1. L’INCONTRO IN PALESTRA, POI LA LITE IN AUTO UCCISO A COLTELLATE CAPO ULTRÀ DELL’INTER, 5 settembre 2024
COSA C’È DIETRO L’OMICIDIO DI ANTONIO BELLOCCO, IL DISCENDENTE DELLA FAMIGLIA ‘NDRANGHETISTA AMMAZZATO A MILANO DAL CAPO DEGLI ULTRÀ DELL’INTER, ANDREA BERETTA? LA SCALATA DELLA VITTIMA AI VERTICI DELLA CURVA NORD È SOLO LA PUNTA DELL’ICEBERG: DIETRO C’È UN FRUTTUOSO GIRO DI ESTORSIONI, PESTAGGI, TRAFFICO DI DROGA, CONTROLLO DI PANINARI E PARCHEGGI DENTRO E FUORI DALLO STADIO - BELLOCCO AVEVA ALLUNGATO LE MANI SU QUEL BOTTINO, SCALZANDO DI FATTO BERETTA – ORA QUESTO OMICIDIO RISCHIA DI ROMPERE GLI EQUILIBRI DELLA PAX MAFIOSA A MILANO DOVE… -
Estratto dell'articolo di Pierpaolo Lio per il "Corriere della Sera" «Non avevo alternativa. Mi sono difeso, sennò m’ammazzava». Andrea Beretta, 49 anni, (ex?) capo ultrà nerazzurro, lo sostiene immediatamente mentre, mani alzate, si vede piombare davanti i carabinieri. Ha accoltellato a morte Antonio Bellocco — sostiene — come reazione all’agguato a colpi di pistola.
Ma la sua versione reggerà per poco. Troppe le anomalie sulla scena del delitto, e in particolare sull’arma, una pistola Beretta 98 calibro 9 con matricola abrasa, rinvenuta tra il sedile della macchina e la schiena della vittima, senza colpo in canna e senza caricatore, rintracciato sull’asfalto qualche metro più in là.
In serata Berro viene quindi fermato per l’omicidio volontario di Totò Bellocco, 36 anni, rampollo di uno dei più importanti clan ’ndranghetisti, da qualche anno trapiantato a Milano, e che di recente aveva scalato le gerarchie della Curva Nord ai danni dell’«amico» Beretta («Los amigos» è la dicitura che sui social Bellocco scrive sotto un selfie che lo riprende, tra gli altri, proprio con Berro ).
«Sapevo che voleva farmi fuori», ammetterà poi agli inquirenti Beretta durante l’interrogatorio successivo all’operazione per estrargli dal fianco sinistro il proiettile che l’ha raggiunto all’anca. ù Il motivo delle ostilità sarebbe stata l’Opa iniziata da Bellocco per conquistare gli affari che ruotano attorno al tifo organizzato nerazzurro. E più nello specifico, gli incassi di «Milano siamo noi», lo store della Nord a Pioltello. «Non dormivo da quattro giorni, e giravo armato», spiegherà Berro . Quella pistola che, nella sua prima versione, ieri si sarebbe portato dietro Totò , in realtà accompagnava ovunque Beretta da qualche giorno in una fondina ascellare. È lui a sfoderarla nell’incandescente faccia a faccia, durante il quale Bellocco avrebbe rivolto «parole pesanti» al rivale, arrivando a «minacciare me e la mia famiglia».
[…] carabinieri […]recuperano le immagini della telecamera che sta proprio sulla facciata dell’ex capannone che ora ospita la palestra «Testudo[…] Berro ha con sé la pistola e un coltello a serramanico. Una volta in auto le immagini mostrano la macchina far manovra in retro. E poi scartare all’improvviso avanti, senza controllo, fermandosi per inerzia davanti all’ingresso della palestra. È il momento in cui lo sparo rimbomba nel minuscolo abitacolo della Smart
Dall’auto uscirà, ferito ma vivo, solo Beretta. Riverso sui sedili, immobile, resta Bellocco. Ha le gambe che sporgono dalla portiera del lato guidatore. Il braccio sinistro è alzato dietro la testa. Indossa pantaloncini e maglietta blu, sneakers bianche e un borsello a tracolla Louis Vuitton. Il corpo è in una pozza di sangue, il volto imbrattato, la gola squarciata da una coltellata. Il fendente al collo non è l’unico: la lama lo ha raggiunto almeno sette volte, di cui cinque al petto.
Resta da capire cosa sia davvero avvenuto in auto. E cioè, se Berro sia rimasto ferito da uno sparo partito durante la colluttazione, prima che il caricatore si sfili, per poi aggredire mortalmente il rivale con il coltello. O se invece Beretta abbia subito ucciso Bellocco, per poi mettere in scena il suo ferimento, sparandosi al fianco per accreditare la legittima difesa. In entrambi i casi, lo stesso Berro (o qualcun altro) avrebbe poi manomesso l’arma nel tentativo di allontanare i sospetti.
2. I «FRATELLI» DELLA CURVA, DAL CALCETTO AGLI AFFARI I SOSPETTI E LE COSCHE Estratto dell’articolo di Cesare Giuzzi per il "Corriere della Sera"
Andrea Beretta e Antonio Bellocco. Amici inseparabili, abbracci e smancerie sui social nel segno del tifo nerazzurro. E poi Berro e Totò ‘u Nanu . Il primo picchiatore, capo della Curva Nord, daspato per 10 anni da tutti gli stadi, e amico di Roberto Manno legato alla ’ndrangheta di Pioltello. Il secondo, nipote del capobastone Umberto Bellocco, erede di uno dei casati più importanti della ’ndrangheta calabrese con una condanna a 9 anni per associazione mafiosa e il sospetto di un trasferimento a Milano per gestire gli affari dei clan. Ma anche per scalare i vertici della Curva Nord, pur senza comparire nel direttivo ultrà.
E anzi, in curva si faceva vedere pochissimo: un paio di volte, niente più. Eppure, specie negli ultimi tempi, si dice che Bellocco avesse scalzato Beretta dai giri che contano. E che Berro non l’avesse presa per niente bene. Un contrasto noto negli ambienti. Benzina pronta a esplodere. Alla prima occasione.
Martedì sera Beretta e Bellocco sono insieme sul campo da calcetto.
[…] sullo sfondo di una (inesistente) rivalità di tifo ci sarebbero invece affari in comune: estorsioni, pestaggi, traffico di droga, controllo di paninari e parcheggi. Dentro e fuori dallo stadio. Uno scenario in cui, si dice, un astro nascente della ’ndrangheta come Totò Bellocco avrebbe allungato le sue mire — fino a diventare il capo occulto della Nord — e quelle di famiglia.
[…] Uccidere un Bellocco, per di più in quel modo — tagliandogli la gola — è qualcosa che non può restare senza conseguenze, ragionano gli investigatori. Ma è anche una «pazzia» che nella pax mafiosa che da anni governa Milano rischia di rompere equilibri consolidati. Un omicidio che ribalta il tavolo e che richiederà in queste ore l’intervento di tutta la diplomazia ’ndranghetista delle famiglie aspromontane (custodi delle regole della mafia calabrese) per evitare altro sangue. Che poi sarebbe, davvero, ciò che rischia di far saltare il banco.
[…]
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