Orco, qualche ora dopo, affiorerà una ruota gommata del trattore: dell’uomo, invece, non si sa nulla, è disperso, gli angeli del soccorso lo stanno cercando, ma non è facile. L’acquazzone non concede alcuna tregua.
La sua è sicuramente la situazione più critica, perché in ballo c’è una vita da salvare e, quando è la pelle che è in pericolo, il resto passa tutto in secondo piano. Ma non è l’unica. Sempre in Piemonte viene evacuato un rifugio a Bardonecchia; un altro torrente, il Gerardo, esonda e fa crollare due ponti in Val Susa (una cinquantina di persone evacuate e una borgata completamente isolata), il Comune di Villar Perosa è invaso dal fango e dai detriti, mentre la sala operativa della protezione civile regionale monitora l’avanzamento di quel che avviene.
Come a Milano, dove inizia a piovere all’alba, alle 5.30 del mattino, e dove in sei ore, cioè fino alle 11.30, cadono 110 millimetri di acqua (nella zona ovest), 60 (in centro) e 45 (a Lambrate). In città l’allerta è arancione: dopo un agosto caldissimo, da afa, la prima perturbazione atlantica abbassa il termometro di otto gradi e fa squillare il centralino dei vigili del fuoco (a ripetizione).
I sottopassi sono allagati (in quello di via Silla quattro vetture rimangono in panne; in quello di viale Rubicone gli automobilisti camminano sui tetti delle macchine), i tombini straripano, un accesso al tribunale viene chiuso per precauzione, i fiumi iniziano a fare paura. Prima di mezzogiorno la vasca di laminazione del Seveso viene attivata, ma alle 14.35 l’esondazione c’è lo stesso (durerà circa due ore, un tempo che sarebbe stato almeno il doppio senza la vasca): poi è la volta del Lambro che supera «quota 2.60 in via Feltre» (lo rende noto l’assessore meneghino alla Protezione civile Marco Granelli) e si evacuano alcune comunità che vivono nei paraggi, si tiene sotto osservazione tutto quello che si riesce, si fanno i salti mortali perché da un lato la metropolitana è chiusa (per una tratta) e dall’altro neanche si contano i treni in ritardo, i convogli cancellati, i tram e i bus deviati o sostituiti. Persino Radio Popolare «per la prima volta nella nostra storia» deve sospendere le trasmissioni: si allaga, infatti, pure la centralina dell’elettricità che serve la frequenza meneghina.
A Peschiera Borromeo, nell’hinterland, i vigili del fuoco salvano un uomo e una donna, sono disabili entrambi, che l’acqua aveva bloccato all’interno della loro abitazione. Epperò gli interventi che si susseguo sono oltre il centinaio.
In Liguria, nel Ponente, si registrano frane e un vento a 100 chilometri orari che fa cadere gli alberi, i cartelloni e i gazebo. A Ventimiglia è chiuso l’ultimo tratto dell’Aurelia bis. La linea ferroviaria tra Finale Ligure e Loano viene riattivata solo in mattinata, ci sono detriti lungo i binari. In Veneto la protezione civile dirama l’allerta rossa sui bacini del Brasso Brenta Bacchiglione e del Basso Piave: gli allagamenti principali riguardano i territori di Rovigo, Crepono, Ceregnano e Villadose. A Venezia torna l’acqua alta.
Non c’è solo il settentrione. Una tromba d’aria colpisce Marina di Grosseto, in pochi secondi fa volare ombrelloni, lettini e gli arredi dei lidi. Non ci sono feriti (almeno quello), ma una frana a sud di Roma blocca i treni suburbani per Nettuno e a Bari un violento acquazzone costringe alla chiusura del sottovia Duca degli Abruzzi (in centro) e del sottopasso di via Bruno Buozzi. A Trieste, invece, la pioggia che non dà tregua obbliga a rinviare persino l’intervento di disinfestazione delle zanzare contro la dengue, che era in programma per ieri sera ma che verrà effettuato nella notte a venire.
La burrasca di fine estate, però, dura relativamente poco. Già a cominciare da oggi il ciclone nordico dovrebbe spostarti a ovest, verso la Spagna, regalando a tutta l’Italia ancora un paio di giorni soleggiati (domani, al centro sud, potrebbero addirittura toccarsi massime “africane”). Sarà la settimana prossima, invece, a segnare un netto cambio climatico, ancora una volta soprattutto al nord, con valori che potranno scendere anche sotto la media stagionale. Un “ribaltone” meteorologico, insomma. Speriamo non anche violento.