la Repubblica, 1 settembre 2024
Le case d’asta sono in crisi
Era considerato l’investimento più sicuro, il preferito dai miliardari di ogni Paese, migliore perfino del mattone, dei diamanti e dei consigli di Warren Buffett, il mago americano di come gestire un capitale, ma adesso si ritrova sorprendentemente in crisi. L’arte non tira più come un tempo. Acquisti e fatturato sono in calo vertiginoso: lo segnalano le cifre delle due maggiori case d’aste internazionali sul fatturato dei primi sei mesi del 2024. Sotheby’s ha annunciato ieri un calo dell’88 per cento nelle entrate e del 25 per cento nelle vendite; il mese scorso il rivale Christie’s aveva reso noto un simile declino del 22 per cento. Un campanello d’allarme era squillato in maggio, quando l’asta londinese per un famoso quadro di Francis Bacon, il ritratto del suo amante George Dyer, si era conclusa sotto la cifra stimata in partenza fra i 30 e i 50 milioni di sterline.Tra le ragioni della crisi, commenta il Financial Times, c’è una diminuzione delle “spese di lusso” fra i super ricchi in Cina, conseguenza di un rallentamento dell’economia del gigante asiatico: per reagire al fenomeno, questa estate le più importanti case d’aste del mondo hanno aperto sedi a Hong Kong, dove Sotheby’s ha inaugurato un ufficio in luglio, seguita da Christie’s e Bonham che faranno altrettanto in settembre, con l’evidente obiettivo di portare il commercio di arte più vicino a compratori giudicati essenziali.Le vendite delle case d’aste globali sul mercato cinese sono calate in valore del 40 per cento nel periodo gennaio-giugno di quest’anno rispetto al 2023, toccando il livello più basso dal 2017. Non tutticoncordano che la causa sia l’economia cinese, che nel secondo trimestre 2024 è cresciuta del 4,7 per cento, sia pure al di sotto delle aspettative: l’andamento del pil di una nazione non riflette sempre i saliscendi del mondo dell’arte, specie a quota elevata, per le aste più costose. «I nostri clienti in Asia, 80 per cento dei quali provengono da Cina, Taiwan e Hong Kong, appartengono alla categoria degli ultra ricchi, largamente isolata da crescita o decrescita economica in generale», osserva Francis Belin, presidente della sezione asiatica di Christie’s. «Per comprare gli oggetti che vendiamo, non hai semplicemente bisogno di avere dei soldi, devi averne un sacco. Parliamo di una élite di persone molto ristretta».Ciononostante, il contributo degli acquirenti asiatici al totale delle vendite nelle aste di Christie’s è sceso dal 39 per cento di tre annifa al 21 per cento di quest’anno. Le recenti aste a Hong Kong di arte del Ventunesimo secolo hanno incassato meno della stima minima e quelle di arte del Ventesimo secolo l’hanno raggiunta di un soffio. Alcuni esperti pensano che il mercato sia saturo: «Ci sono troppe aste e troppe case d’asta?» si chiede Meg Maggio, una consulente basata a Hong Kong.Altri ritengono che la recente espansione del settore abbia coinciso con una fase di nervosismo determinata da un lato da una concorrenza sempre più forte, dall’altra da una crescente incertezza geopolitica: un fattore quest’ultimo testimoniato a sufficienza da due guerre, in Ucraina e a Gaza, oltre che dalle tensioni fra Washington e Pechino su Taiwan e dai conflitti commerciali, inclusa la minaccia di una possibile vittoria del protezionista Donald Trump nelle presidenziali americane. Non per questo le grandi case d’aste rischiano di perdere la loro attrattiva. All’inizio di agosto il fondo sovrano Adq, basato ad Abu Dhabi (dove il Louvre di Parigi ha aperto in pompa magna una filiale nel 2017), presieduto dal potente consigliere per la sicurezza nazionale degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Tahnoon bin Zayed al-Nahyan, ma di proprietà del miliardario franco- israeliano Patrick Drahi, ha speso un miliardo di dollari per acquisire una quota di minoranza di Sotheby’s. E il suo competitore principale è il miliardario francese François Pinault, che tra molte altre cose (Gucci, Yves Saint Laurent, Balenciaga, per tacere di Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia, dove tiene la sua collezione d’arte privata) possiede anche Christie’s.