Corriere della Sera, 1 settembre 2024
Il primo serial killer italiano studiato da Lombroso si chiamava Verzeni
Mai un cedimento. Per un mese le loro esistenze sono state vivisezionate. In diretta quotidiana è stata scandagliata la vita della figlia e del compagno Sergio Ruocco. Il delitto ha avuto tutti i possibili moventi: passionale, di interesse, religioso. Hanno dovuto assistere allo spet-tacolo dei metal detector alla ricerca dell’arma del delitto attorno alla casa della figlia. E possiamo solo immaginare le serate davanti alla tv che restituisce l’immagine di Sergio in tuta bianca che lo etichetta già come il killer. Eppure loro non hanno mai dubitato. Per tutti era il principale sospettato, ma non per loro. Non si sono fatti piegare dalla forza dei precedenti. Perché nella stragrande maggioranza dei casi quando muore una donna avviene per mano del compagno, di un ex o di un molestatore. Hanno resistito ai pettegolezzi della gente e, persino, alle beffe della storia che ci ricorda che era proprio del loro comune, Bottanuco, il primo serial killer italiano studiato da Lombroso. E, guarda un po’, si chiamava Vincenzo Verzeni. E anche alle più fantasiose teorie investigative, secondo le quali anche loro avessero dei sospetti sul fidanzato e stessero solo al gioco degli inquirenti per coglierne qualche passo falso.
Niente di tutto ciò. Quello che per tutti era «di sicuro il colpevole», lo hanno accolto in casa. «Come un figlio» hanno più volte detto i genitori di Sharon. Proprio loro che una figlia l’hanno vista morire in modo così tragico. Gli dovremmo delle scuse un po’ tutti: i media, gli inquirenti e quanti non hanno lesinato teorie su questo giallo agostano. Nessuna che contemplasse ciò che, a volte, sfugge alla statistica e alla logica. E i fatti hanno dato ragione ai Verzeni. Il papà ha detto che in questo mese è stato guidato dalla fede. A noi basta pensare che lui e la sua famiglia siano stati guidati dal cuore, che quasi mai riesce a leggere bene la realtà. Questa volta non è andata così. I buoni sentimenti hanno avuto la meglio. E questo restituisce a noi, e soprattutto a loro, un briciolo di conforto in tanta insensata crudeltà.