il Fatto Quotidiano, 6 settembre 2024
Il sospetto in FdI: “Non Arianna, forse il complotto era contro Genny”
E se il “complotto” di cui si è parlato ad agosto, dopo la prima pagina de Il Giornale, non riguardava Arianna Meloni ma il ministro Sangiuliano? Nei vertici di Fratelli d’Italia ieri molti si chiedevano se ci fosse stato un fraintendimento. Alcuni provano a mettere in fila le date. Perché in quei giorni di agosto succedono due cose. In realtà non sono connesse, ma chi le rilegge oggi dopo il caso Sangiuliano vede – ancora una volta – un disegno diverso. Riavvolgiamo il nastro. 12 agosto 2024: Alex Fiumara, il giornalista fotografo che con il collega Max Scarfone ha scattato le foto di Sangiuliano e Boccia appena vendute a Gente che però non li ritraggono in alcuna effusione, pubblica un post su Instagram spiegando che una “redazione giornalista blasonata” ha preso le sue notizie per poi seguirle in autonomia. Le notizie riguardano un “politico con l’amante”. Due giorni fa al Fatto Fiumara ha spiegato che il politico e l’amante ai quali si riferiva erano Sangiuliano e Boccia. Il caso Sangiuliano in quel momento – siamo al 12 di agosto – però ancora non esiste. Esploderà due settimane dopo, il 26 agosto.
Ma nel mezzo succede altro. Il 18 agosto Il Giornale titola: “Vogliono indagare Arianna Meloni. Ci hanno provato con la premier, ora l’asse giornali-sinistra-procura mette nel mirino la sorella. L’accusa? Il solito traffico di influenze”. Il caso è subito politico: da quel momento si solleva il sospetto del solito “complotto” per colpire Meloni attraverso la sorella. Magari attribuendo al suo compagno dell’epoca, Francesco Lollobrigida, una presunta amante.
Nessuna inchiesta su Arianna Meloni è peraltro mai venuta alla luce. Sallusti nei giorni successivi spiega: “Abbiamo avuto segnali importanti che dopo Ferragosto sarebbe arrivato un avviso di garanzia ad Arianna Meloni”. Per Meloni quel che scriveva il direttore de Il Giornale era “molto verosimile”.
In quel giorni inoltre si scrivono molti retroscena sulla convinzione nel governo dell’esistenza di un complotto. Oggi qualcuno rivede quel periodo con altri occhi, attraverso il caso Sangiuliano. Come se si fosse scoperto, adesso, che era il ministro – e non più Arianna Meloni – l’obiettivo nel mirino per colpire la premier.