Corriere della Sera, 3 settembre 2024
Meloni sul caso Boccia: Sangiuliano mi ha rassicurata
Roma - L’affaire Sangiuliano-Boccia si fa imbarazzante. E a Giorgia Meloni tocca intervenire sui rapporti professionali tra la comunicatrice Maria Rosaria Boccia e il ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano. Un intervento che la presidente del Consiglio si sarebbe davvero risparmiata. In maggioranza, nessuno ovviamente parla di dimissioni, impensabile mettere mano alla squadra di governo esponendola alle rivendicazioni partitiche. La linea è dunque quella del capogruppo FdI alla Camera Tommaso Foti: «Non mi occupo dei gossip estivi. Se ci sono, invece, questioni istituzionali che abbiano un fondamento, e non so se le stesse ne abbiano o meno...». Certo è che il nome di Alessandro Giuli, il presidente della Fondazione Maxxi, ha preso a circolare come possibile sostituto del ministro. E chi seguiva con trepidazione gli account social di Boccia, hai visto mai cosa potesse uscirne, ieri sera è stato accontentato: la «creator digitale» ha postato due fogli che proverebbero il suo coinvolgimento nell’organizzazione del G7 di Napoli. Un commento quasi in tempo reale alle parole della premier.
Tecnicamente, quella di Giorgia Meloni è una difesa del suo ministro. Ma quando parlando a Paolo Del Debbio esordisce dicendo «ho parlato con il ministro Sangiuliano», vicino a lei c’è chi sbuffa: «La notizia è che ci ha parlato». Un confronto «soprattutto per le questioni che interessano il profilo del governo – precisa Meloni —. Sangiuliano mi dice che effettivamente lui aveva valutato la possibilità di dare a questa persona un incarico di collaborazione non retribuito, poi ha fatto una scelta diversa». E il ministro «mi garantisce che questa persona non ha avuto accesso a nessun documento riservato, particolarmente per il G7 e che neanche un euro degli italiani è stato speso per questa persona». Insomma: «Poi il gossip lo lascio ad altri perché non ritengo di doverlo commentare io». Boccia è sempre «questa persona».
Meloni tocca i tasti su cui battono le opposizioni: la possibilità che denari pubblici possano essere andati alla «non collaboratrice» (copyright del M5S), e che quest’ultima sia stata la destinataria di informazioni come minimo riservate. Ivan Scalfarotto (Iv) ricorda che «è stata pubblicata un’email diretta alla Boccia in cui si parlava della logistica di un evento che coinvolgerà numerosi ministri dei più importanti governi del mondo». E aggiunge: «Viene da chiedere all’autorità per la cybersecurity che ne pensi». Il Pd si domanda la stessa cosa («Il G7 è ancora sicuro?») e la capogruppo alla Camera Chiara Braga chiede l’immediata convocazione della commissione Cultura: Sangiuliano «espone il Paese a una vicenda di gossip» e «avrebbe dovuto chiarire senza l’input delle opposizioni». Per il M5S «è finito il tempo dei silenzi imbarazzati. Devono spiegare perché «una “consigliera” che tale non era abbia partecipato a incontri riservati e a chat interne al ministero».
Vittorio Sgarbi, che aveva dato le dimissioni da sottosegretario con parole di fuoco nei confronti di Sangiuliano, ieri ha detto di «valutare l’indulgenza» e di provare sentimenti «più di tenerezza che di rabbia». Con un augurio di «lunga vita», che chissà come sarà stato preso dal ministro.
Ma la giornataccia include anche l’interpellanza dei consiglieri comunali di Pompei (la città di Boccia) che chiedono a quale titolo sia stata la presenza della comunicatrice a diversi eventi e ricordano le chiavi della città conferite a Sangiuliano, poco dopo che il sindaco di Pompei, Carmine Lo Sapio, veniva premiato a un evento alla Camera organizzato dalla stessa Boccia.