La Stampa, 6 settembre 2024
Caccia alle streghe fra gli uffici del ministero della Cultura
No, non è certo più quell’atmosfera allegra e positiva che si respirava fino a qualche mese fa, sebbene in costanza di guasconate e di uscite rocambolesche che hanno sempre contraddistinto il dicastero. Non si scherza e non si ironizza bonariamente come avveniva prima nei corridoi del ministero della Cultura. In quella che in molti chiamavano fucina di idee, ora regna lo sconcerto, la paura. Un gentile Caronte ci traghetta tra le acque agitate e le sponde irte di un paesaggio a loro sconosciuto. «Aria pesante, tutti contro tutti, caccia alle streghe. Tu hai detto, tu non hai detto».Non si parla al telefono, il rischio intercettazione è alto, o almeno tale si percepisce. Si lavora, male, tutti sanno chi è a rischio e chi no, chi dovrà fare gli scatoloni e chi potrà sperare ancora nel futuro. Perché una cosa è certa: tutti sono pronti a scommettere che il ministro Sangiuliano difficilmente mangerà castagne, figuriamoci il panettone. E non parliamo del G7 infelicitato ma persino della grave compromissione di Pompei quale Capitale della Cultura 2027. Occasione data per scontata, oggi non più. Eruzione i cui lapilli non smettono di cadere incandescenti. E non è più nemmeno il tempo, ci dicono, di ironizzare sullo scandalo che imita la serie di Shonda Rhimes o di “Between Two Ferns”, non è “Revolution” e nemmeno “The Collapse”. Di thriller politico alla “Occupied” ha poco e nulla. Tutto per ora è fermo e compresso, le nomine bloccate, l’attività in stand by. Invece no, nelle ultime ore tutto è ripreso frenetico come se il tempo fosse poco e si volesse lasciare la casa a posto prima del trasloco. Per esempio la riforma dei dirigenti del Mic firmata ieri sera, oppure le Commissioni del Cinema che erano rimaste bloccate quanto quelle delle Fondazioni liriche. Commissioni scadute che non possono essere rinnovate e anche la convenzione con la Rai. Tutto però ha subito un’accelerata che sembra figlia appunto della condizione vigente. L’unico luogo rimasto coeso e pronto a far quadrato sembra proprio essere il Gabinetto del ministro Sangiuliano dove si sono stabiliti rapporti sinceri di stima, in alcuni casi anche amicizia. La compattezza dunque è d’obbligo, tutti pronti a mettere la mano sul fuoco che quelle telefonate registrate e quei documenti non sono usciti dal loro ufficio e che Maria Rosaria Boccia non è mai venuta a conoscenza del lavoro che si sta facendo per il G7. Alcuni però lamentano mancanza di sincerità da parte del loro “capo” amato a rispettato come tale. Ha fatto tutto da solo. Anche la nomina di Boccia a responsabile dei grandi eventi? Ad essere firmata è stata solamente la richiesta di nomina, si insiste da quelle parti. E quando lo staff chiedeva spiegazioni sulla presenza sempre più consueta della imprenditrice pompeiana, lui rispondeva che si trattava di un’amica, conosciuta in campagna elettorale e di cui aveva apprezzato le doti organizzative.Poi, il ministro non ha parlato più. Dopo le scuse fatte anche ai suoi collaboratori si è chiuso nel suo ufficio. «È mortificato, piange. Crocifisso per un momento di debolezza». E adesso? Coloro che si sentono in salvo già pensano al dopo Sangiuliano e a come riposizionarsi. I più accorti l’hanno già fatto, tutti uomini e non caporali, scommettono sui papabili a guidare il Mic. Si fa il nome di Alessandro Giuli, attualmente presidente del Museo Maxxi, del sottosegretario Gianmarco Mazzi ma soprattutto di Pietrangelo Buttafuoco, celebrato presidente della Biennale di Venezia che ha raccolto talmente tante lodi da destra e da sinistra da essere oramai giudicato buono per ogni minestra. Dunque perfetto per togliere tutti dall’imbarazzo