la Repubblica, 6 settembre 2024
L’Inghilterra spegne l’ultima centrale a carbone
Di questi tempi, nel Regno Unito, la serie televisiva più seguita dal pubblico e applaudita dai critici è “Sherwood”, in cui Robin Hood e i suoi arcieri c’entrano poco: il tema sono le ferite rimaste a tutt’oggi nella comunità locale per il braccio di ferro tra scioperanti e crumiri all’epoca della chiusura delle miniere di carbone, negli anni del governo conservatore di Margaret Thatcher. La serie è ambientata vicino a Nottingham, nelle Midlands, le “terre di mezzo” dell’Inghilterra, una cintura operaia in gran parte deindustrializzata, prima dalle privatizzazioni della lady di ferro, poi dalla globalizzazione. E adesso, nella medesima contea di Nottingham, dopo le miniere sta per chiudere anche l’ultima centrale elettrica a carbone dell’intero Regno Unito.Le fornaci alte 50 metri di Ratcliffe- on-Soar rimangono già spente per la maggior parte del tempo. Alla fine di settembre la centrale smetterà definitivamente di funzionare, simbolo della transizione che ha portato questo Paese a trarre da centrali a gas, pale eoliche e pannelli solari il fabbisogno elettrico nazionale, per ridurre sempre di più le emissioni di diossido di carbonio e combattere il cambiamento climatico in linea con gli obiettivi delle Nazioni Unite. Sarà un momento storico. Il Regno Unito è stato il primo Paese al mondo ad aprire una centrale elettrica a carbone, nel 1882, a Londra, in piena rivoluzione industriale. Fra poche settimane diventerà il primo membro del G7 a smettere di usare il carbone per generare elettricità: con un anno di anticipo rispetto all’obiettivo fissato nel 2021 dall’allora primo ministro Boris Johnson, che voleva dimostrare la leadership britannica al summit annuale dell’Onu sul clima a Glasgow. Il nuovo governo laburista guidato da Keir Starmer arriva al traguardo di decarbonizzare completamente l’economia prima dell’Italia, che prevede di riuscirci (con l’eccezione della Sardegna) entro fine 2025, del Canada, che ha indicato come data il 2030, della Germania, che parla del 2038.A un certo punto a Downing Street era sembrato che l’obiettivo fosse irrealizzabile in tempi così brevi: dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, il governo disse a varie centrali a carbone che dovevano chiudere nell’autunno di quello stesso anno di rimanere operative, per timore che, senza il gas di Mosca colpita da boicottaggio e sanzioni, la popolazione avrebbe rischiato di passare l’inverno al freddo e al buio. Ma Londra ha trovato fonti altrove e il passaggio a un’energia sostenibile è andato avanti a ritmo sostenuto. In poco più di trent’anni, è cambiato tutto. Nel 1990 il carbone produceva l’80 per cento dell’elettricità del Regno Unito. Loscorso anno, la quota di elettricità nazionale prodotta dal carbone era scesa all’1 per cento, con il 34,7 per cento proveniente dal gas, il 32,8 per cento da vento e sole, l’11,7 per cento da bioenergie e il 13,8 per cento dalle centrali nucleari. E ora il carbone sta per scendere a zero.Tre fattori hanno permesso la crescita delle energie rinnovabili, nota ilFinancial Times : il sostegno finanziario governativo, il calo dei costi di produzione e il progresso tecnologico. «Siamo in un viaggio in cui non conosciamo tutte le risposte», dice al quotidiano della City Simon Harrison, ricercatore della Royal Academy of Engineering. «Le svolte più importanti verranno da tecnologie di cui non sappiamo ancora niente». Non sarà un viaggio semplice, anche perché il Regno Unito sarà sempre più dipendente dall’elettricità, con i consumatori e le aziende incoraggiati a passare alle auto elettriche e al riscaldamento elettrico. All’inizio del prossimo decennio potrebbero esserci periodi critici, quando la graduale chiusura delle centrali a gas sarà più rapida dello sviluppo di pale eoliche e pannelli solari. Pure il pubblico dovrà imparare a collaborare, predicono gli esperti, per esempio ricaricando le batterie delle auto di notte, quando la domanda di energia è più bassa.Ma il viaggio degli inglesi verso un futuro sostenibile è cominciato, per giungere al prossimo traguardo, zero emissioni nocive entro il 2050: quando si stima che il fabbisogno di elettricità sarà raddoppiato rispetto al presente, per cui strada facendo dovranno affidarsi sempre di meno al gas, sempre più alle energie rinnovabili. Intanto, diversamente dai minatori del Nottinghamshire, l’imminente chiusura non suscita proteste fra gli ultimi 170 dipendenti della centrale di Ratcliffe, aperta negli anni Sessanta e capace di fornire da sola elettricità a due milioni di abitazioni. Alcuni degli operai resteranno per occuparsi della demolizione dell’impianto, altri cercheranno lavoro, qualcuno andrà in pensione. È la fine di un’era: l’addio del Regno Unito all’elettricità a carbone.