Corriere della Sera, 5 settembre 2024
I legami tra ’ndrangheta e ultras interisti
Più che i colori delle maglie contano gli anni di carcere e le amicizie. Rivalità sugli spalti, carezze in strada e negli affari. Quel che «ribolle» sugli spalti del Meazza è molto di più di ciò che finora è stato detto e scritto sui gruppi ultrà di Inter e Milan. Perché secondo gli esperti dell’Antimafia milanese il calcio in queste storie non conta nulla. Anzi, c’è chi partendo da piccole carriere criminali ha potuto scalare le gerarchie delle curve che poi significa diventare il leader, ogni domenica, di un piccolo esercito di 6 mila tifosi. Supporter che si traducono in clienti per il merchandising, per bar e posteggi, ma anche – questo il sospetto – per il traffico di droga. In una città che ha visto una solida pax mafiosa governare le rotte del narcotraffico e del reinvestimento, dove i calabresi comandano ma siciliani, campani, albanesi e serbi si siedono allo stesso tavolo, «governare» le curve significa gestire il potere.
Prima di essere ucciso nell’ottobre 2022, l’ex capo della curva Vittorio Boiocchi – scarcerato dopo 26 anni di carcere e subito tornato al vertice del tifo – intercettato aveva svelato di guadagnare «80 mila euro al mese con biglietti e parcheggi». Una vicenda rimasta in sospeso, un po’ perché le indagini erano finite archiviate, un po’ perché quelle sul suo delitto hanno poi preso il sopravvento. Pur senza arrivare ancora a una soluzione. Dopo la morte dello «Zio» era stato proprio Andrea Beretta a prendere il suo posto alla balaustra della Nord di San Siro. E a ribadire, intercettato, che ora gli affari «sarebbero stati gestiti da loro». Quali affari? Si parla di parcheggi, bar, estorsioni, ma anche di traffico di droga. Tutti business che – nelle ricostruzioni degli investigatori – vedono i rossoneri della Sud, con il loro leader Luca Lucci (quello della foto con stretta di mano nel 2018 con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini), soci al 50%. L’avvento dei «calabresi» non ha cambiato negli ultimi queste dinamiche. Ha semplicemente mischiato le carte con i gradi criminali di uno come Antonio Bellocco che hanno modificato assetti e ruoli di comando. Si dice che dietro allo strano delitto di ‘u Nanu, ci sia in realtà altro. Forse anche la consapevolezza di Beretta di essere ormai con un piede fuori dallo stadio e l’altro al camposanto. Dinamiche da criminalità organizzata.
Del resto sono cinque anni che le curve milanesi sbandano in modo pericoloso. Dall’agguato nell’aprile 2019 a Enzino Anghinelli, narcos e ultrà milanista, sopravvissuto a un misterioso agguato nel traffico del mattino in via Cadore. Si disse che dietro ci fossero affari di droga tra ultrà. Anche in questo caso le indagini sono ancora aperte.
Anni fa, nella famosa inchiesta sulle estorsioni al Milan che vide lo scontro interno tra due gruppi di tifosi, i Commandos tigre e i Guerrieri Ultrà, ci fu il passaggio di testimone tra Giancarlo Lombardi e Luca Lucci.
Gli episodi di cronaca degli ultimi mesi invece vedono alcuni ultrà rossoneri protagonisti di pestaggi e gossip. Prima il «15 contro uno» andato in scena a Motta Visconti il 5 aprile, con un ragazzo massacrato per questioni di droga. E poi con il misterioso pestaggio di Andrea Iovino, personal trainer dei vip, aggredito in via Traiano da alcuni ultrà in compagnia del rapper Fedez. Una vicenda chiusa poi con una «pace giudiziaria» e una denuncia mai presentata dalla vittima. In uno strano melting pot tra ultrà, picchiatori, trapper e affari. Nel quale oggi entra – prepotente – anche la ‘ndrangheta.