Corriere della Sera, 6 settembre 2024
«Nel sonno ci è venuto da pensare che fosse iniziato un bombardamento e i tuoni fossero missili Iskander»
Ruslan Oleksijovych Stefanchuk, 48 anni, ieri notte a Verona si è svegliato di soprassalto in pieno temporale. «Non solo io, tutta la delegazione ucraina – dice —. Nel sonno ci è venuto da pensare che fosse iniziato un bombardamento e i tuoni fossero missili Iskander russi». Stefanchuk è a Verona perché come presidente della Verkhovna Rada, la Camera dei deputati di Kiev, è invitato al G7 dei vertici parlamentari che si chiude oggi.
Stefanchuk, com’è la situazione per la popolazione civile?
«Purtroppo la Russia sta dimostrando al mondo che non intende fermarsi con i suoi atti di terrore. Questi ultimi giorni e notti sono stati assolutamente orribili. Continuano a uccidere e terrorizzare la popolazione civile».
Come reagisce l’opinione pubblica?
«La gente tiene duro, non molla, ma vuole che la guerra finisca. E ci sono solo due modi perché finisca: o la Russia si ferma; oppure si danno all’Ucraina, rapidamente, le armi necessarie per fermare la guerra».
Le difese aeree sono chiaramente incomplete. Gli alleati devono fornirne di più?
«Assolutamente. La Russia sta portando attacchi combinati e li sta perfezionando, perché usa ogni volta mezzi e approcci diversi. Dunque ci servono più munizioni: è inaccettabile avere le batterie, ma non avere abbastanza proiettili per abbattere i missili balistici che arrivano dalla Russia. E vorremmo gli altri F16 che ci sono stati promessi, sono molto efficaci nel respingere gli attacchi aerei. Poi servono delle innovazioni».
Quali innovazioni?
«Primo, far sì che i Paesi ai confini occidentali dell’Ucraina abbattano i missili e i droni russi non solo se passano dal loro spazio aereo, ma anche nello spazio aereo ucraino: sparando dall’interno dei loro confini nel cielo sulla parte occidentale del nostro Paese. Secondo: dobbiamo poter usare le armi che ci sono state fornite nel pieno della loro capacità, per distruggere i siti di lancio da cui partono gli attacchi».
Sareste in grado di farlo?
«Secondo le nostre stime, ci sono circa venti aeroporti in Russia vicini al confine ucraino dai quali partono gli attacchi. Dobbiamo distruggerli. Non prendiamo mai di mira i civili, né le infrastrutture civili, solo i siti russi che rappresentano una minaccia militare o servono all’apparato militare-industriale. L’autodifesa è un diritto».
Presidente, a differenza di tutti gli altri Paesi del G7 e di quasi tutti gli alleati della Nato, il governo di Roma non vuole che l’Ucraina usi in territorio russo gli aiuti militari italiani. Che ne dice?
«Siamo veramente grati al governo italiano, alla gente, al presidente Sergio Mattarella, al Parlamento. Apprezziamo tutto il vostro sostegno. Il fatto stesso che io sia qui è una grande opportunità. Ma non ci possiamo difendere con le braccia legate. In questo momento, mentre parliamo, c’è un allarme aereo su tutta l’Ucraina perché un Mig 23, un caccia russo, è decollato. Quell’aereo trasporta missili ipersonici. Fossimo stati autorizzati in tempo a usare le armi occidentali sugli aeroporti da cui decolla, quel jet sarebbe già stato distrutto».
C’è appena stato un grosso rimpasto nel vostro governo, molti ministri hanno presentato le dimissioni nelle sue mani. Molti ucraini e sostenitori dell’Ucraina nel mondo si chiedono se a Kiev non ci sia un eccessivo accentramento del potere – e delle informazioni – nelle mani del presidente Volodymyr Zelensky.
«Il governo attuale è quello durato più a lungo nella storia dell’Ucraina. Ha gestito la pandemia e la guerra. Alcune componenti di questo esecutivo, che è molto stabile, hanno bisogno di un aggiustamento. C’erano cinque ministri facenti funzioni. In aree come gli esteri, l’integrazione europea, l’integrazione con la Nato, era molto importante rafforzarsi. Avevamo bisogno di nuove persone».
In realtà tutto sembra concentrato nella mani di Zelensky, non trova?
«Cinque anni fa il presidente ha preso il 75% dei voti e tutti i rami del governo dipendono dal partito che ha avuto un mandato così ampio dagli elettori. Il parlamento, inoltre, resta aperto a tutte le voci: è il fondamento della democrazia».
C’è il rischio che parte della popolazione nei prossimi mesi emigri verso l’Unione europea, perché la rete dell’energia è distrutta e i sistemi di riscaldamento non funzionano più?
«Novant’anni fa la Russia usava un’altra arma contro l’Ucraina, la fame. Eliminava così milioni di cittadini. Ora usa il freddo, cercando di congelare la popolazione. Lo fa da tre anni. L’anno scorso hanno iniziato a distruggere le reti dell’energia e, malgrado tutto, gli ucraini sono rimasti nelle loro case e affrontato l’inverno. Ora stiamo cercando di diversificare le fonti energetiche e proteggere le infrastrutture dagli attacchi. La gente si dota di generatori e sistemi alternativi per resistere, ma davvero ci servono più difese antiaeree. Solo così gli ucraini saranno più protetti e non saranno costretti a lasciare le loro case».