La Stampa, 3 settembre 2024
Intervista a Claude Lelouch, regista
Una ballata francese e insieme un inno alla libertà. Parigino, classe 1937, Claude Lelouch presenta alla Mostra (fuori concorso) Finalement, riceve il premio Cartier Glory to the Filmmaker e annuncia la prossima opera, ambientata tra Spagna e Italia: «Se tutto va bene l’anno prossimo dovrei tornare sul set per girare un film in cui metterò tutti i miei sentimenti e tutte le energie che mi restano. Sarà un racconto gioioso, in cui vorrei festeggiare me stesso, alla mia età bisogna accelerare, sapendo che l’arrivederci potrebbe essere vicino».Il protagonista di Finalement compie un viaggio attraverso la Francia. Che momento è per il suo Paese?«Amo la Francia e tutte le sue contraddizioni, penso che, insieme all’Italia e alla Spagna, sia tra i più bei Paesi del mondo. Mi ha dato tutto e e mi ha permesso di vivere da uomo libero ed è anche il luogo dove il cinema è nato. Certo, in Francia molti amano comandare e a pochi piace obbedire e poi credo che non esista niente al mondo di più contraddittorio di un francese».Da dove nasce l’idea di Finalement ?«Mi sembra che il momento sia particolare, la gente si sente imprigionata, oppressa dai ritmi lavorativi e dalla vita familiare, sono tutti in burnout, per questo ho voluto raccontare la storia di una persona che prova a ritrovare la propria libertà. La specificità di questa fase è nel fatto che abbiamo, allo stesso tempo, tutti gli strumenti per creare nuovi equilibri, ma anche per distruggerli».È da sempre considerato il regista delle grandi storie d’amore. Perché ?«L’amore è la più bella invenzione che esista sulla Terra. Tutti gli attimi non consacrati all’amore sono attimi persi. Per me l’amore è la carica che, per tutta la vita, mi ha spinto ad alzarmi dal letto la mattina. Poi certo, contano anche la famiglia, i soldi, e l’amicizia che, in fondo, è l’amore senza le sue rotture di scatole. Insomma, raccontare l’amore mi è sempre sembrato essenziale».Secondo lei, dopo il MeToo, è diventato più difficile descrivere i rapporti amorosi?«È già difficile stabilire una relazione d’amore con una donna consenziente, figuriamoci con una che non è d’accordo. Non potrei mai fare una cosa del genere. Delle donne penso che siano uomini di successo, nei miei film ho sempre dato loro un grande spazio. Per quanto mi riguarda, sono sempre stato rimorchiato. Sono incapace di fare la corte».Negli ultimi tempi sono scomparsi tanti degli attori con cui ha lavorato, tra questi Jean Louis Trintignant e Anouk Aimee. Come ha vissuto la loro perdita?«Non credo nella fine della vita, d’altra parte non c’è nessuno che sia morto e poi sia tornato indietro lamentandosidell’aldilà. Mi piace pensare che le persone che ho amato restino presenti, in altre forme. A me è accaduto che la scomparsa di qualcuno a me molto vicino abbia coinciso con l’accendersi, nella mia testa, di una nuova, bellissima idea».Che cosa le da oggi la spinta per andare avanti?«La curiosità. Sono estremamente curioso, mi piace tutto, il freddo, il caldo, il mare, la montagna, amo la vita, le persone intelligenti e pure gli imbecilli perché sono molto più fotogenici e con loro faccio le commedie. Dunque cerco di far amare la vita attraverso i miei film e poi mi lascio trasportare».Le hanno proposto di girare serie tv, ma ha sempre rifiutato. Perché?«Alla mia età non tradirò il cinema. Non voglio essere schiavo, voglio provare piacere in quello che faccio e girare 40 episodi di una serie è una forma di schiavitù. Oggi le persone vedono i film sui device, sui telefoni, al pc, una cosa per me tremenda. Un film va visto in sala, spero che le persone si stufino dello streaming e che si ritorni a vedere il cinema sul grande schermo».