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 2024  settembre 02 Lunedì calendario

Intervista a Maria Colombo, medaglia d’oro matematica

Alla prima medaglia – un bronzo alle Olimpiadi di Matematica del 2005, a 16 anni – Maria Colombo posava per la foto con un viso timido da adolescente. Il sorriso sarà invece sicuro oggi, quando alla 35enne professoressa ordinaria di analisi matematica del Politecnico di Losanna verrà consegnata la medaglia d’oro Guido Stampacchia, assegnata dall’Unione Matematica Italiana. Gli occhi, tutt’al più, saranno un po’ velati dal sonno, con quattro figli di 6, 4 e 2 anni, più un ultimo appena nato. «Ma con mio marito condividiamo tutto. Riusciamo a fare imprese a prima vista impossibili» racconta aspettando la campanella di fine scuola, con un sottofondo di cinguettii di bambini.Ad esempio?
«Aspettavo il secondo figlio quando ho ricevuto un invito che mi ha fatto brillare gli occhi, sei mesi a Princeton con i colleghi più brillanti del mio campo. L’ho fatto vedere a Simone, mio marito, ingegnere, e ho scrollato le spalle: peccato dover rinunciare. Dopo un po’ lui ha cominciato a chiedersi: ma se provassi a farmi assegnare un periodo di lavoro a distanza? Allora lo smart working non era comune. Poi abbiamo trovato un asilo all’interno dell’università. Alla fine tutti i pezzi sono andati al posto giusto e siamo partiti».
Con quattro figli la vostra vita sarà ancora più acrobatica?
«A tante cose rinunciamo, ma non ci diamo mai subito per vinti. A febbraio mi hanno proposto di insegnare due settimane in un prestigioso corso a Parigi. Il bimbo più grande chiedeva da tempo di salire sulla Torre Eiffel. L’abbiamo accontentato e abbiamo passato un periodo bellissimo».
Qual è il campo della matematica di cui si occupa?
«L’analisi matematica. Studio le equazioni che descrivono il moto dei fluidi, come l’aria dell’atmosfera o un liquido all’interno di una rete di tubi. Cerco le condizioni in cui il loro flusso è il più laminare e regolare possibile, senza perturbazioni».
È vero che studia le nuvole?
«Anche. Provo a immaginare di conoscere una porzione di cielo in ogni dettaglio. Avendo a disposizione i dati sulla velocità dell’aria in ogni punto, sarò in grado di prevedere che forma assumeranno le nuvole? E partendo dalle stesse condizioni iniziali, è possibile che si formi più volte la stessa nuvola o ci sono fattori che non riusciamo a controllare che daranno alla nuvola una forma sempre diversa?»
Vuol dire prevedere il futuro?
«Serve a capire quanto sono affidabili i modelli che usiamo per descrivere la realtà. Spesso però ci sono turbolenze che alterano il flusso regolare di un fluido che scorre».
La sua vita è più regolare o più turbolenta?
«Mi piacerebbe un giusto mezzo, ma in questa fase prevale la turbolenza».
La matematica per lei funziona come un’ancora?
«Dà certezza. Una volta stabilità una verità, nessuno la potrà confutare. Si potranno discutere le sue implicazioni, dalla scoperta forse nasceranno nuove domande, ma la matematica che è stata dimostrata non cambierà mai più. Le scoperte dei greci restano valide anche oggi».
Per le donne affermarsi in matematica è più difficile?
«No, un risultato matematico è giusto chiunque l’abbia raggiunto e io non ho mai vissuto discriminazioni. Non tutte le mie studentesse però riescono ad arrivare in fondo al loro percorso. Avevo una dottoranda bravissima che ha abbandonato la ricerca e ha scelto il posto fisso perché non poteva permettersi anni di incertezza e precariato».
Lei è sempre stata sicura delle sue scelte?
«Al liceo scientifico ho partecipato a tre Olimpiadi di matematica: un oro, un argento e un bronzo. Le sessioni di preparazione alle gare erano una gioia. Approfondivamo gli argomenti e ci ritrovavamo fra ragazzi appassionati, non avevamo a che fare con la solita antipatia che a scuola circonda questa materia. Sì, sapevo già che sarebbe stata la mia strada».
La passione le è stata trasmessa dalla famiglia?
«Mio nonno mi sottoponeva i giochi matematici dei giornali. Mio padre ingegnere mi spiegava la matematica della vita quotidiana. Ricordo quando mi insegnò cos’è il linguaggio binario dei computer, che prevede solo zero e uno. Se noi non avessimo 10 dita, mi diceva, non useremmo il sistema decimale. Prova a contare con 7 dita o con 12 dita o con 2 dita e capirai come funziona il computer».
Anche oggi esiste un alone di antipatia attorno alla matematica?
«Si guarda con maggiore stima alla cultura umanistica, ma oggi la matematica è sempre più utile per descrivere la realtà».
Il suo lavoro può essere sostituito dall’intelligenza artificiale?
«Uso ChatGpt per sapere cosa è già stato scritto su un argomento perché lui impiega 5 minuti, io ci metterei ore. L’aspetto di riflessione resta però solo mio. Amo la lavagna nera, mi metto lì a fare calcoli, oppure uso carta e penna e in quel momento so che il mio intelletto svolge un lavoro unico. Anche il parco giochi è un momento creativo. Molte idee mi sono venute lì».
Ai vostri figli trasmettete già l’amore per la matematica?
«Con calma, sono piccoli. Il maggiore è appassionato di calcio e agli europei ci siamo messi a ragionare su quante squadre giocano ai quarti, quante agli ottavi. La matematica è sempre attorno a noi, anche nelle cose che amiamo di più».