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 2024  settembre 04 Mercoledì calendario

A Taranto mancano i soldi, ricoperta tomba medievale

«Non chiudete quello scavo», è l’appello di don Emanuele Ferro, parroco a Taranto di San Cataldo, la più antica cattedrale romanica di Puglia, nelle cui adiacenze è stato recentemente rinvenuto un sepolcreto di età medievale. La scoperta è avvenuta a pochi metri dalla cripta della chiesa, lato ingresso Arcivescovado, durante i lavori di installazione delle linee elettriche di e-distribuzione nella città vecchia. I rilievi sono stati effettuati nelle scorse settimane. E non è chiaro se, ulteriormente indagato, questo ritrovamento possa consentire di aggiungere un nuovo tassello alla storia della città e gettare nuova luce sull’antica conformazione della cattedrale.
Ma per la Soprintendenza lo scavo va ricoperto. E subito. «Non ci sono margini per procedere oltre, in ogni caso mancano i fondi», dice Annalisa Biffino, che ha in carica la pratica come funzionario della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo, ente sul quale pende un possibile trasferimento di sede a Lecce, o comunque un ridimensionamento dei margini operativi di Taranto, se una parte delle competenze dovesse essere distaccata nel capoluogo salentino.
La decisione è presa. Ma non tutti gli attori coinvolti sono d’accordo sullo stop allo scavo. «Mi fido del parere della Soprintendenza, ma forse si può allargare l’area di indagine per ciò che questo ritrovamento potrebbe rappresentare nella ricostruzione della storia della cattedrale», dice rammaricato don Emanuele, che subito dopo la scoperta aveva accompagnato sul posto monsignor Ciro Miniero. «Il vescovo – racconta – era entusiasta e anche la Curia è convinta che proseguire potrebbe aiutarci a comprendere meglio l’antica configurazione di San Cataldo con i suoi volumi, il vecchio accesso alla cripta e quello alla precedente cattedrale».
La deposizione archeologica è stata rinvenuta intatta. E, nello scavo, largo circa 7 metri per 7, non sono stati trovati corredi funerari, gli unici attraverso i quali si può direttamente individuare l’epoca. Segnale che si tratta di un cimitero medievale. Per accertare il periodo, o i periodi, sarà pertanto necessaria un’analisi di datazione col metodo del carbonio.
L’area è caratterizzata da una serie di tombe a fossa rivestite da lastre di marmo. E sotto di queste ne è stata ritrovata una più grande dalla società incaricata dei rilievi, la Ethra Archeologia e Turismo, con i responsabili Riccardo Chiaradia e Nadia Ruggieri impegnati sul posto a coordinare gli archeologi Vincenzo Stasolla, Silvia Cagnetta, Roberto Ferretti e Francesca Castellano. Tra l’altro, nella tomba più grande era contenuto lo scheletro di un uomo possente, ha accertato l’antropologa dello staff. Ma l’interpretazione del dato, e di tutti gli altri raccolti, spetta alla Sovrintendenza guidata da Francesca Romana Paolillo. Chissà cos’altro potrebbe nascondere il sottosuolo, in quel punto.
Intanto, l’area dell’ex mercato coperto nei giorni scorsi è stata mappata utilizzando la tecnica di esplorazione col georadar. Si sta cercando di capire se sia fattibile, in un contesto altamente urbanizzato, tirare fuori quel che resta dell’anfiteatro romano (o almeno di una sua parte) sepolto sotto i palazzi del borgo. L’ipotesi più percorribile è di riuscire a recupere altri spezzoni, che si andrebbero ad aggiungere a quello già visibile. L’esplorazione tornerebbe pertanto utile non tanto in termini di sfruttamento turistico-culturale, ma sul piano scientifico.
Discorso valido anche per il sepolcreto della cattedrale, qualora si continuasse a scavare. Ethra sta per presentare i risultati definitivi delle indagini sinora realizzate. Il dossier completo sarà presto nelle mani della Soprintendenza, che esporrà le proprie conclusioni durante la 63esima edizione del Convegno di Studi sulla Magna Grecia, in programma a Taranto dal 26 al 29 settembre.
«La scoperta è comunque interessante – aggiunge Biffino – perché si tratta del ritrovamento di uno degli antichi cimiteri connessi a San Cataldo. Tuttavia – puntualizza la funzionaria della Soprintendenza – dai dati sinora ricevuti non sono emersi fatti straordinari tali da indurci a proseguire nello scavo, per il quale occorrerebbero comunque risorse che non ci sono. Parliamo di una tipologia di tombe molto povere e diffuse, riconducibili all’alto medioevo, probabilmente ad un arco di tempo compreso tra il Settimo e il Nono secolo».
Don Emanuele però non si arrende. «La cattedrale di San Cataldo – dice – è stata oggetto di studi importanti a cavallo del Terzo Millennio, anche se poi non si è mai prodotta una letteratura scientifica. È rimasto tutto negli appunti della Soprintendenza. Proseguire con lo scavo potrebbe rappresentare l’occasione per rendere il quadro più chiaro e mettere finalmente un punto fermo su quest’importante pezzo di storia della città».