La Stampa, 4 settembre 2024
Reportage tra i dipendenti da Fentanyl negli Usa
Philadelphia – La scena si svolge in una strada di Philadelphia. Sette miglia dal centro, un quarto d’ora in macchina. La sporcizia sul marciapiede distrae lo sguardo, confonde l’immagine. Poi, uno ad uno, gli zombie si scoprono alla vista, spuntano dai cartoni, popolano l’asfalto. Ma non sono zombie. Sono persone. Uomini, donne, ragazzini. Sono lì accartocciati, immobili. Senza respiro. Qualcuno si gratta, infila l’unghia lercia nel nodo dei capelli, si spulcia. L’ultimo arrivato barcolla.Kathy cammina lì in mezzo con i suoi tatuaggi e la canotta bianca. Uno le si struscia addosso e lei lo scosta rabbiosa, come fossero un cencio di cui liberarsi, ne insulta altri due che le bloccano la strada. Kathy, la biondina fa lo slalom tra i mostri di Kensington. A guardarla così sembra venga da lontano, che non abbia davvero nulla a che spartire con i disperati che popolano il marciapiede. Eppure, lei lo racconta senza alcuna timidezza, lei è una di loro. Solo, in questo momento non si è ancora fatta di Fentanyl. Succederà di sicuro, fra un’ora o due quando noi saremo su un’altra strada, a raccontare un’altra storia e lei tornerà nella tendina sul bordo della scarpata ferroviaria, dove la polizia finge di non vederla e gli stracci prendono una forma di casa. Kathy ha 33 anni e il precipizio l’ha incontrato dieci anni fa. Dal giorno che è nato il suo bambino, la vita è diventata troppo pesante. La fatica delle notti insonni, senza nessuno a darle una mano, senza un soldo e il padre del piccolo che beve, le urla contro di tutto, la picchia. Poi sbatte la porta e se ne va con le altre. «He was abusive».Kathy usa tre parole per sintetizzare l’inizio della fine. Da quel momento lei entra ed esce dagli ospedali a furia di botte. L’incubo si ripete, il piccolo strilla, il padre non sopporta di sentirlo e comincia di nuovo a picchiare lei, ancora una volta, e poi un’altra. Davanti a una vita così le pastiglie di tranquillante sembrano regalarle attimi di paradiso. E non è difficile trovarne sugli scaffali degli store in cui l’America propone rimedi miracolosi contro ogni malanno. Per un malanno ci sono centinaia di pastiglie. E quando non bastano più quelle dei negozi, c’è un medico compiacente. E in fondo al tunnel internet, e gli spacciatori.Ma quella è la fine della storia. Torniamo a Kathy e al nostro giro sulle strade di Kensington, Philadelphia.I passi vanno veloci per lasciarsi alle spalle i mostri. E portarsi appresso un po’ di vergogna. Per non essersi fermati. A cercare di svegliarli, uno per uno. A cercare di raddrizzarli e riportarli in vita. Invece, ti fermi lì, sull’angolo del marciapiede a guardare ancora una volta le statue di cenci.La scena è apocalittica. E la composizione visiva perfetta, nel suo essere atroce.La coscia bianca di Lucy spunta nell’immondizia e si stende lungo il marciapiede, Luis è rimasto appeso, come folgorato, sulla rete verso la sopraelevata: l’uomo ragno divenuto statua. È bloccato, immobilizzato, fissato nell’ultimo gesto prima del vuoto. Greg, a pochi metri, arrotolato su se stesso come una piccola, fragile, chiocciola in una camicia che una volta doveva essere stata azzurra. I capelli lunghi e unti gli coprono il viso. Lo diresti morto stecchito, se non fosse per quel dito che gratta ogni tanto, ritmicamente, l’angolo dell’occhio. Si muove solo l’ultima falange. Il resto è fermo. Di marmo.Tutto per una dose
Insieme a Kathy, nelle vie di Philadelphia, stiamo scendendo lungo i gradini dell’abisso scavato da una droga che si sta portando via una generazione ed è diventata una questione politica. Argomento di campagna elettorale, bollettino di guerra da migliaia di morti. L’overdose è la causa principale di decesso negli Usa tra i 15 e i 45 anni. Supera le guerre e gli incidenti stradali. E la vita da drogati di sostanze micidiali che portano rapidamente alla morte non è una storia di bidonville, periferie desolate e mondi lontani. Ci si distrugge nel cuore dell’America, sui marciapiedi del centro città.Kathy le droghe le ha attraversate tutte e adesso è brava a spiegarle con le parole. «Queste nuove sostanze sono come lame». Parlandone con chi è arrivato qui dall’Europa cercando di capire cosa succede, scende di nuovo i gradini del precipizio le fasi dei tranquillanti e poi l’eroina, il caldo tiepido dell’eroina che