la Repubblica, 3 settembre 2024
Del male non sappiamo niente
SI parlava ieri, qui, del guasto nel passaggio di consegne fra generazioni. Gli errori dei padri: i figli vengono difatti al mondo neonati, si sa, e vergini di consegne dunque in principio non imputabili, non colpevoli. Crescono in quel che gli si offre, siamo noi ad apparecchiare (metaforicamente e purtroppo non solo) la tavola. La fragilità degli adulti, ossessionati dalla fragilità dei figli. Il disagio dei figli, ossessionati dalle cure e dalla saturazione preventiva dei bisogni. E poi l’isolamento, e poi la vita virtuale e la disabitudine al contatto dei corpi coi corpi vivi, delle parole con le parole dette. Abbiamo già detto in queste righe almeno un paio di volte nei mesi scorsi dello studio di Jonathan Haidt sulla “Generazione ansiosa” che attribuisce alla dipendenza da social molto se non tutto il male: leggo che il libro uscirà a giorni per Rizzoli, si prevede un successo editoriale alimentato dal senso di smarrimento e di colpa. In verità le risposte non ci sono, o ce ne sono troppe che èuguale. Ora che un diciassettenne bravo a scuola e nello sport ha sterminato la famiglia nella notte perché “si sentiva oppresso”, si sentiva “estraneo” si moltiplicano analisi di esperti sull’era della ferocia, sulla fine della famiglia, sulla pulsione a uccidere i genitori che è del tutto naturale in adolescenza ma poi passa. Quest’ultimo quiz era semplice dunque ho chiesto, ai quattro figli ormai adulti, di confessare, non ce ne saremmo retrospettivamente adontati, se avessero mai inteso ucciderci. Hanno detto mai. Uccidervi no. Caso mai abbiamo desiderato andarcene il più lontano possibile, cosa che in effetti alcuni di loro hanno fatto. Anche io, se ripenso alla mia adolescenza, ricordo di aver detestato visceralmente l’ipocrisia familiare e di aver perciò deciso di andare via di casa, a diciotto anni e un giorno: mai di gasarli, accoltellarli, avvelenarli. Ho trovato più semplice andarmene io. Dunque non tutti, posso confermare, desiderano sterminare genitori e fratelli minori. L’uccisione del padre può anche restare confinata alla sfera psichica. Dunque non sappiamo. Osserviamo il mistero del malessere ma non abbiamo risposte. È spaventoso, certo. Ma è così.