La Stampa, 3 settembre 2024
Contro la sposa accompagnata all’altare dal padre
Il padre che accompagna la sposa all’altare? Un’americanata patriarcale. In Svezia si infiamma il dibattito su una tradizione abbracciata anche, ormai 14 anni fa, dalla principessa di Svezia, Vittoria, futura regina, il giorno delle sue nozze con il personal trainer Daniel Westling. Dopo di lei, tante svedesi hanno preteso il braccio del papà per raggiungere lo sposo all’altare e la chiesa luterana non ci sta, chiedendo che si torni al loro simbolismo, dei due sposi che camminano fianco a fianco fino all’officiante. Una questione in sospeso riaccesasi dopo che è stata presentata una mozione all’incontro autunnale della chiesa svedese per vietare questo cerimoniale estraneo e oltretutto maschilista, con l’uomo che consegna la figlia a un altro uomo. Ovvero, la millenaria concezione della donna che va “affidata”. E in un Paese che si vanta di essere una bandiera di inclusione, dove la parità di genere è stata di fatto raggiunta, questa richiesta è ben più che una impuntatura religiosa e nazionalista.A sollevare il problema è stata Sara Waldenfors, pastore di Nylöse, Goteborg, iscritta al partito socialdemocratico d’opposizione, insieme a Jesper Eneroth. «La tendenza relativamente nuova in cui il padre accompagna la sposa all’altare e la passa al nuovo marito non fa parte della tradizione della nostra chiesa», hanno detto i pastori. «Sebbene la scena sia piacevole per le future coppie di sposi, non possiamo ignorare ciò che simboleggia: un padre che consegna una vergine minorenne al suo nuovo tutore». E viene in mente Simone de Beauvoir : «Il principio del matrimonio è osceno perché trasforma in diritti e doveri uno scambio che dovrebbe essere fondato su uno slancio spontaneo; il marito è spesso reso gelido dall’idea che sta compiendo un dovere e la donna ha orrore di essere consegnata a qualcuno che esercita su di lei un diritto».Perché i gesti, come le parole, sono armi potenti. Waldenfors al Guardian ha spiegato come questa battaglia sia una cosa serissima: «È stata dura rendere naturale che le donne possano essere ordinate preti. È stata dura per le coppie dello stesso sesso riuscire a sposarsi nella chiesa svedese. Perché allora accogliere nella chiesa una tradizione che non è nostra e per di più non rappresenta qualcosa che possiamo rispettare?».Non tutti sono d’accordo, anche perché i matrimoni in Svezia sono in calo e come dappertutto a tenere l’istituzione in auge serve anche il fascino della cerimonia e dei festeggiamenti. E allora un padre che accompagna la sua bambina di bianco vestita è sicuramente una “scena” che emoziona.Viene in mente Spencer Tracy nel film cult “Il padre della sposa” e tutta la filmografia che sul giorno più bello ha sbancato i botteghini. Così per giustificare questa usanza “straniera” Henrik Lööv, membro della parrocchia di Jönköping, ha dato un significato “inclusivo” all’ingresso della sposa con il padre: «Si tratta di consentire l’inclusione della famiglia nella cerimonia per sottolineare l’importanza di un parente nella vita degli sposi». D’altronde, se dovessimo scardinare tutti i simboli patriarcali legati al matrimonio, impedire al padre di accompagnare la figlia sarebbe solo l’inizio. Come la mettiamo con il fatto che la donna acquista il cognome del marito? E in alcuni Paesi europei lo mantiene anche se divorzia? Il patriarcato si annida in ogni gesto e in ogni parola, anche nella frase «Il giorno più bello». Un modo di dire che inchioda le donne al ruolo di mogli, l’obiettivo da raggiungere.In questa rivolta contro i simboli patriarcali “glam” sabato scorso la principessa di Norvegia, Martha Louise, al suo secondo “Sì”, è stata accompagnata all’altare dalla figlia Maud Angelica. Ma l’eroina indiscussa del “wedding empowerment” è ancora Meghan Markle. La principessa (dopo che il padre è stato travolto dallo scandalo delle foto concordate con i paparazzi) ha camminato da sola lungo la navata della St George Chapel nel castello di Windsor. Carlo, il suocero, l’ha aspettata all’ingresso del coro, a tre quarti del tragitto per accompagnarla da Harry, ma senza “affidarla”.