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 2024  settembre 04 Mercoledì calendario

“Sui social appena prima dello schianto”

«Cari italiani, ascoltatelo tutti e condividete, non servirà a nulla ma...». Sono le 23 e 45 del 30 agosto 2023 quando Antonio Massa, caposcorta di Rfi, cambia il suo stato di Whatsapp e posta un link che rimanda a una pagina Facebook. Quattro minuti dopo, precisamente «alle 23.49.37,90», contando anche i centesimi di secondo, si consuma la tragedia di Brandizzo: cinque operai della Sigifer vengono travolti dal treno che in quel momento viaggia «a 157 chilometri orari, ovvero circa 43,6 metri al secondo». «Il macchinista ha attivato il freno – si legge nella consulenza tecnica della procura – 135 metri prima dell’impatto, e da quel momento sono passati solo 3 secondi». Ma per arrestare la corsa sarebbero serviti «quasi 1300 metri: la manovra di frenatura d’emergenza avrebbe dovuto iniziare molto prima della curva, quando il macchinista non poteva avere visibilità».Se il video postato da Kevin Laganà ( la più giovane delle vittime) su Instagram poco prima di morire, già riprendeva le battute e l’assurda raccomandazione impartita agli operai – «Ragazzi, se vi dico treno, andate da quella parte eh!» – ora c’è anche questo post su Whatsapp che potrebbe complicare la sua posizione.A rivelare cosa stesse facendo ilcaposcorta poco prima dell’impatto, è stato un responsabile della sicurezza di Rfi, durante una delle tante perquisizioni ordinate dalla procura di Ivrea. Le indagini dovranno accertare se questa distrazione di Massa sui social possa avere in qualche modo influito sulla tragedia e se l’orario dell’aggiornamento del suo stato di Whatsapp, cristallizzato in uno screenshot agli atti dell’inchiesta, corrisponda effettivamente a quella manciata di minuti così prossimi allo schianto del treno sulla squadra di operai che lavoravano sui binari, quanto tempo sia rimasto connesso e cosa abbia fatto dopo aver condiviso quel link di Facebook.Lo stato di Whatsapp dura solo 24 ore, poi scompare. Ma una traccia della sua attività sui social è rimasta impressa sul telefono di un suo collega. Gli investigatori hanno infatti saputo del “post” il 28 novembre. Il responsabile della sicurezza Rfi, quando ha consegnato il telefono durante la perquisizione, ha voluto mostrare agli agenti il post che custodiva da tre mesi nella galleria fotografica. «È stato pubblicato la sera dell’incidente di Brandizzo ed esattamente, a quanto mi risulta, tre minuti prima dell’impatto. Ho proceduto ad effettuare tale screenshot il pomeriggio/ sera del giorno seguente, poiché la cosa mi colpì molto», ha fatto mettere a verbale.Massa, difeso dall’avvocato Antonio Borello, non ha ancora ricostruito davanti alle pm Valentina Bossi, Giulia Nicodemi e alla procuratrice capo Gabriella Viglione la sua versione dei fatti sulla tragedia: convocato per l’interrogatorio, si era infatti avvalso della facoltà di non rispondere, anche a causa delle difficoltà psicologiche che la tragedia ha avuto, e ha ancora, su di lui.