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 2024  settembre 05 Giovedì calendario

Volvo rununcia al 100% elettrico

Marcia indietro di Volvo sull’elettrico. Il gruppo svedese, di proprietà della cinese Geely, ha «deciso di modificare le sue ambizioni in materia di elettrificazione in considerazione delle mutevoli condizioni di mercato e delle richieste dei clienti», si legge in un comunicato del gruppo scandinavo. «Guardando al futuro, Volvo Cars punta a far sì che entro il 2030 il 90-100 percento del suo volume di vendite globali sia costituito da auto elettrificate, ovvero un mix di modelli sia completamente elettrici che ibridi plug-in, in sostanza tutte auto con un cavo», prosegue la nota. «Il restante 0-10 percento consentirà la vendita di un numero limitato di modelli mild hybrid, se necessario. Ciò sostituisce la precedente ambizione dell’azienda di avere una gamma completamente elettrica entro il 2030». Ed entro il 2025 Volvo «prevede che la percentuale di prodotti elettrificati si attesterà tra il 50 e il 60 percento».
La quota di auto completamente elettriche di Volvo Cars si è attestata al 26 per cento nel secondo trimestre del 2024, la quota più alta tra tutte le sue pari premium. La sua quota elettrificata (EV e ibridi plug-in) ha rappresentato il 48 per cento. Volvo, prosegue il comunicato, «rimane impegnata nella sua ambizione a lungo termine di elettrificazione completa. Il piano di investimento a lungo termine e la strategia di prodotto dell’azienda rimangono orientati verso auto completamente elettriche. Non si prevede che l’adeguamento delle sue ambizioni abbia alcun impatto materiale sui piani di spesa in conto capitale dell’azienda», prosegue la nota del gruppo. «Siamo risoluti nel credere che il nostro futuro sia elettrico», ha affermato Jim Rowan, ad di Volvo. «Un’auto elettrica offre un’esperienza di guida superiore e aumenta le possibilità di utilizzare tecnologie avanzate che migliorano l’esperienza complessiva del cliente. Tuttavia, è chiaro che la transizione all’elettrificazione non sarà lineare e clienti e mercati si stanno muovendo a velocità di adozione diverse. Siamo pragmatici e flessibili, pur mantenendo una posizione leader del settore in materia di elettrificazione e sostenibilità».
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«Faremo una manifestazione pubblica, forte, degli imprenditori che diranno: o condividiamo nuove regole o queste sono le chiavi delle imprese, ve le portiamo perché tanto qui non c’è più prospettiva».
L’allarme della filiera dell’automotive parte dagli industriali di Confindustria del Lazio e in particolare da Cassino dove c’è preoccupazione per il rallentamento della produzione auto che si riflette sull’indotto. È il presidente di Unindustria Cassino, Francesco Borgomeo, a farsene interprete dopo le ultime notizie negative, dai dati sulla produzione di Stellantis alla ripartenza di settembre che è «sicuramente più lenta, il numero di auto prodotte è bassissimo», a «Volkswagen che chiude stabilimenti».
Il primo ostacolo da superare in Italia è lo stop della cassa integrazione guadagni a fine anno: se non verrà prorogata «sarà uno scacco matto, al 31 dicembre si chiudono le aziende». Gli industriali dell’automotive hanno «una proposta da portare a tutti i partiti», pensano ad «una manifestazione degli imprenditori» per dar forza alle proposte sulla transizione in Europa e per chiedere al governo «strumenti straordinari». «Chiederò a tutte le aree territoriali dove ci sono fabbriche e filiere automotive di fare una grande mobilitazione degli imprenditori», preannuncia Borgomeo.
Tra le regioni maggiormente interessate c’è l’Abruzzo. Ieri Carlos Tavares ha risposto ad una lettera del presidente della Regione, Marco Marsilio, che nei giorni scorsi aveva esternato le sue preoccupazioni sul futuro dello stabilimento di Atessa. Il ceo di Stellantis ha ribadito che l’impianto «rimane centrale nella strategia» del gruppo, sottolineando però che pesa «una flessione congiunturale dei volumi di mercato» e che c’è un gap di competitività del territorio da colmare: servono «costi energetici ragionevoli, infrastrutture ferroviarie e stradali all’altezza degli standard internazionali e il giusto sostegno ai nostri investimenti attraverso i contratti di sviluppo».
Anche per il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, un segnale forte come la chiusura di due stabilimenti Volkswagen in Sassonia «vuol dire che forse le scelte fatte fino ad oggi non sono andate nella via giusta». Lo scenario da cambiare è quello «ideologico», evidenzia Borgomeo, che ha portato in Europa a decidere lo stop al motore endotermico dal 2035 e l’obbligo di “euro 7” per le immatricolazioni da luglio 2025». Certo, gli industriali non vogliono fermare la transizione, ma chiedono che sia «più intelligente», anche per gli stessi obiettivi green.
«La nostra proposta è molto semplice» spiega Borgomeo «vogliamo che al 2035 tutto il parco auto europeo sia almeno “euro 6”: porterebbe un miglioramento enorme dal punto di vista delle emissioni e della sicurezza mantenendo in vita una filiera e le fabbriche che nel frattempo si orienteranno verso altro». Al contrario, con lo stop al motore endotermico «si venderanno solo macchine elettriche ma ci sarà un parco auto che avrà trent’anni, ammazzando l’industria e danneggiando anche i consumatori». Gli industriali chiedono poi al governo «strumenti straordinari per gestire la transizione».