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 2024  settembre 04 Mercoledì calendario

A Napoli una banda terrorizza i migranti

«Appena vedono una faccia straniera, cominciano a colpire», dice Adeel Ashiq, pachistano di 34 anni, in Italia da 15. E aggiunge: «Siamo venuti qua per lavorare e aiutare le nostre famiglie. Vogliamo la pace, ma abbiamo deciso di uscire allo scoperto perché non possiamo vivere nella paura». Accanto a lui annuisce un suo connazionale, Alì, e indica il tratto di strada di via Toriello Separiello, al confine tra Grumo Nevano e Sant’Antimo: proprio qui, sabato scorso, un altro pachistano di 36 anni stava andando tranquillamente al lavoro in bicicletta quando, raccontano, è stato aggredito e picchiato da un gruppo di ragazzi che lo ha ferito alla testa.Adesso è in ospedale. «Sull’asfalto ci sono ancora le macchie di sangue», sottolinea Alì, Non si è trattato di un episodio isolato. Da tre mesi, quasi ogni giorno, una banda di giovani teppisti terrorizza la comunità di migranti che dal Pakistan, ma anche da India, Bangladesh e dai paesi africani, si è stabilita tra Grumo Nevano e altre località della periferia settentrionale come Casandrino, Sant’Antimo, Frattamaggiore e Sant’Arpino. Girano in sella a un Sh 125 di colore bianco e nero oppure a bordo di una 500 biancaalla ricerca di vittime isolate. «E senza alcuna ragione, ci aggrediscono con calci e pugni, ci minacciano di morte», hanno spiegato Ashiq e altri sei immigrati nell’esposto presentato ai carabinieri di Grumo Nevano dove parlano espressamente di «vere e proprie spedizioni punitive» e di «matrice a sfondo razziale». Aggressioni quasi sempre fini a se stesse che solo in qualche rara occasione sono state accompagnate da tentativi di rapina. «È accaduto tantissime volte», afferma Ashiq. Se fino a qualche giorno fa non erano state presentate denunce, spiega, è stato solo per timore di ripercussioni o perché molte delle vittime non parlano bene la nostra lingua. La situazione però si è fatta insostenibile. «Hanno cominciato a prendere di mira le famiglie e i bambini», racconta Ashiq che riferisce di un bambino bengalese di 12 anni colpito a un braccio, di un pachistano di 13- 14 anni picchiato, di una coppia circondata e molestata mentre era seduta su una panchina, addirittura di un tentativo di fare irruzione nell’abitazione di una famiglia. Poi c’è il video che riprende un migrante inerme, all’alba del 31 agosto, inseguito e preso violentemente a calci mentre stava camminando alla periferia di Grumo Nevano. Nell’esposto ai carabinieri è citato anche il caso di altri due immigrati pestati in strada, a Casandrino, da tre ragazzi. «Sta per ricominciare la scuola, molte mamme sono spaventate», sottolinea Ashiq che lavora come operaio ed è stato ricevuto lunedì insieme a una delegazione di migranti dal prefetto Michele di Bari. «Lo ringraziamo e ringraziamo anche le forze dell’ordine che stanno intensificando la vigilanza. Questo ci fa sentire un po’ più tranquilli», commenta. Il caso è finito in Parlamento, con l’interrogazione presentata dal deputatodel Pd Marco Sarracino che non ha esitato a definire come «inaudita escalation» di violenza quanto sta accadendo a Grumo Nevano e dintorni. Ora è caccia alla banda. La sensazione è che ad agire sia un unico gruppo che si muove sempre sullo stesso territorio, a cavallo tra cinque o sei comuni dell’area nord, usa sempre gli stessi veicoli, il motorino Sh e la 500, e con le medesime modalità: strade il più possibile isolate, vittime sole o comunque indifese e soprattutto migranti. Una delle ipotesi è che si tratti di un gruppo di ragazzi tra i 16 e i 20 anni proveniente da Sant’Antimo. Gli investigatori lavorano sui filmati delle telecamere presenti in prossimità dei luoghi delle aggressioni, ma si indaga anche sui social alla ricerca di qualche riferimento a queste scorribande. «Chiediamo solo di poter vivere legalmente in Italia, senza aver paura di uscire di casa», ripete Ashiq. Sul telefonino scorre un video inviato dal suo connazionale ferito mentre era in bicicletta: ha con un grosso cerotto sulla testa e diversi lividi. Si rivolge ai familiari che da un paio di giorni non hanno sue notizie. «Sono in ospedale – dice – ma sto bene». Nei suoi occhi, i segni della paura. E una profonda indignazione per questa violenza assurda.