Il Messaggero, 5 settembre 2024
Biografia di Giuseppina Bonaparte Biografia di Josephine Beauharnais
«Posso dire che è stata la donna che ho più amato». Così Napoleone parla della prima moglie, la “piccola creola”. Che alla nascita, nel 1763 alla Martinica, si chiamava Marie-Joséphe-Rose de Tascher de la Pagerie. Ma verrà ricordata come Joséphine, Giuseppina. Era stato Bonaparte ad attribuirle quel nome. Nei primi tempi, l’allora generale era gelosissimo di quella “femme fatale”, più grande di lui di sei anni. Per cui le aveva dato un nome nuovo, a riprova di un’imperiosità già molto “napoleonica”. Venuta al mondo sotto il sole dei Tropici nella piantagione di famiglia, Rose cresce in un’atmosfera opulenta, pigra, sensuale, libera, pervasa dal profumo della canna da zucchero e dei fiori. Un giorno, si reca insieme a sua cugina Aimée a consultare una profetessa. Ad Aimée viene detto che «sarà regina»; all’altra viene vaticinato un primo matrimonio infelice, una vedovanza e poi una corona. «Tu sarai più che regina». Nel 1779, la fanciulla va in Francia per sposare il visconte Alexandre de Beauharnais. In seguito nasceranno Eugenio e Ortensia. Dopo varie vicissitudini, il rapporto si incrina. Il visconte diviene giacobino – siamo in piena Rivoluzione – ed entra all’Assemblea Costituente. Non basta a tenerlo al riparo durante il Terrore, il cui “pontefice massimo” è Robespierre dalla dogmatica vanità. Nel marzo 1794 Alexandre viene arrestato e la moglie subisce la stessa sorte. Lui viene ghigliottinato, Rose si salva grazie a Termidoro. Si apre il Direttorio: le donne godono di grande potere e i salotti sono di moda. Fra le signore in vista c’è la “vedova Beauharnais”, amante del potente Paul Barras. Oltre a fare la bella vita e affascinare tutti con la dolce voce e le bianche braccia, frequenta la veggente Lenormand, che le dice: «Gli uomini sono il vostro asso nella manica uno di loro, un generale, vi porterà molto in alto». Di lì a poco, Rose conosce un giovane generale goffo e a disagio nell’alta società. Si tratta di Napoleone. Inaspettatamente, questi diventa una star perché stravince ovunque. E si innamora della «cittadina Beauharnais», che nei primi tempi è assai scettica. Comunque inizia una relazione, il generale inonda la sua bella di lettere appassionate. «Mi risveglio pieno di te». E nel marzo 1796 la sposa. Grato per essere stato liberato di quell’amante dispendiosa, Barras lo nomina comandante dell’Armata d’Italia. L’epopea può iniziare.«Sei l’oggetto perenne dei miei pensieri». «Non ho passato un giorno senza amarti, una notte senza stringerti fra le braccia», scrive Napoleone alla moglie rimasta a Parigi. Lei però si fa beffe dello sposo, dicendo con trasparente allusione: «Bonaparte, Bon à rien». «Mio marito non mi ama, mi adora, temo che diventerà pazzo», lo commisera. Alla fine scende nella penisola, ma si porta dietro l’amante Hippolyte Charles. Detestata dalla famiglia Bonaparte, Giuseppina è comunque utile al marito: lo introduce nel bel mondo, ne raffina i modi, lo avvicina alla nobiltà. Ha acquistato la residenza della Malmaison, perfetta per tessere relazioni, dove Napoleone trascorrerà giorni felici. Purtroppo questi scopre il tradimento, vorrebbe divorziare, alla fine cede alle preghiere di Eugenio e Ortensia. Ma la delusione è devastante e lo segna per sempre. Durante la Campagna d’Egitto, gli inglesi intercettano le sue lettere private e le pubblicano, felici di far conoscere al mondo le sventure amorose di quel generale troppo fortunato in guerra.Per avere protezione (e per denaro), la sventata Giuseppina si lega al ministro della Polizia Fouché e gli rivela che il marito sta segretamente tornando dall’Egitto. Si giunge al novembre 1799 e a Brumaio. Con il colpo di stato, Bonaparte diviene Primo console. Cominciano, per lui e per la Francia, gli anni migliori dell’epopea, quelli delle riforme, dei Trattati, della meritocrazia, del genio. Non manca qualche grave incidente di percorso, come l’esecuzione del duca d’Enghien, a torto considerato il capo delle congiure contro il Primo console. Questi è stato istigato da Talleyrand e inutilmente Giuseppina tenta di dissuaderlo. La creola è preoccupata perché non riesce a dare un figlio al marito. E teme le di lui ambizioni. «Bonaparte, ti prego, non ti fare re!», lo implora. Ma è inutile. Il Senato lo proclama imperatore nel maggio 1804. Nel mese di dicembre, lui e Giuseppina vengono incoronati nel fastoso Sacro di Notre-Dame, dipinto da David.Dopodiché, tutto cambia. Napoleone vuole un erede a cui lasciare l’Impero. «La politica non ha cuore, solo testa» proclama quando decide di divorziare, nel 1809. «Se mi lasci, Bonaparte, ti porterà sfortuna!», gli grida Giuseppina. Ma all’orizzonte ci sono le disgraziate nozze con Maria Luisa d’Asburgo. La «piccola creola» muore di polmonite nel 1814. Napoleone, ormai, è caduto. Dopo i Cento Giorni passa qualche tempo alla Malmaison e pensa con nostalgia alla prima moglie. «Non ho mai conosciuto una donna così piena di grazia». Ad attenderlo, c’è l’amaro esilio di Sant’Elena: prima di morire, però, guarderà un’ultima volta la miniatura di colei che era detta «l’Incomparabile».