Il Messaggero, 6 settembre 2024
Luca Marinelli ha interpretato il Duce
Dopo la proiezione-maratona di M. Il figlio del secolo, otto episodi che avvincono lo spettatore dalla prima scena fino all’ultima con la colonna sonora incalzante di Tom Rowland (parte del duo dei Chemical Brothers), e dopo le ovazioni in sala, una domanda corre di bocca in bocca: «E adesso, dopo questa interpretazione da Oscar, quale altro ruolo altrettanto esplosivo potrà interpretare Luca Marinelli?». Energia magnetica e fascino diabolico, narcisista e spregiudicato, ventre prominente e lenti a contatto scure, l’attore romano è un Mussolini memorabile ma lontano dalla caricatura nella potentissima serie ispirata al romanzo premio Strega di Antonio Scurati, diretta dal regista inglese Joe Wright (Espiazione, L’ora più buia), prodotta da Sky Studios e da Lorenzo Mieli per The Apartment (gruppo Fremantle) in co-produzione con Pathé, Small Forward Productions. In attesa di sbarcare su Sky e in streaming su Now nel 2025, la serie è stata presentata fuori concorso alla Mostra: tra ricostruzione storica e momenti di umorismo nero, racconta l’ascesa del fascismo dal 1919 al 1925, quando la rivendicazione del delitto Matteotti da parte del Duce inaugura un’era funesta per l’Italia che si arrende alla dittatura. Sullo schermo scorrono i furori politici, le menzogne, le donne, la capacità manipolatoria, l’abilità di comunicatore del protagonista: «Abbiamo raccontato il Mussolini uomo e il politico sottolineando l’unicità del personaggio e cercando di entrare nella sua mente», spiega il regista che vede un parallelo tra il fascismo e l’attuale recrudescenza del populismo nel mondo. Di Marinelli dice: «È un genio». Emozionato, l’attore 39enne racconta il ruolo di una vita. Cosa ha pensato quando le hanno proposto di interpretare Mussolini? «All’inizio ho provato uno choc: sono sempre stato un antifascista convinto e ho dovuto prendermi del tempo per decidere se accettare il ruolo».E cosa l’ha convinto a trasformarsi nel Duce?«La forza del libro di Scurati, coraggioso e intelligente, la sceneggiatura firmata da Stefano Bises e Davide Serino, l’incontro con il regista Joe Wright. Ho capito di avere le spalle coperte, sapevo che avrei potuto lavorare fianco a fianco con loro per costruire il mio personaggio».Da dove è partito?«Ho capito che per fare il mio lavoro onestamente avrei dovuto sospendere il giudizio per tutto il periodo delle riprese, sette mesi. È stata una scelta sofferta, la più dolorosa della mia vita. Ma una volta finita la serie, sono tornato antifascista».Come ha preparato la sua interpretazione?«Ho letto il libro di Scurati, ovviamente, ho studiato, guardato i cinegiornali dell’Istituto Luce che tuttavia, sotto il diretto controllo del Duce, proponevano un’immagine a senso unico mostrandolo trionfante. Per capire chi fosse veramente mi è stata molto utile la descrizione “fuori dai denti” dell’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli che affiancò Mussolini nel 1938, durante la visita di Hitler a Roma».Cosa vorrebbe che arrivasse al pubblico?«L’importanza del progetto e la consapevolezza che siamo tutti ignoranti, a cominciare da me: non abbiamo ancora fatto i conti con il passato, non sappiamo cosa ha preceduto i tempi in cui viviamo. “Guardatevi intorno, siamo ancora tra voi” dice Mussolini all’inizio della serie. Lo studio della storia è fondamentale. E il libro di Scurati è un ottimo punto di partenza».Perché ogni tanto guarda in camera e spiega allo spettatore le sue intenzioni?«Per prendere le distanze dal mio personaggio, per dissociarmi dalle sue azioni». È giusta, secondo lei, l’immagine che abbiamo di Mussolini?«Considerarlo come il male assoluto, definirlo pazzo è un errore. È stato una persona come noi: solo accettando questa verità si può dare un giudizio. C’è anche un lato umoristico: l’istrionico Mussolini è stato considerato una bestia da palcoscenico. Ma come vediamo alla fine del quarto episodio, quando agguanta il potere si dimostra per quello che è. E non guarda più in faccia nessuno. Spero che la serie risvegli le coscienze».