il Giornale, 1 settembre 2024
La madre di un ostaggio: «Netanyahu è Mr. Morte»
Un tunnel buio, urla di dolore, i pianti strazianti di un neonato in lontananza e l’immagine di una donna incinta con la didascalia «sono passati più di nove mesi», il periodo di una gravidanza. È il video creato dal Forum delle famiglie degli ostaggi per denunciare il rischio più che concreto che tra i prigionieri ancora nelle mani di Hamas a Gaza ci siano delle donne rimaste incinte in seguito a violenze sessuali. Le autorità avevano vietato la diffusione del filmato. Ma la notizia è stata pubblicata dal media israeliano Channel 12. Questo è l’ennesimo tentativo da parte dei familiari dei rapiti di dare battaglia a Benjamin Netanyahu. «Ogni cittadino sappia che se verrà sequestrato, il premier farà di tutto per mantenere il suo posto, anche a costo di lasciarlo morire nei tunnel di Hamas», hanno dichiarato in aperta polemica con le decisioni del governo. A maggio era stato diffuso il filmato di cinque soldatesse catturate dalla base di Nahal Oz. In quel caso i terroristi definiscono le donne «Sabaya», ovvero «schiave del sesso». Nel filmato le ragazze erano sanguinanti e spaventate dai loro aguzzini.
Gli ostaggi liberati a novembre hanno confermato che le sequestrate erano state oggetto di abusi sessuali da parte dei loro rapitori. Lo stupro non è una novità nei conflitti in cui viene considerato come un’arma di guerra. Il trattamento delle donne prigioniere di Hamas è stata una delle principali preoccupazioni per l’opinione pubblica israeliana, che ha concentrato molte delle sue campagne nel sollecitare
un’azione internazionale per garantire la loro liberazione. Forte è stata anche la denuncia di Einav Zangauker, madre dell’ostaggio Matan: «Netanyahu non è Mr. Sicurezza, è Mr. Morte. Sta minando l’accordo a sangue freddo».
La diffusione del video vuole quindi spingere il governo israeliano ad agire per salvare i sequestrati ancora nella Striscia di Gaza, mentre altro sangue viene versato sull’altro fronte, la Cisgiordania. L’esercito si sta concentrando ora nella zona di Jenin, dopo i blitz dei giorni scorsi a Tulkarem e Fara’a. Le forze di Tel Aviv hanno fatto irruzione nel campo profughi della città e neutralizzato decine di ordigni piazzati lungo le strade. Ci sono stati anche scontri a fuoco con miliziani. Tsahal ha fatto sapere di aver ucciso almeno 26 uomini armati e arrestato circa 30 ricercati dall’inizio della potente azione.
Anche il fronte con il Libano rimane caldo. Secondo la tv libanese al Manar, legata ad Hezbollah, le truppe con la Stella di David stanno bombardando obiettivi nei villaggi di Deir Seryan e Taybeh, nel Sud del Paese dei Cedri. I raid avvengono in risposta ai 40 razzi lanciati dalle milizie del Partito di Dio sulla Galilea occidentale. Tutto ciò mentre le trattative per porre fine alla guerra proseguono. Un funzionario statunitense ha dichiarato al Times of Israel che gli incontri svoltisi questa settimana a Doha sono stati «dettagliati e costruttivi» e ha aggiunto che le parti «stanno ora discutendo i dettagli dell’attuazione» dell’accordo di cessate il fuoco. Mentre a Gaza finalmente è cominciata la campagna di vaccini contro la polio, riguarderà 640mila bambini sotto i 10 anni.