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 2024  settembre 04 Mercoledì calendario

Volkswagen e noi, la crisi elettrica fulmina il lavoro

Un grande capitalista italiano mi consigliò tanti anni fa di non perdere mai di vista questi settori: cemento, acciaio e casa, petrolio e automobile. «Non perda tempo con la finanza, i titoli hi-tech, quello è gioco d’azzardo, non dimentichi che l’essere umano ha bisogno di un tetto, di scaldarsi, di spostarsi. Tutto il resto è gioco d’azzardo. Osservi i mercati che le ho elencato, avrà un quadro preciso sull’economia reale».
Il petrolio avrà ancora lunga vita, mentre la storia dell’automobile è a un punto di svolta e (forse) di rottura. L’ideologia verde in una decina d’anni si è impossessata delle classi dirigenti che con folle entusiasmo hanno deciso che il motore a combustione è il male e l’auto elettrica il bene, dunque tutti viaggeranno sulle auto a batteria. Davvero? La Germania racconta un’altra storia, la locomotiva tedesca non corre più, l’auto elettrica è in panne. Sta succedendo qualcosa che fa tremare i polsi: la Volkswagen deve tagliare 10 miliardi di euro di costi, progetta di chiudere due stabilimenti (a Osnabruck in Bassa Sassonia e a Dresda, in Sassonia), l’azienda di Wolfsburg illustrerà nelle prossime ore ai sindacati il piano di ristrutturazione e i licenziamenti del personale. Non era mai successo in 90 anni di storia.
Il 31 luglio del 2023 l’Economist pubblicò un articolo così intitolato: «E se Volkswagen smettesse di costruire automobili?». Un anno dopo, quella che sembrava una provocazione, si sta materializzando come una profezia di fronte ai tedeschi increduli, il più grande costruttore di auto del mondo, licenzia... in Germania.
Quello che accade a Berlino rimbalza a Roma. Sergio Marchionne mi disse che il gruppo Fca non avrebbe mai chiuso nessuna fabbrica in Italia. La fusione con i francesi di Peugeot era lontana, si pensava a un matrimonio con la General Motors guidata da Mary Barra, ma non si realizzò. Sono trascorsi più di dieci anni, Marchionne non c’è più, la storia ha cambiato sceneggiatura, a Torino c’era una volta la Fiat. C’è da preoccuparsi? Sì, perché se in Germania la Volkswagen, “l’auto del popolo” licenzia il popolo, vuol dire che la rivoluzione elettrica ha fulminato la classe politica.