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 2024  agosto 31 Sabato calendario

La tregua dei vaccini a Gaza

LO SCENARIOI vaccini antipolio mettono finalmente d’accordo Israele e Hamas per la consegna di 1,26 milioni di dosi, due gocce del nuovo antipolio orale di tipo 2 per più di 640mila bambini al di sotto dei dieci anni. Quello che non sono riusciti a fare i capi di Stato e di governo, dagli Stati Uniti a Doha, da Israele all’Egitto e all’Iran, è riuscita l’emergenza sanitaria nella Striscia di Gaza. Concordata fra i servizi segreti una tregua di alcune ore nelle zone via via interessate dalla campagna di vaccinazione, prima al centro, poi al Sud e al Nord, attraverso una pianificazione complicata dalla percentuale altissima di sfollati e di palazzine distrutte, per cui i bambini sfuggono alla rilevazione anagrafica e vanno cercati nei campi mobili, ridotti a mano a mano a zone sempre più limitate dai progressivi ordini di evacuazione delle autorità militari israeliani che ricalcano e inseguono la progressione della battaglia. Eppure, sempre di tregua si tratta. E si è arrivati all’intesa solo dopo che gli israeliani hanno potuto chiarire in modo inequivocabile che la sospensione delle ostilità dipende esclusivamente dalle esigenze dei sanitari. Qualche ora ogni giorno, a seconda delle zone, per i giorni che risulteranno necessari.
LE FASI
La campagna comincerà domani e si svolgerà in due fasi. Durante ogni ciclo – informa un comunicato dell’Unicef, Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia – il ministero della Salute palestinese (Moh) e l’Unicef stesso, in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), l’agenzia dell’Onu di supporto ai rifugiati palestinesi (Unrwa), e i loro partner, distribuiranno le dosi arrivate in 500 contenitori per il trasporto vaccini. Altre 400mila sono in viaggio verso la Striscia. Pronti 2.180 operatori sanitari, oltre mille le persone schierate dall’Unrwa. «Per fermare l’epidemia e prevenire la diffusione della poliomielite a livello internazionale, è necessario raggiungere almeno il 90 per cento di copertura vaccinale», fa sapere l’Unicef. Impossibile riuscirci, se la tregua non reggerà. Israele, a sua volta, sottolinea nella sua quotidiana azione di pubblica diplomazia e controinformazione di essere impegnato dall’inizio a facilitare l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia, ma che la loro distribuzione non spetta alle forze di difesa israeliane, l’Idf. In particolare Israele avrebbe reso possibile la consegna di oltre 282mila fiale di vaccino antipolio, pari a oltre 2,8 milioni di dosi. A Israele risulta una situazione ben diversa da quella denunciata dal ministero della Sanità di Gaza. Non vi sarebbe infatti alcuna evidenza che sia scoppiata una epidemia di polio. Ma un primo caso confermato sarebbe, secondo le autorità ospedaliere della Striscia, quello di un ragazzino, Abdul Rahman Abu Al-Jidyan, che vive con la famiglia in una tenda nel centro di Gaza a Deir al Balah, punto nevralgico di feroci combattimenti. Sarebbero poi circa 700 le strutture in cui verrebbero somministrati i vaccini.
LA CRISI
«Oltre mille colleghi cominceranno a distribuire vaccini orali in centri sanitari, cliniche mobili, rifugi e tende», spiega l’Unrwa. «Anche se le pause consentiranno ad alcuni bambini di ricevere vaccinazioni antipolio salvavita, queste sono ben lontane da ciò che è urgentemente necessario per sottrarre Gaza a una crisi sanitaria devastante e migliorare le condizioni di vita terribili che consentono alle malattie di prosperare dopo dieci mesi di bombardamenti praticamente ininterrotti». Così ActionAid, mentre per Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, «l’unica medicina duratura è la pace». Ieri, peraltro, si è saputo che un missile israeliano ha colpito un convoglio di aiuti che trasportava forniture mediche e carburante a un ospedale gestito dagli Emirati arabi uniti nella Striscia. Il gruppo American Near East Refugee Aid (Anera), cui apparteneva il convoglio, denuncia che le vittime erano membri di una compagnia locale di trasporto, mentre gli israeliani sostengono di aver dovuto attaccare perché in testa al convoglio c’era un fuoristrada di miliziani che si erano appropriati del corteo. I negoziati, che da settimane sono in corso per arrivare a un cessate il fuoco di un mese e mezzo nella prima fase, sarebbero sull’orlo del fallimento, secondo un portavoce di Hamas, per l’intransigenza di Israele riguardo soprattutto alla permanenza nel dopoguerra di soldati israeliani sul confine tra Gaza e l’Egitto. Restare sulla frontiera sarebbe una condizione inaccettabile non solo per Hamas, ma per Il Cairo stesso, che non vuole il ritorno dell’Idf neppure con la motivazione di controllare i traffici d’armi e il contrabbando.