la Repubblica, 4 settembre 2024
La parabola del ministro innamorato del potere
Roma – Il cielo si fa nero proprio mentre Gennaro Sangiuliano è a palazzo Chigi, a rapporto da Giorgia Meloni. Lampi improvvisi, tuoni terrificanti, poi la bomba d’acqua esplode su Piazza Colonna. Sono segni. Poco prima dagli uffici della premier è uscito il direttore de La Verità, Maurizio Belpietro, il cui giornale ha pubblicato un duro editoriale sull’affaire Boccia. La coincidenza suscita tra i cronisti una ridda di congetture.Come deve sentirsi in quel momento il più napoleonico dei nostri ministri costretto a giustificarsi davanti al capo del governo, notoriamente fumantino? Diluvia sull’egemonia culturale della destra. Partito per mandare a casa i radical chic Gennaro Sangiuliano si ritrova dentro un film dei Vanzina. Un uomo guardato di sottecchi al ministero, appena tollerato nella propria maggioranza, respinto dall’élite a cui disperatamente ambiva. Persino i capi di gabinetto a cui sperava di far digerire la nomina a consigliera di Maria Rosaria Boccia lo hanno bloccato. Al Collegio Romano, la sede del ministero, gli rimproverano le nomine decise nel chiuso delle stanze. La sua riforma interna ha modificato gli assetti, con la creazione di quattro dipartimenti, il che gli ha permesso di fare tabula rasa dei dirigenti e di largheggiare con le promesse, poi non mantenute, in un «clima sempre più esplosivo», assicura una fonte. Ne sa qualcosa il social media manager scaricato per colpe non sue, si mormora.La foto del 15 agosto, con Sangiuliano riunito al ministero con i direttori generali, dove sarebbe stata presente anche Maria Rosaria Boccia è un indizio di questo malessere. Il ministero ha smentito che ci fosse anche lei quel giorno, ma non è questo il punto. Il punto è che quella foto, pubblicata da alcuni siti, non poteva che essere uscita dall’interno.Genny cinque partiti, lo chiamano quelli che lo conoscono da sempre, essendo stato missino, liberale, di forzaitalia, leghista e meloniano,ma le sue casacche non sono nulla in confronto alle gaffe. Unite a una certa consapevolezza di sé, la vanteria dei 15mila libri posseduti, «Gennaro con aria saccente ti spiega le cose che non sa, come l’aneddoto, raccontato fino allo sfinimento, che la prima mostra sugli impressionisti organizzata da Soffici, Papini e Prezzolini nel 1911 suscitò il disprezzo dei giornaloni mainstream. Cosa non vera», dice un amico con perfidia.Racconta un esperto del settore che Sangiuliano si è fatto anche un sacco di nemici perché non si limita a tagliare i nastri delle mostre, no lui le decide, Tolkien, i futuristi, le riviste fiorentine, scavalcando i direttori, scegliendo i curatori, l’allestimento, l’azienda, tutto. «Cose da Minculpop». E poi c’è Maria Rosaria. Ormai siamo tutti follower del suo MariaRosariaBocciaofficial, su Instagram, il cui profilo lievita di mille seguaci all’ora, lui ha cancellato i like di cui la gratificava (anche questo è stato notato al ministero). Una donna di un certo talento comunicativo, che ha sfidato persino Meloni, ribatte colpo su colpo, e noi aspettiamo che si accenda il cerchietto rosso delle suestories: quello è il momento per cambiare i titoli nelle homepage. Maria Rosaria ha un’alleata, insieme a Sangiuliano hanno festeggiato il suocompleanno, la foto la trovate suMariaRosariaBocciaofficial.Ebbene, questa amica le dà manforte, l’altro giorno ha pubblicato nelle stories questo passaggio della canzone di Ana e Niky Savage, Tt Le Girlz, «Io ne so davvero più del diavolo. E se parlo faccio cadere il domino!». «Sii buono, sono debolezze umane», chiede un suo ex collega. E forse a 62 anni un uomo si vuole sentire ancora vivo, specchiandosi nell’ammirazione di una donna di vent’anni più giovane. E si sarebbe tentati dall’esserlo, per la compassione nei confronti di quelli che inciampano, per il rispetto che si deve a chi è in difficoltà, ma anche l’arroganza dovrebbe avere una misura, volgersi in redenzione.