scende nelle vene. «Questi no. Non fai in tempo a sentire niente. Ti addormenti di botto. È tutto bianco. Non senti nulla, ma appena ti riprendi li cerchi di nuovo. Non puoi pensare ad altro hai un bisogno feroce».Il Fentanyl, e tutti i nuovi cocktail di sostanze chimiche mortali che annullano ogni giorno centinaia di ragazzi americani, agiscono proprio così. Sono rapidi, violenti e senza ritorno. Il Fentanyl è cento volte più potente della morfina e cinquanta volte più potente dell’eroina.E chi comincia a usarlo si sente in trappola. È in trappola.Kathy passa la giornata a procurarsi le dosi, poi torna alla tenda sulla ferrovia e si fa. Adesso, mentre parla, razionalmente, lucidamente, analizza le sue possibilità: «Se vai in rehab (il percorso della riabilitazione) ci stai trenta giorni e poi? Ricominci a star male e devi tornare lì per strada. E la vita da senzatetto non la puoi fare se hai la mente lucida, reggi quello schifo solo quando ti fai!». Le voci del mondo esterno sembrano raggiungerla solo a tratti come bagliori senza scia, senza conseguenze. La voce di suo padre che le ripete, perché non la smetti con quella roba?Una roulette russa
E lei che, ormai senza disperazione, dice semplicemente che non ce la fa. Non è per nulla facile. Le crisi di astinenza da Fentanyl sono durissime. Scuotono il corpo e la mente. «Ti senti morire, anzi, morire è più semplice. E lo sai che pochi milligrammi uccidono». Ogni volta che la dose di Fentanyl entra nel corpo è come un colpo sparato durante la roulette russa.«Questa volta morirò oppure no?».Poi gli occhi si riaprono sull’asfalto della strada, vedi il piede immobile di quello che si è fatto dopo di te e capisci che sei tornato indietro. Anche questa volta, ma chissà ancora per quanto. Sei tornata viva nella strada dei pupazzi immobili, delle statue disperate. Ogni tanto il suolo nell’ambulanza irrompe nel rumore regolare del traffico che scorre intorno. Chi passa per le vie di Philadelphia lo sa, non fa nemmeno più caso a questo presepe di umani perduti per sempre. Non gira la testa, non fissa la scena. Solo, passa attraverso.I paramedici fanno inalare del Narcan a Tom, che qualche istante fa se ne stava andando per sempre. Una scossa segna il suo ritorno. Ma per quanto? Quante altre volte qualcuno lo riporterà indietro? Tutti i volontari di Kensington si portano nella sacca le dosi di Narcan, antidoto salvavita per chi sta morendo di overdose. Ma l’ultimo veleno resiste anche al narcan. È il Tranq, una micidiale miscela di Fentanyl e Xilazina, potente sedativo per animali, per esclusivo uso veterinario. Per il Tranq non esiste antidoto. Provoca una rapida depressione sistema respiratorio, e una vasocostrizione così severa da provocare in un tempo molto breve ulcere sulla pelle. Le ferite te le fanno vedere i ragazzi come Steve, che paiono lebbrosi. E tutti quelli in carrozzina e con le stampelle. Le amputazioni sono l’unico modo per rallentare il decadimento: il Tranq si infiltra fino alle ossa, ti corrode da dentro.E un giorno rimani lì, per sempre sull’asfalto
Ma nei posti come Kensington, non ci sono solo i ragazzi di Philadelphia. Arrivano fino a Allegheny Ave road da lontano, anche dagli altri Stati, perché sanno che qui le dosi costano ancora meno. Che la polizia ti guarda ma in fondo non fa nulla. Che c’è un’intera comunità di disperati con cui tentare di dividere l’esistenza fino al momento dell’overdose. Che arriva sempre più spesso. Ci sono gruppi su Facebook e Instagram per trovare chi si perde qui dentro. Sono bacheche digitali di fotografie e messaggi di famiglie disperate. Lost in Kensington. Quelli che non si trovano più, dentro Kensington.All’angolo è rimasta li, paralizzata sotto il cartello stradale, la ragazza venuta da lontano. Stava per attraversare la strada ma la tossina è arrivata ai suoi neuroni prima che arrivasse alle strisce perdonali. Si è fatta di Fentanyl due minuti fa. La droga ha rallentato i battiti del suo cuore, ha immobilizzato gli arti. La sostanza chimica è arrivata al cervello, poi giù fino ai muscoli, mentre pensava di andare all’altro marciapiede. Così, in un istante, le gambe hanno smesso di muoversi. Pietrificata. Le passiamo accanto e lei non sente, non vede. Chissà dove è in questo momento. Quando si risveglia sente tutta la sua miseria addosso, ma non tornerà a casa. Si vergogna troppo a tornare indietro. E diventerà