La Stampa, 5 settembre 2024
Emmanuel Carrère parla del suo libro Ucronia
Emmanuel Carrère guarda alla Storia quasi fosse un trompe-l’œil, un’illusione che può far scivolare, ogni volta, in narrazioni alternative, linee temporali anomale, dall’altro lato dello specchio. Al Festivaletteratura di Mantova, Carrère è appena arrivato per presentare, in dialogo con lo scrittore Vincenzo Latronico, Ucronia (Adelphi), uscito in questi giorni in Italia e in Francia nel 1986, lo stesso anno in cui è uscito I Baffi. Opera atipica per chi ha sempre prediletto il reale. Con sguardo autoptico, Carrère ha scandagliato la follia e il sangue umano dietro le pagine di cronaca, biografie e orrori, brandelli di storia collettiva e individuale (dal passato nazista del nonno all’attentato al Bataclan del 2015) alla ricerca di codici universali. Ha allargato i confini della prima persona singolare a includere la materia trattata, in un continuo gioco di rimandi, prime persone e atti di fedeltà con il lettore. Questa volta, con un saggio che guarda alle mille storie possibili, affonda gli incisivi su ciò che non è stato. «A Utopia, dal greco ou-tòpos: che non è in nessun luogo, corrisponde quindi Ucronia- ou-chònos che non è in nessun tempo», scrive Carrère in Ucronia. Sono le storie non accadute, le linee temporali parallele, a essere la materia dell’ucronia, una materia magmatica tra fake e possibile in cui grandi fatti hanno preso una piega diversa. Svelare i paradossi del tempo (storico ma anche presente, presentissimo) e la fallace concatenazione causa-effetto che fa da collante non è mai stato così facile.Il libro Ucronia è uscito in Francia nel 1986. Le storie non vere e le trame alternative sono sospese nel tempo e nello spazio. Per questo motivo possono essere potenzialmente infinite e perennemente attuali.«Ho scritto Ucronia tanto tempo fa, ora, in questi giorni il libro sta avendo una seconda vita nell’edizione italiana, ancora più viva della prima. Concordo, l’ucronia è atemporale, quindi potenzialmente sempre attuale. Molti miei scritti successivi affondano le radici qui. O, meglio, in un inevitabile bivio. Ucronia significa per me anche scegliere tra ciò che esiste e ciò che non esiste. Dopo aver scritto il libro ho scelto, nei successivi, di scrivere di ciò che esiste, con tutto il rispetto per chi imbocca l’altra via e sceglie di scrivere di ciò che non esiste. È una domanda eterna, è meglio prendere la pillola blu o rossa citando Matrix? Una realtà illusoria o una realtà amara? La scelta del reale per me è stata inevitabile».È un eterno bivio…«Certo, è onnipresente nella mia opera l’idea di biforcazione, il fatto che in ogni istante la nostra vita possa prendere una piega diversa, svoltare, e quando dico in ogni istante intendo letteralmente in ogni secondo. Questo vale per la storia, pensiamo per esempio cosa sarebbe successo se Napoleone non fosse stato sconfitto? Ma anche nella microstoria. È il famoso battito di ali dall’altra parte del mondo che può cambiarci in modo radicale».Il concetto di ucronia proietta un’altra realtà sulla linea cronologica, un’ombra sull’idea che la storia sia una e una sola. Quali parole associa al binomio passato/futuro?«Per risponderle le citerò una frase del Marchese De Sade: “Il passato mi incoraggia, il presente mi galvanizza, e il futuro non mi fa paura"».Come un concetto come quello di ucronia può raccontare l’attualità che stiamo vivendo oggi tra nostalgie, revisionismi storici?«Il libro racconta storie che hanno come caratteristica specifica quella di non essere mai esistite, storie che non hanno avuto l’opportunità di esistere. Tutto ciò che esiste è accompagnato da migliaia di storie che l’opportunità di venire alla luce non l’hanno mai avuta. Ho iniziato a scrivere questo libro come una sorta di gioco quasi vano, seducente da un punto di vista intellettuale scoprendo poi che ha un’ insolita patina di attualità. Siamo circondati da verità alternative, pensiamo agli “alternative facts”, citati da Donald Trump. Questo è un dato storico, il giorno in cui il Presidente degli Stati Uniti ha apertamente negato la verità dei fatti. È una conferma, l’ucronia è ancora per noi».A proposito di realtà alternative in molti si sono fatti in questi ultimi tempi sia che cosa sarebbe successo se quel proiettile che è stato sparato contro Trump fosse arrivato qualche centimetro più in là. Èun pensiero che ha fatto, è una domanda che si è posto, anche solo come suggestione?«Sì, assolutamente. Credo che sia un pensiero che abbiamo fatto tutti ma voglio sperare che riusciremo a sbarazzarci di Donald Trump senza dover pensare a proiettili».Torniamo all’idea di cortocircuito temporale. Perché secondo lei l’idea di utopia ha avuto più successo dell’ucronia? Sognare di tornare indietro ci piace più che fantasticare su civiltà alternative in fondo…«Quando ho scritto il libro Ucronia non c’era assolutamente nulla sul tema, mentre le biblioteche erano pieni di libri sull’utopia. Ora è vero che il concetto di utopia rimando a un tipo di comunità intellettuale. Ma in realtà, se ci pensiamo, il desiderio, la spinta a elaborare e immaginare i modi ideali è molto inferiore rispetto al piacere che proviamo nell’immaginare storie alternative. Pensiamo anche solo a quanto tempo passiamo sognando ad occhi aperti, immaginando che le cose siano andate diversamente da come sono andate. Forse un’ipotesi è questa, che questo tipo di reverie, di sogno ad occhi aperti non ha alcuna utilità sociale, non è atto al benessere delle collettività. Mentre invece immaginare una città ideale, qualche utilità ce l’ha perché si può provare a costruirla. Questo non rende, però, l’ucronia meno presente nelle nostre vite».Fin da bambino era un avido lettore. A cosa sta lavorando in questo momento?«Verissimo. Per me scrivere non è stato né terapia né catarsi. È stata una passione prima infantile, poi adolescenziale. Ho iniziato a scrivere molto presto, incoraggiato da una famiglia in cui la lettura era molto praticata. Io ho sempre letto moltissimo, ho iniziato a scrivere fin da subito per mimesi degli autori che amavo. Ora sto lavorando a un libro sulla storia della mia famiglia. Entrambi i miei genitori sono morti nell’anno appena trascorso. Erano molto anziani, mi trovo in un momento della vita in cui immagino sia naturale volgersi verso ciò che è accaduto». —