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 2024  settembre 05 Giovedì calendario

Biografia di Rigivan Ganeshamoorty, discobolo disabile

Che ne sai tu di un campo di grano.
“E io mi alleno in un campo di grano. Prima di partire per Parigi, lanciavo tra una parte trebbiata e l’altra con le spighe ancora da tagliare. Il campo di grano mi è stato messo a disposizione da Allegra Corsetti, pronipote di Antonio, che alla fine dell’Ottocento possedeva l’intera Dragona”.
Rigivan Ganeshamoorty, 25 anni, romano, famiglia originaria dello Sri Lanka, medaglia d’oro nel disco alle Paralimpiadi, primato del mondo ritoccato tre volte di fila tra il secondo e il quarto lancio (25.48 metri, 25.80 e infine 27.06, il precedente record era di 23.80 e apparteneva al brasiliano Andre Rocha). Nel 2017 a Riggi, come lo chiamano ovunque dopo l’intervista concessa alla Rai sulla scia del trionfo parigino, fu diagnosticata la sindrome di Guillaim-Batté, patologia che provoca la progressiva paralisi degli arti, prima inferiori e poi superiori. Nel 2019, una caduta gli procurò una lesione cervicale, aggravando la situazione. La frequentazione dell’ospedale Santa Lucia di Roma, specializzato nella neuroriabilitazione e all’avanguardia nello sport per disabili, gli ha cambiato la vita.
“Spero che non chiudano il Santa Lucia. Tira una brutta aria. In quella struttura sono rinato. Lo sport mi ha dato motivazioni fortissime. Ho cominciato con il basket in carrozzina: vedevo quegli atleti giocare con una grinta incredibile e decisi di provare. Poi l’atletica, ma mi ritrovai un tecnico troppo duro, inadatto a mio avviso a occuparsi di disabili. A quel punto, la scherma. Sciabola. Mi piaceva tantissimo, ma mi fermarono, nel timore che si potesse rompere la cannula dell’ossigeno. Devo usarla perché con la malattia si sono creati problemi di saturazione. A quel punto, sono tornato all’atletica e ho avuto la fortuna di incontrare Nelio Piermattei, presidente della Anthropos, la maggiore polisportiva paralimpica italiana”.
Come si manifestò la malattia?
Esplose nel 2017, ma già all’età di 14 anni avevo avuto i primi problemi, con i dolori ai talloni e un senso diffuso di fatica. La caduta nel 2019 avrebbe potuto affondarmi, ma lo sport mi ha riportato a galla. Il periodo peggiore è stato quello durante il Covid, con le chiusure. Mi sentivo soffocare.
Dragona è la sua casa.
Sono nato e cresciuto in questo quartiere. Ho fatto le scuole elementari e medie. I miei amici, il mio mondo è Dragona. C’è un’umanità profonda.
Dragona: dallo sbarco di Enea a Enrico Brignano.
Incontrai Enrico in un negozio quando non ero ancora stato colpito dalla malattia. Gli dissi che anche io sono di Dragona. Fu molto gentile. Ogni tanto vedo spezzoni dei suoi spettacoli. Voglio dirgli una cosa. ‘Ascolta Enrì, non parlà solo delle buche di Dragona: i tombini so’ peggio. Uno ogni tre metri. Le macchine se sfonnano’.
La premier Giorgia Meloni le ha scritto un messaggio di complimenti.
La ringrazio. E ringrazio il sindaco Gualtieri che mi ha telefonato lunedì.
Si sono fatti sentire anche i razzisti, insultandola sui social.
Ignoranti, nel pieno senso della parola. Ignorano che il mondo sta cambiando, ignorano che le persone non vanno giudicate ed emarginate per il colore della pelle, ignorano che ci sono tanti ragazzi nati in Italia, cresciuti in Italia e con studi compiuti in Italia. L’unica differenza è che abbiamo genitori originari di altri paesi. La mia medaglia appartiene a tutti gli italiani, anche a quelli che mi insultano.
Appartiene anche al generale Vannacci che propone classi separate per i disabili e ha detto di Paola Egonu “i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”?
Non lo conosco, ma questa medaglia appartiene anche a lui. Italiano io, italiano lui. Se poi quelli come lui non mi accettano, non è un mio problema.
Meglio l’umanità di Dragona.
A Dragona mai avuto problemi. Nessuno mi ha mai discriminato.
I legami con lo Sri Lanka?
I miei appartengono alla minoranza tamil. Nello Sri Lanka si è combattuta una delle guerre civili più lunghe del mondo, dal 1983 al 2009. Parlo male la lingua ed evito: alcuni connazionali mi prendono in giro.
Instagram rilancia le sue foto a bordo di aerei.
Mi sarebbe piaciuto diventare pilota. Era il mio sogno.
Dove si sente a suo agio?
In acqua. In piscina non sento i dolori alla schiena e mi sembra di essere nuovamente in piedi.
Un ostacolo da rimuovere tra le tante barriere quotidiane?
Vorrei gli ascensori e gli scivoli nella metropolitana. La giunta Raggi aveva fatto qualcosa. Alla stazione di San Paolo Ostiense quelli come me sono perduti. Chi progetta non è sensibile a questi problemi. Avessero un figlio disabile, farebbero sicuramente qualcosa di utile per aiutarci.
Torna a Dragona da supereroe.
Io invece voglio solo la normalità.
Ha fatto un giro della Capitale francese?
Mi piacerebbe. Chissà quando ce ricapito.
Nelle foto sui social c’è anche uno splendido cane, un alano.
Athena, un anno e mezzo. Mi adora.
Alice non lo sa.
Alice è la mia fidanzata. La conosco da quando eravamo bambini. Ci siamo ritrovati un paio di anni fa. Mi aiuta negli allenamenti. Alice lo sa.