un numero tra gli scomparsi. I “missing in Kensington” dal gorgo non escono più.L’onda che porta morte sta attraversando tutti gli Stati Uniti, dalla costa ovest a quella est. Non risparmia i simboli del fascino made in Usa. A poche centinaia di metri dallo splendore del Golden Gate ci sono vie di San Francisco uguali a Kensington, persino peggio. Il quartiere degli zombie della città dei tram che vanno in salita è Tenderloin, pienissimo centro. Uno snodo così centrale che le guide turistiche devono mettere in guardia gli stranieri che ci finiscono dentro per caso. Le vetrine dei drugstore sono chiuse a doppia mandata, i drogati e i senzatetto ormai si rubano di tutto. Qui, come a New York. Vengono messi sottochiave anche il dentifricio e gli spazzolini, perché chi li ruba poi li rivende per qualche centesimo. Disperazione e degrado che raggiungono il cuore della California dorata, dei film e della Silicon Valley, culla di tecnologia e di futuro. Eppure qui le droghe sono arrivate persino prima. In modo subdolo e seducente. Sull’onda del permissivismo e della libertà. Si sono infilate nella vita delle persone. Poi sono diventate l’inferno. Rapide e incontrollabili, perché così agiscono queste nuove sostanze.Negli Stati Uniti ne entrano illegalmente centinaia di migliaia di dosi al giorno, seguendo le strade già collaudate dei cartelli della droga messicani. Per questo il Fentanyl è diventato una questione politica. Legata alla frontiera sud, all’ingresso dei migranti.Così politica da essere divenuto elemento di scontro nel dibattito che aveva visto Biden contro Trump a giugno, quando Biden era ancora in corsa per le elezioni. E non era certo la prima volta. Era stato proprio Biden, nel discorso sullo Stato dell’Unione del 7 febbraio 2023, ad annunciare un’operazione massiccia di controllo di frontiera contro il narcotraffico. E, in effetti, il 98 per cento del Fentanyl sequestrato dalla Dea è di provenienza messicana mentre i precursori (gli agenti chimici di base) arrivano tutti dalla Cina. Un’alleanza micidiale tra triadi cinesi, cartelli e industria legale cinese che diventa una minaccia globale diventata protagonista dell’incontro tra Biden e XI del novembre dell’anno scorso anche perché, si è scoperto, i laboratori cinesi che producono i precursori non sono solo illegali. E qualcuno inizia a dire che si tratta di una guerra ibrida contro gli Stati Uniti. Almeno è quello che pensano le famiglie dei ragazzi morti di overdose che si sentono vittime di una macchinazione molto più grande di loro e si radunano a parlarne un sabato mattina sotto il porticato di casa di April.Da quando Shawn se ne è andato, questa casa è diventata un mausoleo. Coperta di foto, ninnoli. Ricordi a catturare un passato destinato a non tornare e due immensi cartelli fuori. L’associazione che April ha fondato si chiama “Lost voices of Fentanyl”, le voci perdute del Fentanyl. La stradetta tra le case dei dintorni di Baltimora non farebbe pensare a nulla che suggerisca l’abisso di dolore nel quale le persone stanno vivendo. Forse qualche frustrazione, ma non questo dramma. Invece il sabato mattina di si trasforma in un racconto corale in cui le lacrime tessono i ricordi. I nomi di chi non c’è servono a cercare un po’ di forza in mezzo alla disperazione. Ma come fai a dare la forza ai genitori di una ragazzina di quattordici anni che se ne è andata in pochi mesi perché il Fentanyl trovato in Snapchat ha sostituito i farmaci che ha iniziato a prendere durante il Covid? E ai due anziani che si tengono la mano perché John prima si è curato con troppi antidolorifici in un paese che ne abusa (ma questo è un altro pezzo della storia) e poi ha cominciato a comprarli in internet fino a quando il Fentanyl ha vinto contro di lui? Trump ha gioco facile nel dire che se farà lui il Presidente sigillerà la frontiera con il Messico e questo problema finirà, ma le frontiere oggi sono cosa complessa.Loro, i genitori, protestano contro tutti a Washington. Contro chi ha liberalizzato le droghe, contro chi è al potere ora e contro chi c’è stato prima. La campagna elettorale cercherà i loro voti, tenterà qualche risposta ad effetto. Nessuno porterà indietro i loro figli. Una sola cosa ripetono, e magari potrebbe servire anche a noi che li guardiamo senza soluzione: «Se solo tutti avessero capito il rischio. Se solo ci si fosse mossi prima». Consapevolezza. Forse.