Corriere della Sera, 6 settembre 2024
Ancora sul maxi rimpasto voluto dal presidente Zelensky
Non sono bastati i tweet e le telefonate dell’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, per salvare il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Le sue dimissioni sono state approvate dal Parlamento e il sostituto già nominato.
Il maxi rimpasto voluto dal presidente Zelensky per «dare energia nuova» al governo in questa fase cruciale della guerra procede spedita con pochi mugugni. Oleksii Honcharenko, uno dei rari deputati critici nei confronti di Zelensky, ha detto che il «governo è ormai una dépendance dell’ufficio presidenziale». Un altro, Yaroslav Zhelezniak, ha dichiarato alla stampa locale che «non importa chi si dimette e chi subentra, tanto resterà tutto come prima, con gente nel governo fedele a Yermak», il capo dell’amministrazione presidenziale. «Perché in ogni caso tutti sono fedeli a lui».
Il rimescolamento non ha l’apparenza di una reazione umorale, frutto di chissà quale litigio o scandalo. Piuttosto sembra essere stato preparato per tempo. Quasi nessuno viene silurato, ci sono porte girevoli a disposizione di tutti. L’uscente Kuleba, ad esempio, è in predicato di diventare ambasciatore a Bruxelles dove i suoi rapporti con i partner europei saranno comunque utili. Il suo posto agli Esteri, il più importante, va ad un vice. Sei mesi fa dall’ufficio presidenziale era stato nominato Andriy Sybiha proprio per affiancare Kuleba. Il tempo di imparare, conoscere la macchina e gli interlocutori e Sybiha è diventato ministro. Il transito dall’ufficio presidenziale pare essere stato determinante.
Diplomatico di carriera, ex ambasciatore in Turchia, Sybiha era stato chiamato dal potente capo dell’amministrazione Andrij Yermak a fargli da vice per le relazioni internazionali. Ci dev’essere stata buona chimica tra i due e dopo due anni nell’ombra, ora Sybiha diventa responsabile dell’intero apparato diplomatico. È chiaro, però, che il capo resta Yermak.
Altri due vice di Yermak che vengono piazzati al governo sono Oleksiy Kuleba e Mykola Tochytskyi. Il primo riceve il dicastero delle Regioni e delle Infrastrutture, in termini monetari uno dei più ricchi in assoluto. Il secondo quello della Cultura e dell’Informazione strategica, in sostanza la prima linea nella battaglia per il consenso e per contrastare la propaganda russa.
Più tecniche le altre scelte. Sono in maggioranza quarantenni o trentenni, in buon equilibrio tra maschi e femmine. Olha Stefanyshyna, avvocata, già vicepremier per l’integrazione con l’Unione europea. Mantiene quell’incarico e aggiunge quello di ministro di Giustizia. Ha la fiducia dei partner europei e l’arduo compito di sradicare la connivenza tra magistratura e amministratori corrotti. Vitaliy Koval da responsabile per le privatizzazioni diventa ministro dell’Agricoltura. Si tratta sempre di trovare nuove entrate. Herman Smetanin, a 32 anni è l’enfant prodige della compagnia. Ingegnere, già direttore di una fabbrica di carri armati, ha dimostrato di portare ottimi risultati durante i 12 mesi in cui ha diretto l’UkrOboronProm. La produzione di bombe è cresciuta drasticamente. Guiderà l’intero comparto come ministro dell’Industria strategica.
All’Ambiente va Svetlana Hrynchuk, già sottosegretaria nello stesso dicastero e advisor per l’ecologia in quello delle Finanze. Dalla società civile viene pescata la nuova ministra per i Veterani. Si chiama Nataliia Kalmykova, laurea in Medicina, aveva già guidato il Fondo nazionale per i reduci e un’associazione per i feriti di guerra.