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 2024  settembre 05 Giovedì calendario

Ci sono tensioni tra Kiev e Bruxelles

Per la prima volta dall’inizio della guerra, una scossa da parte di Volodymyr Zelensky alle strutture del potere a Kiev mette a nudo tensioni con l’Unione europea e altri sostenitori internazionali. I contrasti tra l’altro coincidono con una fase delicata, perché la Russia continua a bombardare obiettivi civili in Ucraina e intanto le forze di Mosca avanzano nel Donbass. Ma l’ultimo cambio della guardia in alcune posizioni strategiche attorno a Zelensky sembra decisamente sollevare perplessità in Occidente. 
Emblematica di queste incomprensioni è la lettera che pochi giorni fa è arrivata sul tavolo di Denys Shmyhal, il primo ministro ucraino. A firmarla sono l’ambasciatrice dell’Unione europea nel Paese Katarína Mathernová, la direttrice per l’Europa della International Finance Corporation (Banca Mondiale) Ines Rocha e Arvid Tuerkner, direttore generale Banca europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo. I tre rappresentano organismi che estendono prestiti o donazioni all’Ucraina per centinaia di miliardi di dollari. I firmatari tra l’altro condividono il loro messaggio per conoscenza alla vicepremier Yulia Svyrydenko, al ministro delle Finanze Sergii Marchenko, al ministro dell’Energia Herman Galuschenko e soprattutto al capo dell’ufficio di Zelensky Andriy Yermak.
La lettera porta la data di domenica scorsa e non contiene certo critiche generalizzate agli avvicendamenti di questi giorni. Tuttavia, mira con la massima forza a un obiettivo preciso: prevenire la rimozione di Volodymyr Kudrytskyi dal ruolo di presidente esecutivo della società di Stato dell’energia Ukrenergo. Martedì, due giorni dopo l’invio della lettera, è diventato chiaro che l’iniziativa dei tre emissari internazionali è fallita. Kudrytskyi – apprezzato capo azienda di Ukrenergo dal 2020, considerato fra i manager più capaci, rispettati e incorruttibili – si è dimesso proprio nel momento del massimo sforzo per impedire che in inverno parte della popolazione si trovi in case inabitabili per il freddo dopo i bombardamenti russi sulle reti di energia.
Eppure l’ambasciatrice europea Mathernová e i suoi colleghi domenica non avevano certo risparmiato i colpi. I tre parlano della loro «seria preoccupazione» per l’imminente licenziamento e minacciano: «Un simile evento metterebbe in pericolo la nostra capacità collettiva di sostenere Ukrenergo e altre misure prioritarie per la vitale sicurezza energetica dell’Ucraina». I rappresentanti dei creditori e donatori occidentali sollevano poi anche un altro problema sulla trasparenza della gestione dell’azienda di Stato ucraina. La Banca mondiale e altri organismi internazionali hanno prestato centinaia di milioni a Ukrenergo, ricordano, a condizioni agevolate – e garantiti dell’Unione europea – a patto che l’azionista pubblico di controllo nominasse un consiglio di supervisione di indipendenti. Queste nomine, osservano i rappresentanti occidentali, non sono mai arrivate. Eppure il licenziamento di Kudrytskyi in teoria sarebbe stato «responsabilità esclusiva» del consiglio di sorveglianza, lo stesso che Kiev ha lasciato sguarnito. 
Domenica l’ambasciatrice europea Mathernová e i suoi colleghi scrivevano al premier Shmyhal: «Articoli sui media sul fatto che (il capo azienda di Ukrenergo, ndr) è sotto pressione perché si dimetta sono preoccupanti, visti gli impegni che l’Ucraina ha preso anche sulla base di finanziamenti garantiti dalle organizzazioni internazionali a Ukrenergo». Così gli occidentali stanno cercando di vincolare i loro aiuti all’Ucraina a principi di trasparenza, gestione efficiente e rinuncia alle interferenze politiche. E nel caso di Ukrenergo, che pure è vitale per la tenuta del Paese nel terzo inverno di guerra, sembrano poco ascoltati. Eppure la fase che si sta aprendo è delicatissima: il Cremlino non allenta la pressione e non esita a fare ricorso sistematico a crimini di guerra contro i civili per indebilire la tenuta dell’Ucraina e del suo governo. Zelensky e i suoi alleati occidentali hanno bisogno ora più che mai di lavorare insieme. Senza eccessi di accentramento del potere a Kiev, né esitazioni negli aiuti da parte delle capitali europee. Ma questa, almeno per ora, è solo la teoria