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 2024  settembre 02 Lunedì calendario

Il regista Claude Lelouch a Venezia 81

Finalement. Finalmente, non poteva esserci titolo migliore. Finalmente il grandissimo Claude Lelouch riceve un premio che merita davvero dopo 86 anni di vita e oltre 50 film, proprio a Venezia, nel tempio dell’autorialità. Stasera, fuori concorso alla Sala Grande della Mostra del Cinema, gli verrà consegnato il Premio Cartier Glory to the Filmmaker che suona davvero come il meritato riconoscimento alla carriera per un regista molto amato dal pubblico, adorato dai fan del cinema classico, eppure snobbato dalla critica più esigente e snob che gli ha ingiustamente rimproverato le atmosfere melò, storie troppo empatiche, un certo sentimentalismo, una narrazione senza significati reconditi, che la generazione Nouvelle Vague ha spesso visto come limiti quando invece non lo sono affatto.

IDENTIFICAZIONE
C’è un’identificazione profonda tra Claude Lelouch e il suo cinema, autore che ha raccontato l’amore, a partire da quello che resta il suo film più conosciuto, Un uomo, una donna (1966), passando per Bolero, grande successo del 1981 e Viva la vita del 1984. Per questo nuovo lavoro l’opera più citata è, invece, Una vita non basta (1988) con uno strepitoso Jean-Paul Belmondo, una delle tante riflessioni sull’esistenza e sul tempo che passa.
Il fulcro narrativo in Lelouch sta nel rapporto tra le persone e i sentimenti, per questo piace a un pubblico più ampio rispetto ai cinephiles d’oltralpe.
Anche questa volta commozione e riflessione vanno a braccetto. Finalement ha questo strano sottotitolo, “Storia di una tromba che si innamora di un pianoforte”, dall’eco surrealista, e l’immagine di un uomo non più giovane che suona sullo sfondo di Mont-Saint-Michel; si chiama Lino, come Lino Ventura, uno degli attori più amati da Lelouch, che tanto lavorò con lui, in particolare in quel capolavoro sull’amicizia maschile, L’avventura è l’avventura (1972).
In un mondo sempre più folle, Lino, un uomo che aveva tutto, tra famiglia, successo e carriera, sente che sta perdendo l’equilibrio. Decide di lasciarsi il passato alle spalle e vagare, ricercato, per la Francia vestendo prima i panni di un prete destituito, di un regista di film porno, di un trombettista per
rendersi conto alla fine, dopo una serie di incontri strampalati, che tutto ciò che accade nella vita è un bene, un dono. Viaggia con una sola giacca e un solo berretto, provando così a liberarsi dell’inutile, del superfluo.
Un godimento per gli appassionati di Lelouch nel ritrovare i temi forti e ricorrenti nel suo cinema, a cominciare dalla Francia e dai francesi “meravigliosi e lamentosi”, la famiglia – Lino è sposato e ha due figlie da donne diverse, quasi un dilettante rispetto al regista che vanta quattro matrimoni, l’ultimo con la famosa scrittrice Valerie Perrin.
Finalement è un film sulla libertà e di conseguenza sulla solitudine, un film sul cinema con riferimenti espliciti ai Ponti di Madison County di Clint Eastwood, e La grande illusione di Jean Renoir, sulla musica, sempre fondamentale per Lelouch, utilizzata ancora una volta in chiave narrativa. Quando gli chiedono se sarà l’ultimo film, Claude Lelouch mette nella risposta quasi un sentimento di rivincita: «Sempre più spesso penso al mio addio. Ci penso tutti i giorni. Sta diventando un’ossessione. Non ho paura della morte, ma ho il batticuore».
«Non so se avrò la forza di realizzare un 52esimo film per completare ciò che la vita mi ha dato – confessa il regista parigino – ma sogno di riuscire a creare il gran finale. Prego ogni giorno per questo ultimo film, mi piacerebbe davvero girarlo... Proverò a farlo, fosse solo per ringraziare coloro che hanno avuto fiducia in me e per dire addio ai brontoloni!».

INTIMA CONVINZIONE
Protagonista Kad Merad, l’attore franco algerino molto noto in patria, mentre Sandrine Bonnaire recita quasi un alter ego di se stessa. «Tutto ciò che ci accade è per il nostro bene – spiega Lelouch – a 86 anni, questa è la mia intima convinzione e il personaggio interpretato da Kad Merad lo esprime alla fine. Ho sempre cercato di capire cosa mi stava succedendo... i matrimoni, i divorzi, gli incidenti, anche quando mi sono ritrovato sull’orlo del precipizio».
«E ho davvero la sensazione – prosegue – che tutto quello che mi è accaduto abbia avuto un senso benefico. Anche se basata sulla mia esperienza personale, credo che questa idea si applichi a tutti, anche nei momenti più crudeli e dolorosi. Se ognuno potesse adottare questa prospettiva – è la chiosa del mitico regista parigino – penso che i tormenti della vita sarebbero più facili da accettare».