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 2024  settembre 03 Martedì calendario

Anche Freud amava il trenino del Renon di Bolzano

Tutti possono incontrare Heinrich Graf, assistere ai movimenti delle sue braccia con i quali direziona, quasi fosse un ventriloquo meccanizzato, quell’autentico tram di montagna che è il trenino del Renon in Alto Adige. Cinquantaquattro anni e un passato da piastrellista nella provincia autonoma in cui risiede, Heinrich adesso guida pazientemente questa nonnina delle rotaie su e giù per l’altopiano che sovrasta la città di Bolzano all’estremo nord del nostro Paese. Il tragitto in verità non è lungo, compie precisamente la distanza che unisce Collalbo a Soprabolzano, impiegando poco meno di mezz’ora, anche se poi la necessità di far salire molte persone diversamente abili utilizzando lo scivolo apposito e accoglierle personalmente a bordo, richiede più cura e minuti. «Sono ben felice di tardare – racconta – quando si tratta di far godere lo spettacolo di queste montagne a tutte le persone, soprattutto se sono anziani con difficoltà nel camminare o persone con disabilità. Quassù tutti sono benvenuti e soprattutto ben voluti».
Proprio un’atmosfera di felicità condivisa e rispetto reciproco scandisce lo sferragliare di questo convoglio, il cui viaggio iniziò nel lontano 1907 quando venne inaugurata la ferrovia a scartamento ridotto, l’ultima di questa fattura prodotta in Alto Adige. «Talvolta – continua Graf – abbiamo due carrozze, in altre occasioni impieghiamo le più storiche dagli interni originali in legno. A essere costante è l’andamento un po’ ondeggiante, e le fermate alle piccole stazioni tra alpeggi, mandrie di mucche, laghetti, e il panorama del Sassolungo e delle altre vette dolomitiche che sembrano proteggere dalla modernità questo treno resiliente e bellissimo».
Dalle finestre tenute costantemente aperte dai viaggiatori, facendosi largo tra gli zainetti penzolanti dalle spalle, si scorgono le cupole a cipolla delle chiese, le architetture mirabolanti dei masi, i profili a nido d’aquila dei borghi e le sagome inconfondibili dei larici. Il percorso a cremagliera venne abbandonato nel 1966, quando venne preferita una funivia teleferica che saliva quassù da Bolzano, rimasta in funzione sino al 2009 quando venne inaugurata la Funivia del Renon. «Il fascino di questo treno Belle époque – sottolinea Graf – è unico e io provo sempre una gioia immensa nel pilotarlo, non soltanto pensando al lavoro manuale che compivo prima, ma perché mi sembra di tramandare un modo di spostarsi lento e foriero di incontri, dialoghi che altrimenti non esisterebbe più, fagocitati come siamo dallo scorrere rapido del vivere. Mi emoziono sempre nelle corse in cui piloto i vagoni d’epoca verso Maria Assunta e a vedere i camminatori scendere e partire subito in salita lungo i sentieri pieni di erbe e fiori del Renon sfiorati dal tragitto del trenino. Chi non può camminare, ecco, può stare qua sopra e godersi la montagna insieme a me».
Tanti sono i segreti che il macchinista può narrare se avete la buona sorte di stargli vicino durante il tragitto, da quelli più tecnici alle curiosità riguardanti la motrice storica. Di sicuro, il signor Graf non cederà mai alla richiesta di aumentare la velocità a più di 30 km/h, anche perché la pendenza massima del 4,5% non lo permetterebbe lungo i 6,8 chilometri del tracciato. «Usiamo anche vetture Trogener più recenti in servizio dalla metà degli Anni 70, lunghe trenta metri e larghe 2,20, ma le cose più importanti, vero motore del trenino – conclude – sono la gentilezza e lo spirito di solidarietà che muovono questo vecchio convoglio». Sigmund Freud, che adorava questo altipiano dove passeggiava insieme alla moglie Martha Bernays, conosceva benissimo il fascino del treno e si sarebbe fatto guidare volentieri dal pacato e cortese signor Graf sin sulla cima.