La Stampa, 3 settembre 2024
Volkswagen, fabbriche verso la chiusura
Da un lato «difficoltà del mercato sempre più forti» con l’ingresso di nuovi concorrenti dalla Cina. Dall’altro una rivoluzione verso l’elettrico che stenta a decollare. Il gruppo Volkswagen ha annunciato che non esclude la chiusura di stabilimenti e licenziamenti in Germania nel quadro di un programma di riduzione dei costi del principale marchio del gruppo. Un piano di austerità che prevede lo stop alla cosiddetta “garanzia del lavoro” per circa 110.000 dipendenti in Germania: un accordo di lunga data con i lavoratori del Paese europeo che escludeva i licenziamenti non concordati fino alla fine del 2029. L’accordo è in vigore dal 1994. Nel mirino del management in particolare una delle grandi fabbriche tedesche e uno stabilimento di componentistica giudicati «obsoleti» per i piani del gruppo. Si tratterebbe della prima chiusura di un impianto tedesco negli 87 anni di storia Volkswagen. La casa automobilistica ha dichiarato che i dirigenti ritengono che il marchio debba essere ristrutturato in modo completo e che gli attuali sforzi per ridurre la forza lavoro attraverso modelli di pensionamento anticipato e incentivi a uscite volontarie non saranno sufficienti a raggiungere gli obiettivi di riduzione. «L’ambiente economico è diventato ancora più duro e nuovi attori stanno investendo in Europa», spiega l’amministratore delegato di Volkswagen Group, Oliver Blume. «La Germania come sede aziendale sta restando ulteriormente indietro in termini di competitività», aggiunge Blume. Da qui la conferma del gruppo: «Nella situazione attuale, non si può escludere la chiusura degli impianti di produzione di veicoli e componenti se non si interviene rapidamente». I leader sindacali hanno dichiarato che intraprenderanno una battaglia senza quartiere contro i piani. Daniela Cavallo, a capo del Consiglio di fabbrica Volkswagen, ha definito i piani un «attacco all’occupazione e ai contratti collettivi» aggiungendo che «questo mette in discussione la stessa Volkswagen e quindi il cuore del gruppo. Ci difenderemo strenuamente». Il marchio di punta del gruppo è da anni alle prese con costi elevati e in termini di redditività è molto indietro rispetto ad altri brand del gruppo come Skoda, Seat e Audi. Un programma di riduzione dei costi lanciato nel 2023 avrebbe dovuto cambiare la situazione e migliorare i profitti di 10 miliardi di euro entro il 2026. Tuttavia, l’attuale debolezza delle nuove attività ha ulteriormente aggravato la situazione. Anche perché Volkswagen è impegnata in uno dei più ambiziosi piani di investimento nell’elettrico con investimenti per il quinquennio 2025-2029 per 170 miliardi di euro. Quindi, per migliorare ulteriormente i profitti, i costi dovranno essere ridotti più del previsto e si parla di altri 4 miliardi di sforbiciata.Cinica la reazione dei mercati. Il titolo ha avuto un andamento positivo in Borsa a Francoforte e il titolo della casa tedesca sale del 2% a 103 euro, dopo un massimo di seduta a quota 104,4.