Corriere della Sera, 5 settembre 2024
Ernesto Galli della Loggia concede l’onore delle armi a Paolo Flores d’Arcais
Negli ultimi decenni sono stato spesso coperto di contumelie dalle pagine di Micromega: additato alla pubblica esecrazione come complice servile del malaffare nazionale, del malgoverno della destra, della doppiezza degli intellettuali, e di non so di quale altro dei tanti mali italiani. Da Paolo Flores d’Arcais, insomma, fondatore e direttore della rivista, dopo una remota vicinanza di idee e un rapporto personale che non si è spento, mi ha via via diviso tutto: il suo radicalismo aggressivo, la sua faziosità capace di vedere solo il bianco e il nero, il suo moralismo intinto di fanatismo. Di questa siderale distanza sono una prova le dure parole del testo che sono stato invitato a scrivere sul prossimo numero della rivista, numero di commiato perché ultimo, appunto, della direzione di Paolo. Rimasto peraltro ciò che era 40 anni fa: senza una cattedra né un seggio parlamentare.
Ho quindi le carte in regola, credo, per dire che sono rimasto spiacevolmente colpito, però, dal tono sprezzante dell’articolo che sul Giornale Filippo Facci ha dedicato all’uscita di scena di Flores, riducendolo quasi a una macchietta forcaiola. Non solo perché a un avversario che lascia il campo è antica norma di cavalleria concedere l’onore delle armi. Ma perché è un insulto alla verità della nostra storia. Specie tra gli intellettuali la storia d’Italia è stata tutta una storia di estremismi e di faziosità. Da certo repubblicanesimo post-1870 al massimalismo socialista, al «ministro della malavita» e poi al fascismo, al comunismo, a molti ambienti azionisti, per finire con le convulsioni rosse e nere del ’68 e dintorni e i deliri secessionisti della prima Lega. Anche la Voce, la rivista di un certo Prezzolini, faro intellettuale dell’attuale destra, quanto a radicalismo e faziosità aggressiva non fu seconda a nessuno, mi sembra di ricordare. Una tradizione illustre dunque – che è giusto contrastare ma non schernire – anche perché un giorno, se mai si fermasse a pensarci su lo stessi Facci potrebbe scoprire che forse lui stesso le deve qualcosa.