Corriere della Sera, 3 settembre 2024
Intervista a un amico di Riccardo, che ha ucciso i genitori e il fratellino a Paderno
Milano - «L’ho scoperto domenica mattina. Un amico mi ha inviato il link d’un articolo: “Triplice omicidio a Paderno”. D’istinto gli ho risposto: “Chiedo a Riccardo se ne sa qualcosa”. E gli ho inoltrato il messaggio: “Guarda”. Subito dopo ho osservato meglio la foto nella pagina. E ho riconosciuto quel vialetto: quante giornate c’ho passato là con Riccardo... A quel punto sono sbiancato. Ho sperato fosse un vicino, ma poi ho visto i nomi delle vittime...».
Quel «Riccardo» a cui gira il messaggino è il 17enne arrestato domenica all’alba con l’accusa di aver ucciso il padre, la madre e il fratellino 12enne. A parlare è Alessandro. Ha 18 anni. E gli ultimi quattro, quelli del liceo, li ha passati con Riccardo: insieme in classe, in giro in bicicletta, a casa di Riccardo «a giocare a biliardino o a pallavolo proprio in quel vialetto».
Al telefono la sua voce tradisce lo choc per qualcosa che è ancora impossibile comprendere.
Che idea ti sei fatto?
«Per ore, finché non ha confessato, io gli ho creduto. Stavo dalla sua parte. Credevo davvero che fosse intervenuto contro il padre, in difesa di sua madre e suo fratello. In alcuni momenti, a quella versione mi ci aggrappo ancora, spero sia stato forzato a confessare... No, non può essere stato lui. Il ragazzo che conosco non può averlo fatto...».
Che tipo è Riccardo? Come lo descriveresti?
«Guardi, le racconto un episodio recente. A maggio, con la scuola siamo stati in Sardegna per un corso di barca a vela. Il primo giorno, alla prima virata la nostra barca si è capovolta. Siamo finiti in acqua. Gli altri sono riusciti ad aggrapparsi allo scafo. Io sono rimasto imprigionato sotto la vela. Mi sono impanicato, ma appena mi sono liberato, la prima cosa che ho visto è stata Riccardo. Era stato l’unico ad accorgersi della mia assenza e a venire ad aiutarmi».
Lo descrivono come introverso, schivo...
«Non è vero. A Ferragosto, sapendo che anche io ero al mare, ma in un posto in cui non ho amici, mi ha chiamato: “Dai, vieni a trovarmi. Passiamo la giornata con i miei amici”. Sono andato. Alla fine eravamo in trenta. Riccardo non è schivo. È un ragazzo solare, che fa amicizia in fretta e a cui piace stare in compagnia. Ecco, non ama il caos. A una serata sui Navigli preferisce un’uscita qua in zona, andare in bici al centro commerciale a giocare a biliardo. E poi, non fuma, zero alcol... È allergico: un sorso di birra e diventa bordeaux».
Le sue passioni?
«Lo sport. La pallavolo. È grazie a lui che ho iniziato a giocare anch’io. Faceva tre allenamenti a settimana, più le partite. È forte, e giocava in una squadra forte, anche se non pensava alla pallavolo per il suo futuro. È anche appassionato di Formula1, di serie tv. E gli piace studiare».
Hai notato o ti ha mai confidato problemi in famiglia?
«Mai. Facevamo i compiti assieme, spesso a casa sua, ma non ho mai visto nulla di strano, di sbagliato, nei rapporti con i genitori e il fratello. Non sembravano esserci problemi. Erano una famiglia normalissima».
Quando vi siete sentiti l’ultima volta?
«Un paio di giorni fa. Ci siamo scambiati video divertenti di TikTok, per ridere, e ci siamo messaggiati un po’. Ora qualche amico è spaventato. Io, no. È il mio migliore amico. C’eravamo sempre uno per l’altro. E ora è come aver perso una parte di me».